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 2025  dicembre 04 Giovedì calendario

John Simenon: «Ora scoprirete le lettere inedite di mio padre»

Georges Simenon è un brand, al pari di Ian Fleming o J.K, Rowling, e le saghe dedicate al commissario Maigret, all’agente 007 o a Harry Potter sono marchi che generano altissimi fatturati, grazie a libri, film, serie tv, fumetti, e molto altro. A gestire l’eredità di Simenon, e quindi del poliziotto del numero 36 di Quai des Orfèvres, rappresentato al cinema da Gino Cervi e Jean Gabin, è il figlio John. L’erede di Simenon sarà una delle star di Più Libri Più Liberi, in un incontro (sabato in Sala Luna, ore 14,45) dedicato al mondo di Maigret, con la voce del commissario negli audiolibri Emons, Stefano Fresi, e Loredana Lipperini.
Cosa vuol dire amministrare un simile patrimonio?
«È una sfida enorme, e allo stesso tempo un privilegio. Ma ogni giorno cerco di dimenticarlo. È una sfida fonte di grandissima gratificazione, non posso certo lamentarmi».
Si parla di settecento milioni di copie di libri vendute e di almeno un’ottantina di trasposizioni cinematografiche. Sono cifre attendibili?
«Non lo so, perché mio padre ha cominciato a scrivere e a pubblicare libri prima della mia nascita, e a quel tempo non si teneva traccia delle vendite in maniera accurata come oggi. Le cifre disponibili sono quelle dell’Unesco che lei cita, e di altre fonti ufficiali. Direi però che sembrano una cifra approssimativa accettabile. Per i film confermerei all’incirca 80 titoli, e approssimativamente 500 trasposizioni televisive».
Ci sono progetti in corso a cui tiene particolarmente?
«Quello a cui sono più legato in questo momento e che mi dà più soddisfazione è l’adattamento a fumetti di vari romanzi. È una raccolta di otto adattamenti che abbiamo iniziato con l’editore Dargaud in Francia quattro o cinque anni fa. Gli ultimi libri saranno pronti entro il 2027. Anche Adelphi li pubblicherà sicuramente a tempo debito. E lo sa perché sento molto vicino a questo progetto?»
Mi dica.
«Perché ho capito una cosa. Istintivamente, ho pensato che la “bande dessinée” – come diciamo in francese, non mi piace la parola “fumetti” – sia una forma d’arte molto seria, molto emozionante. Un modo meraviglioso per rendere anche i dettagli, le sottigliezze, più accessibili e più evidenti. Ci sono due libri, Les Clients d’Avrenos (I clienti di Avrenos) e La Maison du Canal (La casa sul canale) tradizionalmente interpretati da molti lettori maschi come la descrizione di donne orribili. Invece le due donne che li hanno adattati, hanno dato una descrizione molto diversa, molto femminista».
Ci sono ancora inediti di Simenon da pubblicare?
«Ho una raccolta di 3.000 lettere di mio padre a mia madre, che sono davvero speciali. Penso che pubblicarle sia un’impresa notevole, ed è uno dei miei obiettivi futuri. Ma sarà un lavoro enorme, tre lettere al giorno per due anni. Due erano scritte a macchina, una a mano. E solo decifrare tutte queste lettere, una dopo l’altra, in questa minuscola grafia, richiederà un bel po’ di tempo. Ma sono convinto che sia una grande opportunità di conoscere l’uomo che si celava dietro quei libri».

Che ricordo ha di suo padre? È vero che lasciava a voi figli delle buste?
«Sì, è vero. Quando partiva per un viaggio, lasciava delle buste per ogni giorno di assenza, con incollata una pagina del calendario. A quei tempi, non c’erano molti modi di comunicare, e usavamo quel sistema ogni sera per restare in contatto».
Cosa c’era dentro quelle buste?
«Una piccola lettera che ci diceva di comportarci bene, o dei semplici disegni. Sto ancora cercando di capire dove fossero conservate perché ovviamente a quei tempi avevo, quanto? 8, 10 anni? Non avevo i miei fascicoli e sono sicuro che i miei genitori li conservassero da qualche parte, ma non li ho ancora trovati. Anche ora che ho accesso ai loro diari, ho la sensazione che mio padre con il suo cuore fosse sempre a casa, anche quando era via».

Georges Simenon aveva una personalità molto complessa, vero?
«Era complesso, altrimenti i suoi libri non sarebbero esistiti. Ma è riuscito a proteggerci da qualsiasi effetto negativo di quella complessità e penso che possiamo essergli molto grati per questo. Leggi i ricordi dei figli di, non voglio fare nomi, ma di tanti personaggi famosi e tutti ti raccontano quanto fosse difficile vivere all’ombra del padre o dei genitori. Io parlo per me stesso, ma non mi posso lamentare. Mia sorella ha dovuto affrontare una situazione molto diversa, che però non aveva nulla a che fare con mio padre, sfortunatamente aveva molto a che fare con il suo rapporto con mia madre. Ma questa è un’altra storia (Marie-Jo si suicidò con un coplo di pistola nel 1978 a 25 anni, ndr)».
La morte di sua figlia fu un colpo devastante.
«Penso che qualsiasi genitore – ora sono padre – non credo che si possa avere un figlio che si suicida senza sentirsi tremendamente in colpa, non importa quanto si sia innocenti, perché si penserà sempre e per sempre che si sarebbe potuto fare qualcosa per evitarlo. E sono sicuro che sia questo che ha provato lui. Ma, ancora una volta, è stato estremamente dignitoso nell’assicurarsi di tenerlo per sé».
Quali sono i libri di suo padre che ama di più?
«Dipende dal giorno. Sa, i miei libri preferiti sono cambiati nel corso degli anni. A volte, rileggo un libro che ho trascurato la prima volta, poi all’improvviso scopro qualcosa di interessante... Les clients d’Avrenos per esempio. Oppure La neige était sale (La neve era sporca), il libro che mi ha fatto riscoprire mio padre a 35 anni. C’è una frase che mi commuove ancora oggi. Essere uomo è difficile».