La Stampa, 7 dicembre 2025
Musk assalto all’Ue
L’Unione europea va abolita. Parola di Elon Musk. «La sovranità – ha scritto in un post su X – deve essere restituita ai singoli Paesi in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro popoli». Il patron di X, Tesla e di Space X, per la cui collocazione pubblica punta a raggranellare 800 miliardi di dollari, attacca a testa bassa l’Ue all’indomani della multa da 120 milioni di euro che la Commissione è pronta a comminare applicando per la prima volta la legge sui servizi digitali. Alla società X si contesta la violazione degli obblighi di trasparenza. Musk ha evocato «i commissari della Stasi» e spiegato che la «Ue ha imposto questa folle multa non solo a X ma anche a me personalmente, il che è ancora più folle».
Musk ha pubblicato diversi post. In uno ha scritto che «la burocrazia Ue sta portando l’Europa alla morte». In un altro ha citato «l’effetto Streisand», riferendosi a un episodio attribuito alla cantante secondo cui tentare di bloccare o tenere il riserbo su un’informazione scatena l’effetto contrario: «I commissari della Stasi risvegliati dall’Ue stanno per comprendere appieno il significato dell’Effetto Streisand». Ben prima dell’affondo di Musk, venerdì sera erano stati il segretario di Stato Marco Rubio e il vicepresidente JD Vance a criticare in modo furente l’Unione europea. Vance in particolare non è nuovo a prendere posizioni dure contro la Ue. Febbraio, discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: quest’ultimo aveva accusato l’Unione di essere in grave crisi, di non consentire la libertà di parola e, di conseguenza, di frenare l’ascesa di partiti «sgraditi» al sistema, come quelli di estrema destra. In quell’occasione, lo stesso Vance incontrò la leadership della AfD alimentando le accuse di un’Amministrazione Trump sostenitrice aperta dei movimenti sovranisti euroscettici, se non anti-Ue.
Ieri le reazioni europee sono state altrettanto appuntite. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, non nuovo a schermaglie con Musk, lo ha criticato invitandolo ad emigrare: «Vattene su Marte». Di altro avviso il premier ungherese, Viktor Orbán: «Quando i signori di Bruxelles non riescono a vincere il dibattito, ricorrono alle multe. L’Europa ha bisogno di libertà di parola, non di burocrati non eletti che decidono cosa possiamo leggere o dire. Tanto di cappello a Elon Musk per aver mantenuto la propria posizione».
Se il caso Musk ha visto schierato il gotha dell’Amministrazione, a rendere difficilmente navigabile l’Atlantico è il botta e risposta legato alla pubblicazione della National Security Strategy e al disimpegno americano dalla Nato con conseguenza di richiesta di un maggiore sforzo da parte degli europei nell’Alleanza. Ieri Christophe Landau, vice di Marco Rubio, ha rincarato la dose. «Ciò che è anche peggio è che gli Stati Uniti sono in un’alleanza militare con molti Paesi che ci stanno attaccando attraverso la Ue». Secondo Landau, è una contraddizione. I «Paesi europei non possono rivolgersi agli Usa per la loro sicurezza e, allo stesso tempo, minare la sicurezza degli Usa attraverso la (non eletta non democratica e non rappresentativa) Ue». E intanto cerca ragioni a sostegno delle sue convinzioni. Come quella secondo cui dal 2022 i Paesi europei hanno finanziato più la Russia acquistando petrolio e gas che l’Ucraina con gli aiuti militari, stando ai dati elaborati dal Kiel Institute.
L’affondo di Trump nella National Security Strategy contro la Ue in declino ha portato a una risposta delle istituzioni. «Quando si tratta di decisioni che riguardano l’Unione europea, queste vengono prese dall’Ue, per l’Ue, comprese quelle che riguardano la nostra autonomia normativa, la tutela della libertà di espressione e l’ordine internazionale fondato sulle regole», ha riferito un portavoce della Commissione. Che poi ha spostato il focus sull’impegno europeo in Ucraina – anche quello finito nel mirino dell’Amministrazione Usa: «Negli ultimi anni abbiamo intensificato i nostri sforzi e continueremo a farlo. Stiamo rafforzando le nostre capacità militari e consolidando la nostra base industriale della difesa».
Dal Doha Forum, l’Alta rappresentante della politica estera Ue, Kaja Kallas, ha ridimensionato il tiro, pur sostenendo che alcune «critiche» da Washington siano «vere»: «Gli Usa sono ancora il nostro principale alleato. Non abbiamo sempre la stessa opinione su diverse questioni, ma i principi generali rimangono». Non si è fatto attendere un affondo nei suoi confronti dei socialisti europei: «Le sfugge che gli alleati di Trump in Europa sono le forze di estrema destra che vogliono distruggere la nostra Unione?».