Corriere della Sera, 5 dicembre 2025
I freni della Lega sulle armi. Ma Tajani: decreto entro l’anno. La sintonia con Crosetto
Per evitare lo scoglio dei malumori leghisti, il Consiglio dei ministri, ieri, ha virato. Niente decreto sulle armi all’Ucraina. «C’è tempo», era la parola d’ordine all’uscita da Palazzo Chigi. Nella scia di quanto già espresso dalla premier, Giorgia Meloni, dopo che il decreto era stato espunto dall’ordine del giorno. Se ne riparla «a fine mese», si glissava, per evitare di alimentare l’immagine di uno scontro interno. Reso però plastico dalle dichiarazioni contrapposte dei due vicepremier.
Alla brusca frenata di Matteo Salvini, sulla proroga al 2026 delle forniture di difesa a Kiev («Deciderò quando saranno sul tavolo»), Antonio Tajani ieri, infatti, ha replicato netto: «Ciascuno può dire ciò che vuole ma la posizione è quella indicata dal presidente del Consiglio che io condivido: prima della fine dell’anno si approverà il testo». Dando peso alle voci di Palazzo Chigi che ritengono difficile una ricomposizione immediata del braccio di ferro tra i due, nei Cdm in agenda per l’11 e il 22 dicembre. E tendono a escludere che la Lega mollerà le riserve prima del Consiglio dei ministri del 29 per sventolare fino all’ultimo la bandiera del «pacifismo» alla Salvini: «Sogno il ritorno dei collegamenti aerei tra Italia e Mosca».
Non solo. Il ministro degli Esteri forzista si è mostrato favorevole anche alla possibilità di usare i fondi del Mes come «garanzia» per gli asset russi, da utilizzare in favore della difesa di Kiev. Proprio mentre Claudio Borghi schierava la Lega sul fronte opposto: «Restituire a Mosca» quegli asset attualmente congelati nell’istituto finanziario belga Euroclear. In più, presentando la sua «rivoluzione» nell’organizzazione della Farnesina, Tajani ha calcato la mano sulla guerra ibrida, annunciando la creazione di una direzione generale per la cyber security a tutela delle ambasciate all’estero.
In questo mostrandosi in sintonia con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che dal «Defence Summit ‘25» del Sole24 ore, ieri, ha messo in guardia sulla «pervasività della minaccia che rende praticamente impossibile costruire una difesa che possa coprirla tutta». Spiegando che «il tema diventa sempre di più non solo difenderci dalle minacce con i metodi tradizionali, ma costruire meccanismi per prevenirle». In serata, a Cinque minuti di Bruno Vespa è tornato sugli «attacchi preventivi» in campo cyber di cui aveva parlato l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comitato militare Nato, al Financial Times: «Non ha detto nulla di strano. Anzi. La frase è stata subito rilanciata come la volontà dell’Occidente di attaccare Mosca. E l’attività principale per rilanciarla è arrivata dalla Russia. Funziona così la guerra ibrida».
Temi dai quali Salvini ieri si è tenuto fuori per evitare collisioni dirette. Facendo filtrare la sua «felicità» per le rassicurazioni sul Ponte di Messina ottenute dal commissario Ue ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas e l’«entusiasmo» per l’approvazione nel Cdm di ieri del codice appalti. «Una doppietta positiva. Una grande giornata», ha detto ai suoi fedelissimi.
«Che il governo abbia titubanze è pericoloso» avverte Carlo Calenda (Azione). Ma la tensione non spaventa affatto i meloniani, a sentire Crosetto: «La Lega ha supportato tutto ciò che il governo ha fatto sugli aiuti all’Ucraina. Penso lo farà anche stavolta».