Corriere della Sera, 8 dicembre 2025
Quanto valgono i lingotti? E dove sono?
1 Di chi sono le 2.452 tonnellate di oro che figurano nel bilancio di Bankitalia?
Premesso che un emendamento voluto da Fratelli d’Italia e anche dalla Lega punta a ribadire e sancire che «le riserve auree gestite e detenute da Banca d’Italia appartengono al Popolo Italiano», va detto che non ci sarebbe bisogno di una legge, poiché, come spiegato da Lorenzo Bini Smaghi, ex Bankitalia ed ex componente del board della Bce, gli Stati membri Ue sono azionisti e proprietari della banche centrali, ma in base ai trattati europei non possono disporre delle poste dei loro bilanci, oro incluso. Dunque lo Stato italiano già possiede l’oro della Banca d’Italia, salvo non potere disporne.
2 Perché la Bce ha invitato il governo riconsiderare l’emendamento?
La Bce ha scritto al Mef segnalando che «non è chiaro quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione. Per questo motivo, e in assenza di spiegazioni in merito alla finalità della proposta, le Autorità italiane sono invitate a riconsiderarla, al fine di preservare l’esercizio indipendente dei compiti fondamentali connessi a Banca d’Italia ai sensi del Trattato».
3 Dov’è l’oro di Bankitalia?
Nei caveau di Bankitalia e presso altre banche centrali. La scelta di custodire le 2.452 tonnellate di lingotti suddividendole nelle principali piazze finanziarie ne permette, in caso di necessità, un rapido utilizzo.
4 In quali Paesi si trova l’oro dello Stato italiano?
Quasi la metà (il 44,8%) delle riserve auree (1.100 tonnellate) sono nei sotterranei di Banca d’Italia, ma una parte considerevole (il 43,2%) è negli Stati Uniti, dove si trovano 1.061 tonnellate, a seguire ci sono 149 tonnellate in Svizzera e altre 141 a Londra. Totale, appunto, 2.452 tonnellate, per circa 280 miliardi di euro.
5 Perché quasi la metà dell’oro di Bankitalia è negli Usa?
L’Italia alla fine della Seconda guerra mondiale per ragioni geopolitiche decise di trasferire a New York parte delle riserve auree, nel quadro degli accordi di Bretton Woods. L’obiettivo era incardinare la politica estera e la ricostruzione del Paese nell’orbita Usa.