La Stampa, 5 dicembre 2025
Thomas Ceccon: "Mi hanno crocefisso per le mie leggerezze Ma lo sport viene preso troppo seriamente"
Thomas Ceccon oggi si tuffa nella finale dei 100 dorso nella vasca corta che detesta per una missione che lo intriga: vincere il titolo della distanza in cui detiene il record del mondo in tutte le competizioni e le dimensioni possibili. Nel miscuglio di sogni da rincorrere e fastidi da smaltire c’è tutta la carriera del campione più alternativo (e frainteso) del nostro sport.
Quando si è sentito davvero soddisfatto. E per quanto?
«Molto spesso sono contento degli allenamenti che faccio. Vado a casa realizzato, un piacere a lungo termine. Mi interessa nuotare, poi le gare danno botte di adrenalina, ma quelle si esauriscono in fretta».
Ha finalmente composto il programma ideale che insegue fin da bambino?
«Ce l’abbiamo più o meno, la scansione olimpica per Los Angeles 2028 è cambiata: il nuoto aggiunge le gare da 50, si sposta nella seconda settimana con nove giorni, sono tanti. Non so se hanno ascoltato la mia richiesta, ma la finale dei 50 delfino è prima della semifinale dei 100 dorso e posso provare l’abbinamento sul serio. Dovrei essere arrivato a conoscermi».
Quanto si conosce oggi?
«Abbastanza: ho sbagliato tanto e imparato tanto».
Quanto si può sbagliare in Italia?
«Devi avere intorno persone che ti vogliono bene. Non è facile. A me è successo di ripetere lo stesso errore. Ho provato a insistere su certi atteggiamenti in vasca per tentare di distribuire le forze e tenere più prove possibile. Se osi e cadi la gente storce il naso. Però noi italiani miglioriamo…».
In che senso?
«Da ragazzino ogni errore era vissuto come una strage. Crocefisso e bollato come spocchioso per delle leggerezze. È facile rimanerci male. Per fortuna io ho da sempre lo stesso allenatore, Alberto Burlina e ascolto lui che è un’ottima voce guida. Essere capito è fondamentale, i giudizi superficiali mi hanno pesato».
L’estate scorsa è stato in Vietnam, vacanza che le ha dato molte suggestioni. Che cosa ha scoperto lì?
«L’umidità, scherzo. Sono rimasto molto sorpreso in un’escursione tra le risaie un tempo fronte di guerra, posti dove gli americani le hanno anche prese e dove si respira una storia recente. Nel villaggio ho provato emozioni intense».
Anche in gara sottolinea il gusto dei successi sugli americani. Le piace quando «gli Usa le prendono»?
«Non sono supersimpatici. Agli ultimi Mondiali le hanno prese anche internamente dal grande Phelps che li ha bacchettati. Sono abituati a vincere e se non succede si stizziscono, ma quando vanno forte è perché sono bravi e io lo so».
Una provocazione la cuffia Usa sfoggiata in casa dei grandi rivali, in Australia?
«L’amico Razzetti mi ripeteva “fai a meno, dai”. Ci tenevo: avranno fatto i loro commenti e chi se ne frega. Tra atleti la viviamo con goliardia, non come insulto. La cuffia mi è cara, l’ho scambiata ai Mondiali jr del 2017. Mi sta bene. Se posso, non uso la mia».
Perché?
«Dietro gli scambi ci sono incroci. Se ne metto una è perché vale la pena o per scherzare con i colleghi italiani».
Il messaggio «mi ha rubato pure la cuffia» nel giorno in cui sono uscite le notizie del furto di Pilato e Tarantino a Singapore, ha scatenato polemiche anche se era un modo per sdrammatizzare.
«Faceva ridere, purtroppo non era probabilmente il momento di scherzare. Sono così, mi son calmato negli anni ma se mi mettono sul piatto d’argento un’occasione tanto bella non resisto».
Le è stato chiesto di cancellare il post?
«Sì, da diverse persone. L’idea iniziale era comunque di tenere il commento due ore e toglierlo. Era un piccolo non-sense, a modo mio».
La sua ironia è capita?
«Da pochi. Anche di recente, ho battuto due record italiani e ci ho giocato scrivendo che era ora perché quelli che li avevano prima sono antipatici. Uno era Mora e stava là con me, ha riso. Io voglio portare questa vena, se arrivano critiche da fuori, pazienza. Lo sport viene preso troppo seriamente».
L’ironia ha vita dura con il politicamente corretto?
«Eccome, però difendo i miei valori».
La volta in cui è stato giudicato peggio?
«Mi fraintendono da quando sono ragazzo e senza risultati ero anche più attaccabile».
Forse non sapeva ancora calibrare.
«Di sicuro, uscivo dal segno e oggi evito gli eccessi, ma solo con i risultati mi hanno lasciato dire la mia».
Pilato le ha rinfacciato il messaggio?
«No, non l’ho più sentita».
Non è con lei in Polonia perché squalificata. Giusto?
«Sì. Gli errori si fanno, questo era meglio evitarlo. È una stupidata, non credo che potesse capitare a tutti ma l’impulso di portarsi via una cosa per fare gli splendidi è comune».
Ha mai rubato?
«Mai avuto bisogno».
Le colleghe ne avevano bisogno?
«Sono inciampate in una bravata che costa tanto. Vent’anni fa non se ne accorgeva nessuno. Oggi la macchia un po’ rimane».
A Torino ha incontrato Sinner per la seconda volta.
«Uno scambio veloce, c’erano mille telecamere attaccate e abbiamo parlato di vacanze».
Lui è stato contestato per il grado di italianità. Lei per il modo di portarla, dal famoso pisolino al villaggio olimpico di Parigi in poi.
«Ho viaggiato tanto, guardato, ascoltato e copiato. Ho uno stile universale. In Italia si pensa che quel che si fa qui non possa essere modificato o contaminato, io cambio di continuo. Con il mio tecnico Alberto tutto quello che ci sembra intelligente lo proviamo».
Sinner ha detto che l’Italia si merita i campioni che ha.
«Sì, di sicuro anche se lo sport italiano dà più di quello che riceve. Negli ultimi anni abbiamo vinto proprio tanto e ci starebbero più fondi, attenzioni, impianti, educazione».
Alla fine degli Europei torna in Australia per altri tre mesi. Pensa sempre che sappiano fare più squadra di noi?
«Il gruppo nel nuoto non è male. In generale percepisco molta invidia nello sport e nel mondo del lavoro in generale. Là si respira meno».
Ha fatto pace con Federica Pellegrini?
«Per che cosa»?
Saluti mancati.
«Siamo rimasti come eravamo».
Dice di sentirsi pronto per una relazione stabile. Con questa dedizione al nuoto dove la mette?
«Magari meglio non trovarla proprio adesso che parto per l’Australia. Fidanzarmi non è una priorità, credo solo che in questa fase della vita se incrociassi una persona che mi capisce si incastrerebbe».