Corriere della Sera, 6 dicembre 2025
Del Rio: «Reazione preoccupante. Nessuno ora mi chieda abiure. Sulla difesa delle persone niente calcoli di partito»
Graziano Delrio, come si spiega la reazione dei vertici del Pd al suo ddl sull’antisemitismo?
«Vuole la verità? Non lo so. Non l’ho capito. Credo sia una reazione che dipende dalle critiche che sono arrivate al ddl dal manifesto e dalle dichiarazioni di Bonelli, che peraltro hanno posto obiezioni discutibili. In realtà quando io ho espresso al gruppo più di due mesi fa la necessità di raccogliere le voci che venivano dalla società, gli appelli dei professori universitari, dei giovani ebrei, ne abbiamo parlato tranquillamente. C’è un clima irrespirabile, come confermano anche Edith Bruck e Liliana Segre su 7, il settimanale del Corriere. E io due mesi fa ho detto al gruppo: questo fenomeno va combattuto, non riguarda gli ebrei ma la qualità della democrazia. E visto che c’erano già dei progetti di legge della destra non potevamo far mancare il contributo del Pd. Vede, Mattarella ha giustamente ricordato che gli anni ‘30 del ‘900 furono caratterizzati dai dazi, dalla delegittimazione degli organismi internazionali e dal riarmo nazionale. Io aggiungo un quarto elemento: l’antisemitismo. Tutti fattori sono tornati con la stessa forza e la stessa virulenza in questo periodo».
Dicono che la vostra sia una mossa dei riformisti per mettere in difficoltà Schlein.
«È una bugia che si sta cercando di far passare. Mi sono confrontato stando al merito con colleghi espressione di tutte le anime del partito. Comunque penso che su questo dovremmo lavorare in Parlamento tutti insieme. È una piaga che riguarda tutti».
Una serie di intellettuali e professori di sinistra sostiene che se il ddl di cui è primo firmatario diventasse legge non si potrebbe più criticare la politica di Israele.
«Non è vero. Queste accuse si basano sul fatto che noi usiamo, senza dare forza di legge, per antisemitismo la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance, che è quella che è stata adottata da una risoluzione del Parlamento europeo e dal Conte II, sostenuto peraltro anche da Bonelli. Se quel disegno di legge fosse veramente repressivo delle voci critiche, quelle voci sarebbero state soffocate già da tempo perché sono cinque anni almeno che questa definizione è in vigore in tutti i documenti ufficiali. Quindi stiamo parlando del nulla. Il punto politico è uno solo: si vuole o no prendere un’iniziativa contro l’antisemitismo?».
È una domanda che dovrebbe rivolgere al suo partito. Vi hanno chiesto di ritirare il ddl...
«Non si possono chiedere abiure. Negare l’evidenza di questa ondata di antisemitismo in Europa e nel mondo è chiudere gli occhi e io gli occhi non li chiudo. Su questo punto non torno indietro. Sui diritti delle persone non si possono fare calcoli di partito».
Trai firmatari c’è chi l’abiura l’ha fatta. L’hanno avvertita prima?
«Antonio Nicita mi ha mandato un sms. Sono molto dispiaciuto di questo, ma sono amici, hanno lavorato a questo progetto di legge, hanno fatto le loro considerazioni e io non faccio polemiche con la mia comunità politica».
Non crede che i vertici del Pd non vogliano alienarsi le simpatie dei pro Pal?
«Io spero che non sia così. Purtroppo sto osservando che certa sinistra, per esempio in Francia, con Mélenchon ha imboccato una deriva antisemita molto evidente. Questa deriva va evitata. Comunque questa reazione mi preoccupa molto perché è indice di un clima che si respira non solo nella sinistra ma nel Paese».
Piero Fassino dalla Knesset ha detto che Israele è una democrazia e Provenzano ha preso le distanze da lui. Che sta succedendo nel Pd?
«Sono 40 anni che frequento Israele. Che Netanyahu abbia provato a torcere la democrazia israeliana verso una deriva autocratica è nei fatti. Ed è sacrosanto che le critiche ci siano in Israele e anche qui. Dopodiché è difficile sostenere che in Israele non ci siano libere elezioni e non ci sia un’opposizione che va in piazza da anni o che non ci siano giornali d’opposizione».
Il direttore del Fatto Marco Travaglio sostiene che per quelle parole Fassino dovrebbe essere cacciato dal Pd.
«Io penso che le persone e le competenze meritino più rispetto. Sono allergico alle purghe come alle censure».