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 2025  dicembre 05 Venerdì calendario

I tre ragazzi di Nisida nelle cucine del Quirinale: «Basta scelte sbagliate»

Un piatto di gnocchi può salvare una vita. Può sembrare un’iperbole, ma non lo è. Non se hai vent’anni e, dalle celle del carcere minorile di Nisida, ti ritrovi nelle cucine del Quirinale, le mani piene di farina e la testa piena di sogni. Hai brutti ricordi perché hai fatto «cose brutte», ma se sei arrivato sul Colle più alto di Roma per uno stage di tre giorni, con il cappello da chef e Sergio Mattarella che scende a stringerti la mano, vuol dire che hai anche grandi speranze. «Se vuoi, puoi», è il motto del più giovane dei tre aspiranti cuochi in permesso premio, 21 anni e un passato di delinquenza nei vicoli di Scampia. «Se vuoi, puoi, ma serve anche tanta fortuna».
C’è fortuna e bravura in questa storia. Ci sono magistrati di sorveglianza che hanno concesso il permesso, maestri dal cuore grande e allievi con una grande voglia di rivincita. C’è il cuoco Luca Pipolo, 48 anni, che è cresciuto nei Quartieri Spagnoli e nel 2015 ha fondato la ex onlus Monelli tra i Fornelli e ci sono i tre ragazzi dell’Ipm di Nisida con il grembiule nero dell’associazione, dei quali Pipolo è tutor-accompagnatore. Che sapore ha, il futuro? «Immagino una famiglia e un lavoro che mi permetta di non tornare più a fare scelte sbagliate», risponde il primo «monello» ai fornelli mentre sistema in un vassoio fettine di maiale e cavolfiori. Cosa ti ha colpito in questo palazzo, dove vissero prima i papi e poi i re? «La grandezza dei luoghi, il lavoro di squadra di questa brigata di chef e il fatto che siamo stati subito accettati», ci dice il secondo, tatuaggi e riccioli neri: «Dopo tanti errori e fallimenti, è una bella cosa avere una possibilità di riscatto».
In carcere si è diplomato all’Alberghiero e a settembre, quando Mattarella è andato a visitare Nisida per la seconda volta, gli ha mostrato con orgoglio quel pezzo di carta: «Il presidente si è complimentato». E ora, qual è il tuo sogno più grande? «Sentirmi al sicuro, perché fuori è difficile. La cucina può essere una strada». Nell’Istituto penale per minorenni reso celebre dalla serie tv Mare Fuori, che sorge sull’isolotto vulcanico del Golfo di Napoli ed è diretto da Gianluca Guida, 80 giovani detenuti scontano pene per spaccio di droga, rapine, concorso in omicidio e altri gravi reati. E intanto imparano un mestiere: sartoria, giardinaggio, falegnameria, edilizia, ceramica. Chi impasta l’argilla e chi taglia gnocchi perfetti, che sanno di rinascita e di integrazione.
Ieri sera Mattarella è sceso per una foto ricordo: «Benvenuti! È stato interessante? O il palazzo vi ha messo soggezione?». Risate. I ragazzi ringraziano, rispondono che è stato «interessantissimo» e il presidente si augura che lo stage si riveli «importante per il futuro». Al Corriere, Pipolo racconta «l’emozione» dell’incontro: «Si sono sentiti a casa, accolti. Il presidente segue con entusiasmo questo progetto e il suo saluto è un segnale importante, perché conferma la volontà di portarlo avanti».
L’executive chef del Quirinale, Fabrizio Boca, è qui dal 1993, ha lavorato anche per Scalfaro, Ciampi e Napolitano. Sfoggia il grembiule nero con le cifre ricamate della presidenza della Repubblica («PR») e racconta che Mattarella dal 2015 ha spalancato le porte e investito sulla formazione: «Trasformare le cucine in laboratori è stato un arricchimento per il Quirinale».
La materia prima arriva dall’orto di Castelporziano. La filosofia mattarelliana, niente primizie, né piatti di lusso, ha abbattuto i costi del 60%. La «gastronomia repubblicana» si riflette anche nei menu per capi di Stato e teste coronate, dove ognuna delle tre portate deve attingere a ricette del Nord, del Centro e del Sud. I «monelli» di Nisida non avrebbero dubbi: «Spaghetti al pomodoro!».