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 2025  dicembre 05 Venerdì calendario

La notte dei Krampus, tra doni e frustate: «La nostra identità è segreta, nemmeno i familiari sanno chi siamo. E abbiamo regole su chi colpire»

Arrivano la sera del 5 dicembre, insieme a San Nicolò: lui distribuisce doni, loro frustate. Quella dei Krampus è un’antica tradizione che si tramanda nei Paesi del centro e nord Europa e, in Italia, in alcuni borghi del Friuli Venezia Giulia, dell’Alto Adige e del Trentino. Il loro aspetto è spaventoso: indossano maschere con grandi corna e pellicce e brandiscono bastoni e fruste. Ma definirli diavoli o demoni sarebbe riduttivo: «Sono esseri dei boschi che insieme a San Nicolò personificano il male e il bene», racconta Marco Beltrame, 38 anni, presidente dell’Associazione San Nicolò e Krampus di Tarvisio, paese sulle Alpi friulane a pochi chilometri dal confine con l’Austria. 
La sfilata dei Krampus
Il programma è sempre lo stesso, dal dopoguerra in poi. Nei primi giorni di dicembre un gruppo di Krampus irrompe nel centro di Tarvisio, a sorpresa, suonando grossi campanacci: è un modo per avvisare le persone che stanno per arrivare. Nel tardo pomeriggio del 5 dicembre, infatti, compaiono nel centro del paese brandendo torce, fruste e bastoni. Con loro c’è anche San Nicolò, che li tiene a bada. Girano per la piazza e per la via principale, dove ogni anno si radunano oltre 3mila turisti per vedere lo spettacolo. Niente transenne, come succede in altri paesi: qui i Krampus sono liberi di interagire con gli spettatori, rincorrendoli e frustandoli. 
Le regole su chi colpire
Ma attenzione, perché non tutti ricevono lo stesso trattamento. Beltrame spiega che «i locali, che conoscono bene la tradizione, quel giorno escono vestiti in modo particolare: sotto la tuta mettono cartone e parastinchi, si proteggono con due paia di guanti… così quando i Krampus li colpiscono non si fanno male. Non toccano invece i turisti, che non sono preparati, per non rischiare denunce». Qualche anno fa quelli di Vipiteno finirono sotto inchiesta per un video che mostrava un inseguimento particolarmente violento. Beltrame sorride: «E pensare che adesso stanno attenti! Una volta, nell’Ottocento e agli inizi del Novecento, la notte del 5 dicembre qui nessuno usciva di casa: chi lo faceva rischiava di finire scaraventato nelle fontane. Altroché bastoni e fruste, all’epoca usavano pure le catene». 
La tradizione e gli anni del fascismo
Negli ultimi anni le sfilate dei Krampus sono diventate sempre più note e molti gruppi sono sbarcati sui social, dove pubblicano video e foto delle manifestazioni, a volte enfatizzando il lato pauroso e violento. «Noi no, perché ci teniamo alle nostre usanze. E la più antica non contempla né i raduni, né le sfilate né tantomeno la spettacolarizzazione: la vera tradizione è il giro delle case e l’incontro con i bambini. Sempre con San Nicolò, perché queste figure arrivano insieme», ci spiega il tarvisiano. Fino alla Seconda guerra mondiale la dimensione era più famigliare: «Ogni strada aveva i suoi Krampus, che facevano il giro delle case. È stato anche grazie a questa connotazione che l’usanza è riuscita a sopravvivere durante gli anni del fascismo: era tollerata per questo e perché legata alla cristianità». Durante gli anni della guerra la tradizione si è interrotta, ma è poi ripresa grazie alla nascita delle associazioni, che hanno inaugurato le sfilate che conosciamo tutti.
L’incontro con i bambini
Ma il fulcro della giornata continua a essere il giro delle case e l’incontro con i bambini. Dopo la sfilata in centro San Nicolò e i Krampus vanno infatti di casa in casa. Il giro, che una volta toccava tutte le abitazioni, oggi viene organizzato insieme alle scuole locali: il gruppo bussa solo a quelle dove sa di essere atteso. Ai bambini il santo chiede se sono stati buoni, poi vengono ammoniti o premiati con i doni. I bambini recitano una preghiera e poi viene loro consegnato un piccolo Krampus di pane dolce. Beltrame ci tiene a sottolineare che «il senso della festa è questo: l’emozione dei bambini, la loro paura. Certo è bello vedere migliaia di turisti arrivare in piazza per la sfilata ma per noi il significato dei Krampus va molto oltre, e si tramanda di generazione in generazione».
Chi può fare il Krampus
I bambini di ieri sono i ragazzi che oggi sfidano i Krampus nelle strade e saranno, domani, i Krampus stessi. Ogni associazione ha le sue regole: per far parte dell’Associazione San Nicolò e Krampus di Tarvisio, che oggi conta più di 40 Krampus, bisogna avere 18 anni, essere del posto («perché bisogna conoscere e capire la nostra tradizione», puntualizza il presidente) e maschi. I travestimenti fatti di pelo si passano da Krampus a Krampus, alcuni hanno più di quarant’anni. Mentre le maschere vengono costruite ad hoc: possono essere di resina, cartapesta oppure di legno. C’è chi le compra (possono costare anche 3 mila euro) ma in genere si preferisce costruirle di persona, da soli o in gruppo. Devono avere tre caratteristiche: le corna, la lingua e il pelo. Per il resto, si inventa e ognuno si ritrova con una maschera personalizzata. Durante il resto dell’anno vengono tenute, ben nascoste, a casa del proprietario. Quando “invecchiano”, vengono smontate: corna e pelo vengono recuperate per crearne una nuova. 
Il segreto sulla loro identità
Fare il Krampus è faticoso. Le maschere pesano tra i 5 e i 7 chili, i vestiti sui 15-20. Ma dicono sia un’emozione unica: «Di colpo sei dall’altra parte e gli altri hanno paura di te, te ne accorgi dai loro sguardi». Anche perché nessuno sa esattamente chi si nasconde sotto la maschera. I Krampus mantengono grande riserbo, se non addirittura totale segreto, sulla loro identità. E non solo per i bambini, che credono in queste figure: famigliari e amici intuiscono chi fa il Krampus ma lui non lo dichiarerà mai apertamente, e soprattutto non metterà mai a parte nessuno dei dettagli. Anche il posto dove si radunano è segreto e cambia ogni anno, così come cambiano i punti dai quali partono per convergere nel centro di Tarvisio.