Corriere della Sera, 6 dicembre 2025
Il board Mps: fiducia a Lovaglio Nagel e Vinci, intesa per l’uscita
Il ceo del Monte dei Paschi Luigi Lovaglio ha ricevuto «all’unanimità, la piena fiducia» dei 15 consiglieri dell’istituto toscano dopo un cda durato oltre tre ore. Il board presieduto da Nicola Maione ha anche confermato i requisiti di correttezza del manager indagato dalla Procura di Milano per le ipotesi di manipolazione del mercato e ostacolo alla vigilanza nell’ambito della scalata a Mediobanca. La decisione di riunire il cda era stata presa perché l’iter richiede, in casi del genere, che un amministratore delegato esponga al consiglio una relazione fattuale degli eventi. Tra i cardini dell’intervento del manager, affiancato dall’avvocato Giuseppe Iannaccone, sono stati ricordati i passaggi chiave dell’operazione su Piazzetta Cuccia. A partire dall’assemblea del Monte riunita a Siena lo scorso 17 aprile per approvare l’aumento di capitale al servizio dell’Ops su Mediobanca che aveva registrato un’adesione dell’86,3% del capitale presente. Una percentuale elevata, con una base diversificata di azionisti, ha sottolineato Lovaglio, frutto della partecipazione di Francesco Gaetano Caltagirone, di Delfin (con il presidente Francesco Milleri, anch’essi indagati) che all’epoca avevano circa il 10% a testa di Siena, affiancati dal ministero dell’Economia all’11,7% (non indagato). Quindi, secondo il manager, avrebbero contribuito al consenso grandi fondi e altri investitori. Un’operazione in merito alla quale le autorità di vigilanza non hanno fatto rilievi. Gli stessi pesi azionari poi si sono riflessi anche nell’assemblea del 21 agosto di Mediobanca quando l’ops difensiva lanciata dall’allora ceo Alberto Nagel era stata bocciata. Dopo questa riunione il cda di Siena continuerà a monitorare la situazione, in base all’evoluzione delle indagini.
Fa parte della linea di Lovaglio la considerazione che nel dicembre del 2022 – da poco conclusa la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi – il manager era andato dall’appena nominato ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per spiegare le opzioni che si presentavano a Mps. Vale a dire, proseguire con la crescita interna, oppure valutare le due opportunità sul mercato: aggregarsi con Banco Bpm o con Mediobanca. In quel momento nell’azionariato del Monte non c’erano né il gruppo Caltagirone né Delfin e l’indicazione di Lovaglio era stata dettata da motivazioni di business. Due anni dopo, Lovaglio aveva puntato su Piazzetta Cuccia (dove nel frattempo si erano rafforzati Caltagirone e Delfin) perché Unicredit aveva lanciato un’Ops su Banco Bpm. Alla fine dell’incontro il cda ha poi toccato il tema dei lavori in corso per integrare i business di Mps e Mediobanca. Ora per Lovaglio si profilano ritmi intensi per finalizzare il piano industriale che dovrà presentare alla Bce a marzo. Il cda ha sottolineato che «l’attività dei gruppi di lavoro, che coinvolgono le risorse professionali di entrambe le banche, prosegue a pieno regime, con l’obiettivo di realizzare in tempi brevi le sinergie industriali e di accelerare crescita e creazione di valore».
Nelle stesse ore, ieri Mediobanca ha comunicato che è stato raggiunto l’accordo per la risoluzione del rapporto di lavoro con l’ex vertice. A Nagel vanno 4,3 milioni lordi più 700 mila euro a fronte dell’impegno di non concorrenza per un periodo fra i sei e dodici mesi. All’ex direttore generale Saverio Vinci, Mediobanca ha riconosciuto 4.625.000 di euro più 375 mila euro di non concorrenza di tre mesi. Per gli ex manager restano invariati i diritti retributivi già maturati «nell’ambito dei regolamenti dei pregressi piani di incentivazione di breve e di medio-lungo termine».