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 2025  dicembre 07 Domenica calendario

L’impero Angelucci ridotto a spezzatino per sfuggire ai guai. Per mantenere il controllo la società madre è stata svuotata. Le singole cliniche trasferite a società di scopo

Le sette cliniche principali cedute, insieme ai loro affari, a sei società di scopo indipendenti dalla casa madre. E una capogruppo – controllata al 98,4% dalla lussemburghese Three Sa – che, gioco forza, finisce in gran parte per svuotarsi. Il gruppo San Raffaele Spa, l’impero sanitario riconducibile alla famiglia del deputato leghista Antonio Angelucci, nell’anno che sta per terminare ha messo in campo nel silenzio più totale un’imponente riorganizzazione societaria a protezione dei conti. L’impresa fondata dall’editore di Giornale, Libero e Il Tempo, rischia – come svelato a marzo scorso dalla trasmissione Piazza Pulita su La7 – l’aggressione del proprio patrimonio da parte del fondo Ihc 1908 srl. Quest’ultimo nel 2019 aveva acquistato oltre 100 milioni di euro di crediti del San Raffaele, di cui circa 45 milioni riconducibili alla clinica San Raffaele Velletri, chiusa nel 2011 per abusi edilizi che i giudici hanno definito “insanabili” (la sentenza del Consiglio di Stato è arrivata una settimana dopo la cessione crediti) e che ora gli Angelucci stanno cercando di riaprire attraverso un iter avviato al Comune di Velletri e in Regione Lazio. Soldi che ora Ihc rivuole indietro e per cui ci sono già in corso contenziosi civili. Fu lo stesso Consiglio di Stato infatti a certificare, da parte della casa di cura veliterna, “l’inattitudine a produrre, ben vero ab origine, qualsivoglia effetto, in particolare a generare pretese creditorie a vantaggio della ricorrente”.
Ecco dunque cosa è avvenuto alla San Raffaele nel corso del 2025. L’11 aprile il ramo d’azienda Sr Sulmona è stata ceduta alla Irccs San Raffaele Roma srl, dove l’anno prima era approdata la clinica di Cassino. Lo stesso giorno gli ospedali laziali di Roma Portuense, Montecompatri, Viterbo, Rocca di Papa e quello sardo di Rosa del Marganai sono finiti tutti rispettivamente a srl omonime con partite iva distinte. La cessione è formalizzata per tutte tra il 30 giugno e il 31 ottobre 2025 tramite “avveramento condizione sospensiva”, ovvero man mano che le regioni davano le nuove autorizzazioni sanitarie, comprensive di ridiscussione dei piani tariffari.
Che senso ha dunque svuotare la capogruppo in questa maniera massiccia? Prepararsi a una possibile cessione, da una parte, o più probabilmente mettere i “gioielli” aziendali al riparo dei creditori dall’altra. San Raffaele Spa, contattata dal Fatto, ribadisce il suo “no comment” su “quesiti formulati sulla base di ricostruzioni non fondate e oggettivamente tendenziose” e che “ci riserviamo in ogni caso ogni opportuna iniziativa nelle sedi competenti a tutela del Gruppo”.
Intanto però sui destini del San Raffaele pesa sempre di più il futuro della clinica di Velletri, chiusa ormai da 14 anni. Riprendere le attività, anche con una nuova autorizzazione, sarebbe già una mano santa per gli Angelucci. Ma ristabilire la continuità con quella interrotta nel 2011 sarebbe una vittoria totale, perché riabiliterebbe la validità dei ceduti al fondo nel 2019 e permetterebbe di tornare a reclamare 57 milioni di vecchi crediti nei confronti della Asl Roma 6, inibita al pagamento dalla Regione Lazio.
Ora al Fatto risultano diversi incontri tra i vertici del San Raffaele (l’Ad Antonio Vallone e Giampaolo Angelucci, figlio di Antonio e presidente della controllante Tosinvest Spa) e Marco Mattei, capo segreteria del ministro della Salute, Orazio Schillaci. Cosa c’entra il ministero? Poco o nulla in realtà. La partita è politica. Mattei è un pezzo grosso di Fratelli d’Italia nei Castelli Romani, ma si presenta in netta rivalità interna con Giancarlo Righini, assessore regionale al Bilancio e ufficiale di territorio del ministro Francesco Lollobrigida.
In ballo c’è la nomina per il nuovo direttore amministrativo della Asl Roma 6. Il gruppo San Raffaele ha più di una ventina di cause civili in ballo con Regione, Asl e altri soggetti. Sul piatto ci sarebbe già un nome, proveniente da un’altra Asl, che però è fortemente inviso al caposegreteria di Schillaci. Si tratta di una pedina importante, perché quando il Comune di Velletri avrà terminato l’istruttoria in corso sulla revisione degli “abusi insanabili” della clinica, in caso di esito positivo la Asl sarà chiamata a fare le verifiche. E un eventuale ulteriore “nulla osta” a quel punto obbligherebbe il governatore Rocca a restituire l’autorizzazione agli Angelucci. I lollobrigidiani sono da sempre contrari alla riapertura. Mattei – che al Fatto sul punto non risponde – invece risulta che sul tema faccia squadra con il consigliere leghista Tony Bruognolo, nella cui scuderia politica da qualche tempo è finito anche il sindaco di Velletri, Ascanio Cascella.