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 2025  dicembre 07 Domenica calendario

Solare boom: il 94% è sui tetti delle case

Gli impianti solari funzionanti in Italia sono 2.060.589 secondo l’ultima rilevazione di Terna aggiornata al 31 ottobre. Di questi, il 62,1% ha una potenza inferiore a 6 kW e il 32% ce l’ha compresa tra 6 e 20 kW. Si tratta della taglia più piccola, quella degli impianti residenziali, che hanno cavalcato gli anni del Superbonus contribuendo al decollo nazionale del solare. La progressione degli ultimi anni è robusta: dai 161mila impianti complessivi del 2010 si è passati ai 936mila del 2020, per un raddoppio negli ultimi cinque anni. La potenza ha seguito un andamento analogo: dai 3,6 GW di fotovoltaico installato nel 2010 si è arrivati ai 21,6 GW nel 2020 e ai 41,9 GW al 31 ottobre.
Oggi i pannelli sopra le case, i piccoli impianti, rappresentano il 27% della potenza installata nazionale. In quella connessa nel solo 2023, la quota era invece del 43%. «Con la fine del Superbonus abbiamo visto una diminuzione delle attivazioni nel segmento del residenziale, parallelamente a una crescita degli impianti utility scale maggiori di 1 MW», commenta Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare. «L’eredità del Superbonus è anche quella degli accumuli – aggiunge –. Oggi ne contiamo circa 860mila: quasi un impianto solare residenziale su due ne è dotato. Questa è un’ottima notizia per la rete: gli stoccaggi aiutano a ridurre i flussi di potenza nelle ore diurne, contribuendo a una sua maggior resilienza. È un vantaggio anche per i proprietari degli impianti, che usano l’energia accumulata la sera, quando il costo è maggiore, con risparmi in bolletta significativi. Il costo elevato diventa anche prezzo di vendita vantaggioso alla rete, se previsto dal contratto con il trader. La prossima sfida è lo sviluppo degli accumuli negli impianti industriali e commerciali: sarebbe un’azione da incentivare».
La rivoluzione dalla generazione elettrica centralizzata a quella distribuita prosegue comunque a pieno ritmo, nonostante il rallentamento delle installazioni solari nel 2025. E l’evoluzione del paradigma energetico, con lo sviluppo impetuoso delle rinnovabili, ha riguardato inevitabilmente anche la rete. Secondo i dati di Terna, al 31 ottobre 2025 risultavano oltre 335 GW di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 GW di solare, 110 GW di eolico on-shore e 86 GW di off-shore) e circa 312 GW per sistemi di accumulo: numeri che superano ampiamente il fabbisogno nazionale. In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per il consumo, una tendenza attribuibile in larga parte ai data center: al 31 ottobre 2025 le richieste erano pari a circa 64 GW. Il sovraccarico ha causato congestioni e rallentamenti, a cominciare dalla saturazione virtuale della rete, per la quale si sta cercando una soluzione, che dovrebbe trovare posto nell’atteso dl Energia promesso entro la fine dell’anno.
Ci sono poi nuove soluzioni come il Macse, con la prima asta a settembre, per sviluppare gli stoccaggi stand-alone. E ci sono gli investimenti programmati, sia da Terna che dai distributori che gestiscono le reti a media e bassa tensione: secondo una stima di Utilitalia, dei capex previsti per il prossimo quinquennio dalle utility, 7,6 miliardi saranno destinati alle reti elettriche. E c’è l’amministrazione dell’ordinario equilibrio quotidiano. «Da agosto Arera, per garantire maggiore stabilità alla rete, impone che gli impianti fotovoltaici in media tensione da 100 kW in su siano dotati di un controllore centrale di impianto (Cci): un dispositivo che consente ai gestori di rete di regolare o spegnere la potenza di immissione quando è eccessiva rispetto al fabbisogno del momento», spiega Rocco Viscontini. «Questo fatto sottolinea l’importanza e l’urgenza rilevata dal gestore di rete, e condivisa dal regolatore, di dotarsi di strumenti sempre più efficaci per controllare, e nello specifico limitare, la generazione distribuita, che in situazioni di bassa domanda può risultare eccessiva e comportare rischi per la sicurezza del sistema», spiega Diego Cirio, responsabile del gruppo di ricerca Sviluppo e sicurezza delle reti di Rse, che ricorda anche come, per aumentare il monitoraggio a tutti i livelli, per gli impianti in bassa tensione (soprattutto quelli più piccoli fino a 200 kW) sia attivo un gruppo di lavoro del Comitato elettrotecnico italiano, che entro l’anno dovrebbe definire le specifiche dei dispositivi per osservare e controllare le risorse energetiche distribuite con potenza non inferiore a 800 watt.
In ogni caso, il fenomeno del curtailment – cioè dei distacchi degli impianti chiesti dai gestori di rete quando la generazione di elettricità eccede la capacità di assorbimento della rete stessa – ha interessato nel 2024 meno dello 0,1% dell’energia prodotta da rinnovabili. La mancata produzione viene remunerata da Terna sia per quanto riguarda gli impianti eolici sia, dalla primavera di quest’anno, anche quelli solari, che hanno cominciato a essere interessati dai distacchi. Un sintomo che può essere visto come il risultato di una crescente penetrazione del solare, che prima non c’era.