Corriere della Sera, 4 dicembre 2025
Sui biglietti aerei un’addizionale comunale da 800 milioni
Nel 2003, quando aveva un valore di 1 euro, l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco era stata pensata per compensare i Comuni aeroportuali per il disagio acustico dei jet in partenza e arrivo. Ventidue anni dopo, l’importo – pagato dai passeggeri in partenza dagli scali italiani – è salito e finisce sempre meno nelle casse delle località attorno alle piste e sempre più a segmenti «estranei al comparto». Quest’anno il gettito dell’addizionale comunale sfiorerà gli 800 milioni di euro, secondo le stime del Corriere: 400 milioni all’Inps, 173 milioni al Fondo del trasporto aereo e, scorrendo la lista dei beneficiari, soltanto 8,4 milioni ai Comuni aeroportuali, cioè poco più dell’1% della cifra fatta pagare ai viaggiatori. In un paper Assaeroporti (la principale associazione degli scali italiani) e Confindustria segnalano che ci sono «sette diversi livelli di addizionale» in Italia, con ulteriori variazioni a seconda della destinazione del volo. Si va da massimo 9 euro di Napoli, per i collegamenti intercontinentali, a zero per Trieste, Pescara, gli aeroporti calabresi e quelli piccoli siciliani (la tassa è a carico della Regione). In mezzo, tutti gli altri. «Un unicum in Europa dove l’aviation tax, quando c’è, è uniforme sul territorio nazionale». Da qui la proposta di Assaeroporti. Ridurre l’addizionale a 2,5 euro a passeggero per tutti: 1,5 euro per il fondo di settore, 1 euro per il Comune aeroportuale.