la Repubblica, 7 dicembre 2025
La Lega attacca Crosetto. I big europei tagliano fuori Meloni dal vertice su Kiev
Restare agganciati agli Stati Uniti, nonostante tutto. E anche dopo la diffusione del documento strategico con cui l’amministrazione di Donald Trump fotografa l’indifferenza degli Stati Uniti per gli alleati europei. Per Giorgia Meloni, il rapporto con Washington resta vitale. Per questa ragione, la presidente del Consiglio ha evitato nelle ultime ore di entrare in rotta di collisione con il tycoon, che pure riserva ai partner continentali un messaggio quasi brutale: difendetevi da soli, noi ci occuperemo della competizione con la Cina. Meno diplomatico, ma comunque attento a evitare tensioni con l’alleato, è stato Guido Crosetto. Certo, il ministro della Difesa ammette il gelo di Washington verso l’Unione europea. Ma si tiene alla larga da giudizi di valore, limitandosi a spiegare l’atteggiamento della Casa Bianca come conseguenza del pragmatismo statunitense.
Resta il fatto che quello tracciato da Trump non è per Roma un futuro rassicurante, per almeno due ragioni. La prima è banalmente contabile: se il governo italiano intende mettersi al passo con la nuova sfida, dovrà scavare in un bilancio avaro di margini operativi. E poi, pesa un dato di sicurezza nazionale: fin dall’inizio, Meloni ha tenuto a mandare segnali distensivi a Washington anche pensando alla presenza di basi Usa nel Paese (e alla deterrenza nucleare che rappresentano). Nel breve periodo, un ombrello irrinunciabile.
Si spiega anche così la cautela della premier. E però, pesa in questa fase pure un dato politico: Palazzo Chigi non può spingersi a contestare apertamente l’atteggiamento di Trump perché enorme è stato nell’ultimo anno l’investimento sul tycoon. Virare vistosamente significherebbe sconfessare la linea degli ultimi dodici mesi. Allo stesso tempo, però, Meloni e Crosetto sostengono che l’Italia dovrà costruire con l’Europa una difesa comune, proprio per bilanciare il disimpegno Usa.
È un tentativo di tenersi in equilibrio. L’imbarazzo, però, è evidente. Ed esplode nel cuore della maggioranza a causa della Lega. È il senatore del Carroccio Claudio Borghi a mettere in evidenza la crepa. Su X sposa la linea trumpiana, punta sull’archiviazione di un «mostro antidemocratico» chiamato Europa e sfida il ministro della Difesa, con tanto di emoticon provocatorio: «Pensa un po’, dove tu in quel rapporto leggi che noi abbiamo bisogno di più armi da comprare insieme alla Ue, io leggo che la Ue deve essere smantellata per poter tornare a crescere come Italia». La replica di Crosetto è irritata: «Pensa un po’, se non riesci a capire nemmeno un tweet in italiano come avrai capito il rapporto in inglese. Indipendentemente dal giudizio su tutti gli errori fatti come Ue che, come sai benissimo, non ho mai mancato di rimarcare».
E d’altra parte, proprio i distinguo di Salvini nel sostegno all’Ucraina hanno generato nelle ultime settimane enormi diffidenze in Europa. E complicato l’azione della premier. Forse non a caso, gli sgarbi diplomatici si sono moltiplicati. In più di un’occasione – e a differenza del recente passato – il formato E3 con Francia, Germania e Regno Unito si è riunito senza coinvolgere l’Italia (e Meloni, pochi giorni fa, ha sentito al telefono Trump con il finlandese Alex Stubb). Ieri, l’ultimo capitolo di una freddezza ormai strutturale: il britannico Keir Starmer ha invitato per domani a Londra Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Volodymyr Zelensky. Meloni non ci sarà, anche se a Palazzo Chigi derubricano la questione, richiamando proprio al tradizionale formato E3.