Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  dicembre 05 Venerdì calendario

Le chiacchiere del tuttologo che mortificano l’esperto

C’è una categoria umana che da qualche tempo soffre di una grave crisi: l’esperto è sempre più depresso. Attaccato da un’ondata montante di scetticismo («come fa a sapere quelle cose?»), soggetto a sospetti ricorrenti («avrà i suoi motivi per parlare così»), travolto dalla semplificazione dialettica che fa di ogni confronto uno scontro a base di insulti. In questa lenta agonia, che sembra inesorabile, l’esperto riflette sulla propria natura e non trova pace. Eppure, la sua origine è semplice: la parola ci arriva dal latino expertus, participio passato del verbo experiri che vuol dire provare, sperimentare o mettere in atto qualcosa in modo ragionato. Il nostro esperto è quindi chi ha esperienza in un determinato campo e conosce bene un argomento per averlo studiato ed è riconosciuto per i titoli (accademici o di ruolo, o le pubblicazioni) e per l’apprezzamento dell’opinione pubblica. Hanno sempre ragione? No, ma quando sostengono qualcosa possono elencare i motivi per farlo. Come si fa con le note a piè di pagina.
Viviamo un’epoca in cui questo riconoscimento non ha fortuna: il problema non è che nel 2024, tra i 25 e i 34 anni, solo il 31,6% possedeva una laurea e quindi si suppone esperto almeno un po’ nel suo campo. Né che siamo più di 10 punti sotto la media europea, che sfiora il 44%, e lontanissimi dall’obiettivo del 45% fissato per noi dall’Ue per il 2030. Il tema è che nel dibattito pubblico, dai social alla tv, siamo stati invasi da incompetenti, ignoranti e profani che si occupano di tutto, non argomentano quello che dicono, si limitano spesso a urlarlo e con tutto il rispetto per gli amici a quattro zampe, invece di parlare abbaiano.
Non avremmo mai accettato di farci operare al cuore da un «non esperto» e non avremmo mai affidato la costruzione di un ponte a un improvvisato. Invece, sulla scia del chiacchiericcio imperante, succede anche questo. Forse l’agonia non riguarda solo gli esperti.