Il Messaggero, 7 dicembre 2025
Intervista a Rosanna Lambertucci
Ha compiuto 80 anni domenica scorsa, 30 novembre, festeggiando in pompa magna – nel romano Palazzo Bonaparte – con parenti e amici. Adesso, seduta al tavolino di un bar in zona Parioli, dove ha fissato l’appuntamento per questa intervista, Rosanna Lambertucci gioca d’anticipo e subito chiarisce: «Non ho mai fatto un lifting in vita mia, ho paura delle operazioni. Mi sono solo concessa qualche punturina qua e là e un po’ di botox, niente di più». Vero o no, alla sua età, la prima e unica regina del benessere in tv, è in grande forma: sembra più giovane, nell’estate del 2023 si è sposata per la terza volta con un uomo più giovane di quindici anni (l’imprenditore Mario Di Cosmo, in passato assistente parlamentare del senatore di Forza Italia, Emiddio Novi), lavora come sempre (dopo Ballando con le stelle di due anni fa, adesso è nel cast di Bar Centrale su Rai1 con Elisa Isoardi).
È vero che quando nel 1978 entrò in Rai era timidissima?
«Sì, all’inizio lavoravo in radio e scrivevo solo i testi, non riuscivo a parlare: la voce mi si rompeva in gola. Poi, grazie alle insistenze di Luciano Rispoli, passai a fare tv: per me è stata una specie di terapia. Lui, quando ci presentarono, mi disse subito: “Lei potrebbe avere una buona comunicazione con il pubblico. Deve provare ad andare in video"».
E la sua prima risposta quale fu?
«"Guardi, si sbaglia: io davanti a un microfono mi blocco”. Ci provai dopo un po’ solo per non tradire la fiducia, ed essere sgarbata, e anche per non assecondare la mia natura che per timidezza mi avrebbe spinta a rifiutare qualsiasi cosa».
Per essere assunta in Rai fu raccomandata dal mitico direttore generale Ettore Bernabei, giusto?
«Certo, sono una delle poche ad ammetterlo. Era un amico di famiglia». In passato si diceva che lo fosse anche Giulio Andreotti: conferma?«Sì, fra noi c’era un affettuoso rapporto d’amicizia. Ci conoscemmo perché soffriva di mal di testa e spesso lo invitavo nei miei programmi. Una volta, quando nessuno sapeva cosa fosse, venne a parlare di shiatzu, che lui praticava proprio contro l’emicrania. In camerino gli facevo mettere la cipria sul viso, perché a volte era un pochino lucido. Si faceva fare tutto, immobile, ma sempre formalissimo. Per questo non ho mai creduto al bacio che lui avrebbe dato al mafioso Totò Riina».
E che c’entra?
«Era un uomo che manteneva le distanze. In tutti gli anni della nostra meravigliosa amicizia non sono mai stata in grado non dico di baciarlo, ma di avvicinarmi: dava la mano e spingeva indietro. Era fatto così».
Lei com’è fatta, invece? Quel è il suo segreto?
«Tutto quello che mi è riuscito nella vita lo devo al fatto che sono stata tanto amata. Se sento che non è così, mi scatta un’insicurezza incredibile e vado via. Ho bisogno d’amore, forse perché ho perso il papà a undici anni. Ero legatissima a lui: era un uomo speciale, molto innovativo, aspetto della personalità che ho preso da lui visto che dalla cucina alla salute in tv ho realizzato programmi mai fatti prima».
Suo padre come fu innovativo?
«Inventò i grissini. Dopo la guerra ebbe un grandissimo successo con “Lo scrocchiarello Lambertucci”. È lui, che morì all’improvviso a soli 47 anni per colpa di un’emorragia interna causata da un incidente d’auto, ad avermi insegnato che solo con volontà e sacrificio si riesce a concludere qualcosa. Quella tragedia mi fece capire che si può perdere tutto da un momento all’altro. Una consapevolezza che mi inquieta da allora».
Crede in Dio?
«Sì. Penso che ci sia qualcosa di superiore a tutti noi. Sono molto sensibile e ogni volta che deve succedere qualcosa di importante, faccio un sogno premonitore o in alternativa ho una percezione fisica molto forte. Accadde poco prima dell’incidente di mio padre e si è ripetuta puntualmente nei vari passaggi brutti della mia vita: cinque aborti spontanei, la morte di mia figlia Elisa a pochi giorni dalla nascita, o quando si ammalato il mio ex marito, il papà di mia figlia Angelica».
Si spieghi meglio.
«Ero a Capri per un premio e la notte feci un sogno strano: mio padre e mia madre che mi parlavano con l’aria affranta. Non capivo quello che dicevano ma di sicuro era importante. Con l’occhio vidi in una stanza laterale i macchinari della rianimazione. Mi svegliai con un senso di malessere profondo e verso le 9 mi chiamò Alberto per dirmi che era morta la sorella Wanda. Dico la verità: mi sentii sollevata. Pensavo peggio. Invece poco dopo... Alberto aveva un tumore all’esofago. Per stare con lui smisi di fare altro. Quando lo lasciai, anni prima, soffrì molto e il senso di colpa me lo sono trascinato per anni. Quello fu il mio peggior errore. Lui non si rifece mai una vita. È morto nel 2014».
Perché lo lasciò?
«Mi innamorai di un’altra persona e glielo dissi quasi subito: “Alberto, questa cosa devo viverla, non ce la faccio a rinunciarci"».
E lui?
«"Torna presto”. Andai a vivere a Parigi per quattro anni. Era il 1994».
Quindi cambiò via dopo la rottura con la Rai seguita alle accuse – fatte anche a Pippo Baudo e Mara Venier – di concussione?
«Sì. Accusa assolutamente ingiuste e gratuite».
L’altro uomo era francese?
«Sì. Ma non era la mia vita. Era molto colto, ricco e importante, uno dei più grandi collezionisti al mondo di arte del Settecento. Era vedovo e si era molto innamorato. Solo che io sono una donna semplice e quel lusso non faceva per me. Sono cresciuta in campagna con i contadini... Se entravo in cucina, la servitù mi guardava come un marziano. Quando morì mia madre, tornai a Roma per i funerali e non tornai più a Parigi. Ci rimase male, ma poi capì. È morto tre anni fa».
E il suo terzo marito?
«Mario Di Cosmo, quindici anni meno di me, l’ho conosciuto nel 2015. Al primo appuntamento mi portò al Luna Park. Da allora non ci siamo più lasciati. È un grande amore».
È vero che il suo primo matrimonio fu annullato dalla Sacra Rota?
«Sì. Per seri motivi di cui vorrei non parlare».
Se pensa alle tante cose fatte, il bilancio com’è?
«Buono. Mi sento abbastanza in pace. Ho dato moltissimo, più di quello che avrei pensato di poter dare, e ho ricevuto altrettanto».
Eredi nel suo campo ce ne sono?
«Mia figlia Angelica. Ragazza che quando ero potente e potevo fare quello che volevo, non si è mai fatta aiutare preferendo farsi schiavizzare da Sandro Mayer a Gente. Si è fatta da sola».
E Vira Carbone e Luana Ravegnini, che guidano Buongiorno benessere e Check-Up su Rai 1?
«Brave. Mi vedono come la loro musa. Però mia figlia è mia figlia».
È vero che lei l’anno scorso d’estate avrebbe dovuto rifare “Più sani più belli”?
«Sì, poi mi sono tirata indietro perché alla fine la scaletta del programma non era in linea con quello che era una volta il programma. Perché deludere il pubblico? Io non sono una che vuole fare le cose a tutti i costi, e se sento che qualcosa non va, mollo tutto».
La cosa di cui è più fiera, a parte la famiglia, qual è?
«Il mio primo libro, La salute vien mangiando, successo Mondadori da 150 mila copie. Fu l’inizio del mio successo».
Un nuovo programma, tutto suo, adesso lo farebbe?
«Sì, e credo che sarei anche più brava perché sono più serena dentro».
Era molto severa?
«Sì, un po’, ma solo per fare le cose al massimo livello. Con me hanno iniziato Stefano Coletta e Andrea Vianello, per dire (storici dirigenti Rai, ndr)».
Che programma voleva farle condurre Gianni Boncompagni quando anni fa le chiese di passare a Mediaset?
«Rosanna contro tutti. Avrei guadagnato una barca di soldi. Io in Rai prendevo lo stipendio da interna... Alla fine lo fece Ambra Angiolini, però un pensierino ce lo feci».
Lei è credente: quando sarà fra cent’anni che fine farà?
«Non ci voglio pensare. Ho paura. Voglio arrivare almeno a 120 anni, come Emma Morano, morta a 117 nel 2017. Ho saputo che mangiava tre uova al giorno. Da quel momento faccio come lei. Magari funziona, chi lo sa?».