Avvenire, 4 dicembre 2025
Vladivostok, il Kirghizistan e le criptovalute: così il Cremlino aggira le sanzioni
Una società finanziaria che opera con la benedizione del Cremlino, un oligarca moldavo latitante e una criptovaluta che batte bandiera del Kirghizistan. Sembra una spy story di John Le Carré, in realtà è l’ennesimo espediente della Russia per aggirare le sanzioni occidentali. Tutto inizia, ufficialmente, lo scorso settembre con la visita del presidente russo Vladimir Putin a Vladivostock, la città più importante della sponda pacifica della Federazione. Fra i vari impegni, Putin, noto per le sue missioni “chirurgiche” e con un cronoprogramma calcolato al secondo, trova il tempo per inaugurare una nuova filiale di una società di servizi finanziari. La notizia passa sottotraccia, ma non per i media indipendenti che iniziano a indagare e scoprono un intreccio di soldi e potere. La società finanziaria che ha aperto la sua sede a Vladivostok si chiama A7 LLC. In consiglio di amministrazione siede Ilan Shor, oligarca moldavo, accusato di aver fatto sparire un miliardo di dollari dal suo Paese natale, che è anche uno dei più poveri d’Europa. La società fa affari con Promsvyazbank, una banca colpita dalle sanzioni occidentali e legata al settore militare russo, il cui amministratore delegato, Pyotr Fradkov, è figlio del più noto Mikhail, ex primo ministro russo dal 2004 al 2007, durante il secondo mandato di Vladimir Putin, ed ex direttore dell’intelligence. Putin, nella sua famosa visita a Vladivostok, si trattiene il meno possibile, ma fa in tempo a dire che la A7, a partire dalla sua fondazione che risale al gennaio 2025, ha già gestito oltre 12 miliardi di dollari. Una cifra davvero ragguardevole, a cui va aggiunto un altro dato.
A gennaio, poco dopo la sua fondazione, A7 ha lanciato A7A5, ossia la prima criptovaluta ancorata al rublo che, a novembre, ha registrato trasferimenti per la cifra record di 79 miliardi di dollari. E qui entra in gioco il terzo attore di questa spy story con i contorni drammaticamente reali, ossia il Kirghizistan, che da tempo è considerato l’isola felice delle criptovalute, anche quelle meno sicure, e che ha accolto a braccia aperte A7A5, garantita da una valuta nazionale come il rublo. A7A5 è infatti registrata sotto il nome di una società kirghisa chiamata Old Vector, nata nel dicembre 2024, guarda caso proprio poche settimane prima che nascesse A7.
Che Bishkek stia cercando una propria autonomia strategica fra Mosca e Pechino è cosa nota. E se il Dragone ha il semaforo verde per quanto riguarda la costruzione di infrastrutture e terre rare, al Cremlino si è concesso un porto sicuro per transazioni che di trasparente hanno poco e che, secondo i giornalisti di inchiesta russi, non sono solo l’ennesimo mezzo del cerchio magico attorno a Putin per arricchirsi. L’obiettivo sarebbe un sistema di finanziamento parallelo rublo su rublo per eludere le sanzioni occidentali.
L’allarme è arrivato anche da Washington. Carole House, già special advisor per le politiche di cybersecurity del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, ha suggerito che lo schema sia stato costituito proprio per operare da un sistema finanziario tradizionale denominato in dollari. Anche l’Unione Europea è in allerta. Lo scorso 23 ottobre sono state annunciate sanzioni contro la criptovaluta A7A5, contro la società A7 e altre iniziative simili. Ma Paesi come Cina, Brasile e India possono operare con questo canale praticamente indisturbati.
L’Occidente, insomma, si trova a combattere contro la Russia anche in quei territori che Mosca vorrebbe tenere legati a sé, anche se l’Unione Sovietica non esiste più da tempo. E se non è un caso che A7A5 sia stata registrata in Kirghizistan, ha una sua logica anche il personaggio chiave di questa spy story dai contorni reali. La Moldavia, da cui proviene l’oligarca Ilan Shor, è da anni al centro di un braccio di ferro fra Europa e Russia. La riconferma, nel 2024, dell’europeista Maia Sandu alla presidenza della Repubblica per poche migliaia di voti non cancella il fatto che l’ex repubblica sovietica è in bilico, stretta fra l’Occidente e le mire di Mosca.