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 2025  dicembre 04 Giovedì calendario

Archeo sub. Siti e relitti sommersi. L’altro turismo che vale un tesoro

Il relitto della nave romana di Albenga in Liguria, il Parco Sommerso di Gaiola a Napoli e poi Livelet, Fiavé e Ledro, siti palafitticoli nei laghi delle Alpi. E la città sommersa di Baia, che tanta parte ha avuto nel percorso di valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo. A livello mondiale si contano oltre 202mila beni, 15.641 nel solo Mediterraneo. L’Italia ha 1.200-1.300 tra siti e relitti sommersi già censiti, ma solo la metà dei fondali è stata mappata in modo sistematico. Città sommerse, porti romani, peschiere, ville marittime. Un patrimonio diffuso che è anche fonte di turismo e volano economico.
Si potrebbe pensare a un fenomeno di nicchia e invece no. L’Europa è uno dei due principali mercati al mondo per il turismo subacqueo, insieme agli Stati Uniti, con circa 3,5 milioni di sub su un totale stimato tra 6 e 9 milioni. Ogni anno circa 800mila europei viaggiano per fare immersioni, generando un valore complessivo di oltre 170 milioni di euro. «Un modello integrato e innovativo collegato ad altri turismi di carattere culturale e naturalistico, che sono le fonti principali di attrazione per turisti internazionali alla ricerca di esperienze e tesori», sottolinea Salvio Capasso, responsabile servizio Imprese e Territorio di Srm, centro studi collegato a Intesa Sanpaolo, che ha coordinato lo studio Cultura e Archeologia per un turismo sostenibile di qualità (cui hanno contribuito le ricercatrici senior di Srm Agnese Casolaro e Autilia Cozzolino).

Il turismo culturale nel suo complesso, calcola il rapporto, nel 2024 ha inciso per il 42% sul totale delle presenze: 193,6 milioni. «Se a quei valori si spiega aggiungiamo i 100 milioni delle presenze nelle grandi città che si caratterizzano per un turismo multidimensionale, si arriva a un peso del turismo culturale del 63%». Secondo lo scenario 2025, la domanda turistica generale raggiungerà quasi 477 milioni di presenze, +2,3% sul 2024. Il valore aggiunto turistico si calcola in 106,3 miliardi di euro, +1,5%. In questo quadro, il valore potenziale del turismo archeologico subacqueo è notevole. «Se anche un solo turista su cinque, nell’insieme del turismo culturale, provasse l’esperienza dei siti sommersi trattenendosi un giorno ulteriore, si genererebbero 1,6 miliardi di euro in più per l’economia nazionale. Quasi 350 milioni solo nel Mezzogiorno», riepiloga Capasso.

Lo studio è stato presentato alla Borsa Mediterranea del turismo archeologico a Paestum, da cui è arrivata peraltro la proposta di sostenere la candidatura al Consiglio d’Europa di un Itinerario culturale europeo dei siti archeologici subacquei in Italia, Egitto, Grecia, Israele e Turchia. L’obiettivo è costruire una rete tra i territori. E in questo l’Italia ha fatto scuola. Nel 2001 è stato avviato il progetto Restaurare sott’acqua promosso da Roberto Petriaggi, archeologo pioniere del restauro in ambienti umidi, già direttore del Nucleo di interventi di archeologia subacquea dell’Istituto centrale per il restauro di Roma. Sub per passione. L’idea nacque tra il 1997 e il 1998, dopo il recupero del Satiro danzante di Mazara del Vallo. «Allora nessuno ancora pensava di restaurare sott’acqua ricorda Petriaggi ma fu in quel periodo che mi accostai in via definitiva alla conservazione dei beni sommersi. Da sub mi avvicinai alla zona flegrea, che mi aveva sempre interessato, e dove però contrastavano la grande ricchezza archeologica e la difficoltà di conservare questo patrimonio. Pensai a come realizzare un’iniziativa che fosse utile alla conservazione ma anche volano per ancora insospettabili flussi turistici e interessi di tipo industriale ed economico per risollevare l’economia dell’area». Sottolinea: «Da terra non si vedeva nulla. C’erano però le foto aeree del comandante Bucher e sapevamo che là sotto c’era Baia: 177 ettari di area sommersa monumentale. Pensai allora alla possibilità di trasferire la nostra capacità di intervento sulle strutture emerse alle strutture sommerse». Nel 2001 un progetto sperimentale a Torre Astura, sul litorale laziale. Nasce un team specializzato. Poi l’occasione di intervenire a Baia tra 2003 e 2004. Il progetto prosegue sotto la guida di Petriaggi fino al 2010 e poi con Barbara Davidde, prima soprintendente per il patrimonio sommerso e ora direttrice del Nucleo interventi di archeologia subacquea dell’ICR. Nel 2023 per Baia arriva il riconoscimento best practice Unesco. Il report di Srm cita Cristina Canoro (che ha collaborato dall’esterno come Alessandro Sellitto), professoressa a contratto all’Università Parthenope, socia fondatrice del Centro Sub Campi Flegrei: «Il crescente aumento del numero di visitatori e il forte interesse non solo biologico, ma soprattutto archeologico del sito, lo hanno reso un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile del turismo archeologico subacqueo». «Tra le maggiori soddisfazioni dice Petriaggi il trasferimento della nostra idea all’estero, a partire dalla Grecia, nelle isole Sporadi, grazie alla collaborazione dell’Università della Calabria, dello spin-off diretto da Fabio Bruno e dell’Istituto. Si è poi preso parte anche a progetti europei che hanno consentito la valorizzazione di siti in Italia e all’estero con la movimentazione di milioni di euro e la nascita di strutture turistiche e ingegneristiche in vari campi».
Qualità dell’esperienza e capacità di generare impatto economico reale, duraturo e diffuso. Con effetto destagionalizzazione. «Le immersioni attirano in effetti anche un turismo silver, più orientato a muoversi nei periodi primaverili e invernali spiega Salvio Capasso Ma l’effetto è pure delocalizzante, a proposito di overtourism». Tanto più che non tutti sono sub esperti. Anzi. «Più del 70% è amatoriale, attirato dal sito archeologico marino dove trascorrere una giornata. Per chi invece non può immergersi gioca un ruolo importante la tecnologia che consente esperienze immersive restando a terra. E così la possibilità di vedere le aree da barche con il fondo trasparente. È inoltre un turismo inclusivo. A chi ha una disabilità per esempio motoria, l’acqua dà libertà. E ci sono percorsi per non vedenti. È un modello che porta con sé tecnologia, sostenibilità e conservazione dei siti. Stimola i temi del turismo attuale». Il governo ricorda a proposito il report ha presentato uno schema di disegno di legge per regolamentare l’attività subacquea turistica a scopo ricreativo, riconoscendone il valore in sicurezza, tutela ambientale e valorizzazione del patrimonio.
L’offerta ha un ruolo strategico. «I centri diving italiani sono tra i migliori al mondo spiega Capasso ma non c’è ancora un’organizzazione forte, pur essendoci investimenti. L’obiettivo, anche della BMTA con cui collaboriamo da anni, è stimolare un sistema a rete che si integri ai turismi nei dintorni, creando una connessione mare-terra o terra-mare». Sottolinea Petriaggi: «Paesaggio, territorio ed economia sono parti di un unico ingranaggio. La linea d’acqua che divide l’emerso dal sommerso sia una linea valicabile. Il patrimonio sommerso non solo è degno di essere tramandato, ma è la custodia di una potenzialità economica e di interessi culturali forieri di sviluppi che neppure immaginiamo».