Corriere della Sera, 7 dicembre 2025
Patto occulto su Mediobanca? Tutti i dubbi della Consob
La Consob va avanti e continua la collaborazione con la Procura di Milano alla luce del nuovo materiale fornito dai magistrati sul presunto «concerto» tra il gruppo Caltagirone, Delfin e la stessa Mps nell’ambito della scalata a Mediobanca. Secondo fonti vicine all’autorità dei mercati presieduta da Paolo Savona, l’esame di tutti gli elementi disponibili prosegue. La relazione della divisione vigilanza emittenti, datata 15 settembre, afferma come «non sussista il patto occulto» fra i soci Delfin e Caltagirone e neanche «il concerto» con Siena. Ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura di Milano che ha iscritto nel registro degli indagati il ceo di Mps, Luigi Lovaglio (non la banca), Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, presidente Delfin.
La data del documento, anticipato ieri dal Sole 24 Ore, fotografa il risultato dell’attività di vigilanza nel giorno in cui si concludeva l’Opas del Monte su Mediobanca, operazione che poi si sarebbe riaperta dal 16 al 22 settembre portando Siena all’86,7% di Piazzetta Cuccia. L’informativa alla Procura era insomma dovuta per via delle scadenze in Borsa. In quel momento la Consob non aveva ancora acquisito gli atti di indagine della Procura, trasmessi all’autorità dal 27 novembre in poi. Quando cioè i magistrati hanno fornito alle authority un quadro puntuale dello stato dell’arte dell’inchiesta, ora all’esame. C’è sempre stata una stretta interlocuzione, senza contrapposizioni, tra gli investigatori e le Autorità che vigilano su Borsa e banche. Consob e Procura di Milano hanno insomma collaborato e continuano a farlo, ciascuno nei propri ambiti di competenza, dicono fonti vicine al dossier in riferimento alle valutazioni sull’operazione Mps-Mediobanca.
In contemporanea alla relazione della Vigilanza emittenti di metà settembre, da quanto emerge, sarebbero arrivati anche i pareri di Banca d’Italia, Ivass e Bce che nei mesi più caldi dell’operazione avevano istituito una sorta di cabina di monitoraggio sull’operazione. Opinioni, ciascuna nel proprio ambito di competenza, che vanno anch’esse nella direzione dell’assenza di un «patto occulto». Le fila le ha tirate la Consob, unica deputata a occuparsi di reati finanziari.
Nella relazione del 15 settembre ci sarebbe anche una valutazione della Consob sull’avvicendamento nel cda di Mps dopo l’ultima tranche di privatizzazione e l’ingresso a Siena di Caltagirone e Delfin. Questi azionisti a dicembre 2024 avevano indicato nel cda della banca propri consiglieri al posto dei cinque eletti nella lista del ministero. «Secondo le dichiarazioni dei consiglieri alla Consob, per tre di loro (Anna Negri Clementi, Paolo Fabris De Fabris e Lucia Foti Belligambi) le dimissioni furono» poi «richieste o imposte dal ministero», si è letto nelle carte della Procura. Nella relazione, Consob valuta che il cambio in cda di un anno fa possa riflettere «un’impostazione coerente» con la necessità di un «cambiamento ordinato della governance». Visto che Mps non era più una banca pubblica e aveva preso accordi con l’Ue, già dal 2017, per l’uscita graduale dello Stato, dal capitale ma anche dal governo societario.
Mps va intanto avanti con il piano. Venerdì il board, con la regia del presidente Nicola Maione, ha espresso la «piena fiducia» a Lovaglio, confermando i suoi requisiti di correttezza. L’agenda del ceo è serrata. Ci sono i cantieri per l’integrazione tra Mps e Mediobanca e la presentazione del piano industriale alla Bce a marzo. In mezzo, la modifica dello statuto per inserire l’opzione della lista del cda in vista del rinnovo del board ad aprile.