Avvenire, 4 dicembre 2025
Ora l’Europa toglie i finanziamenti alle associazioni familiari cattoliche
Niente fondi Ue per il rischio di violare i principi di eguaglianza, per il solo fatto di essere di ispirazione cattolica. È la vicenda che sa molto di discriminazione di fatto e al cui centro c’è la Fafce. E cioè la Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa, cui aderiscono 33 sigle in 20 Stati Ue, e che è stata fondata nel 1997, con sede a Bruxelles per i rapporti con l’Ue (ma ha anche lo status partecipativo al Consiglio d’Europa, istituzione distinta dall’Ue). Ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa cattolica, la Fafce ha come punti chiave la famiglia, le sfide demografiche, l’equilibrio lavoro-famiglia, la protezione dei bambini online, la dignità della vita umana, l’ecologia. Negli ultimi due anni la Fafce ha sottoposto vari progetti all’Ue per ottenere finanziamenti. La risposta è sempre la stessa: di per sé validi, eppure respinti.
Un problema per un’organizzazione che ha un bilancio ristrettissi-mo (circa 200.000 euro). «In gioco – dice il presidente della Fafce Vincenzo Bassi – è la nostra stessa sostenibilità». Il punto, aggiunge, è che «il tema famiglia non fa breccia a Bruxelles, non si riesce a farlo passare». Invece, aggiunge, «temi cruciali come la tutela dei minori, la lotta alla pornografia, il contrasto alla solitudine non si possono affrontare tenendo fuori proprio la famiglia, pensarlo è contro l’Europa stessa». Una riprova: la Fafce ha dovuto sottoscrivere una serie di principi indicati dalla Commissione per la tutela dei bambini, dove però la parola “famiglia” non figura mai: al suo posti, solo “genitori”. «E allora – dice Bassi – io l’ho aggiunta senza cambiare altrimenti il testo della Commissione». Un esempio. Nell’elenco che segue alle parole «riconosciamo che», c’è la frase «lavorare in partenariato con i bambini, i loro genitori, tutori e altre agenzie è essenziale per promuovere il benessere dei giovani». Bassi ha aggiunto, dopo «genitori» la frase «e le famiglie». Con una precisazione: la famiglia è intesa dalla Fafce, sottolinea Bassi, «come mamma e papà», anche se non viene specificato nella presentazione dei progetti. La Commissione, che l’8 ottobre ha presentato «la nuova strategia Lgbtq+», non accetta questa “limitazione” e punta piuttosto alla promozione delle “famiglie arcobaleno”. A trovare un indizio di discriminazione ideologica della Fafce nell’assegnazione dei fondi è stata una società di consulenza esterna, “Theoria”, incaricata dalla stessa Federazione di eseguire un’analisi obiettiva delle valutazioni fatte dalla Commissione sui progetti sottoposti dall’organizzazione. È una frase molto chiara, reperita nella valutazione del progetto Fafce “Rafforzare le fondamenta politiche: far avanzare i valori Ue per un futuro giusto”: «La proposta – si legge – non fornisce sufficienti dettagli su come gli specifici interventi rispondano direttamente alle priorità tematiche indicate nel bando e l’approccio può contraddire i requisiti di eguaglianza». Come e perché possa esserci questa contraddizione non viene spiegato in alcun modo, né la società di consulenza ha trovato qualsiasi appiglio nel progetto che suffragasse questo “rischio”. Il sospetto è che questo criterio ideologico sia alla base anche degli altri dinieghi anche se non esplicitato.
A che cosa si riferisca questa “eguaglianza”, alla luce anche della “nuova strategia Lgtbqi+” della Commissione, appare chiaro in altri passaggi, in cui si afferma che «informazioni limitate sulle disparità di genere nella partecipazione di organizzazioni della società civile può restringere la profondità dell’analisi di genere e la comprensione di come barriere partecipative siano affrontate attraverso vari gruppi demografici»; altra critica, «le strategie per affrontare vulnerabilità specifiche di bambini e altri sottogruppi demografici è insufficientemente sviluppata»; infine, sebbene il progetto faccia «riferimento a un linguaggio attento al genere e misure di accesso», tuttavia «ci sono limitate salvaguardie contro discriminazione e vittimizzazione». Altro punto: la valutazione afferma che, «sebbene i valori Ue siano integrati (nel progetto, ndr) in modo adeguato, la proposta dovrebbe fornire spiegazioni più chiare su come vengano resi operativi principi come dignità umana, democrazia ed eguaglianza». «Dalla nostra esperienza – commenta Theoria nel suo report – leggendo centinaia di valutazioni di proposte di progetto, gli autori delle valutazioni non mettono mai in questione la definizione o l’attuazione operativa dei valori, con una sola eccezione: quando i valori sono proposti da organizzazioni cristiane o pro-life». Il report parla di «evidente parzialità nella valutazione». «Non ci si può fare un processo alle intenzioni – dice ancora Bassi – il nostro approccio include tutti, non siamo contro nessuno». Altro aspetto, la sottrazione inspiegabile di punti che portano al diniego. Ad esempio, spiega Theoria, in un progetto il valutatore ha tolto sei punti relativi a due criteri in cui pure non aveva reperito alcun difetto. In un altro caso il valutatore afferma che «la proposta risponde molto bene al criterio, ma è presente un piccolo numero di difetti». Eppure alla fine sottrae ben il 30% del punteggio. Inspiegabili decurtazioni che guarda caso fanno sì che la valutazione resti sotto la soglia minima di punti per l’approvazione.
«Mentre scorrono fiumi di parole sull’inverno demografico – ha dichiarato la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella – e una federazione di associazioni familiari viene lasciata fuori dalle risorse e dai progetti europei, ancora ci si chiede perché nessun Paese Ue raggiunga ormai più il tasso di sostituzione, ovvero il numero minimo di figli per donna (2,1) che garantisce la continuità di una popolazione. Viene il dubbio che il Vecchio Continente abbia intenzione di rimanere tale, nel senso letterale del termine». A sostegno della Fafce anche il presidente del Forum italiano delle Associazioni familiari, Adriano Bordignon: «In un’epoca in cui civismo, coesione sociale e inclusione, ma anche squilibrio demografico, vivono una stagione di particolari complessità, dimenticare il ruolo straordinario della famiglia è discriminatorio e miope».