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 2025  dicembre 04 Giovedì calendario

Presidenziali in Honduras, è giallo sul conteggio bloccato Indietro l’«uomo di Donald»

Giallo in Honduras sul risultato delle presidenziali di domenica. Per ben due volte il conteggio dei voti nel piccolo Stato centramericano (10 milioni di abitanti) si è bloccato per una non meglio identificata «manutenzione del sistema». Ieri sera, con il 79% delle schede scrutinate, era in testa, per un soffio, il 72enne Salvador Nasralla, conduttore di quiz televisivi, commentatore sportivo e volto del Partito liberale, che superava per poche decine di migliaia di voti (meno dell’1%) il rivale Nasry «Tito» Asfura del Partito nazionale, 67 anni, ex sindaco di Tegucigalpa e «pupillo» di Donald Trump, che non ha lesinato pressioni sul voto.
I duellanti sono entrambi uomini di destra, ma agli occhi di Trump Nasralla è «un quasi comunista», perché fino allo scorso anno era vice della presidente di sinistra uscente, Xiomara Castro. Poche ore prima dell’apertura delle urne, il capo della Casa Bianca ha avvertito che se Asfura non avesse vinto le elezioni, gli Stati Uniti «non avrebbero sprecato i loro soldi» in Honduras. Frasi simili a quelle che in ottobre hanno aiutato il Partito liberale di Milei ad incassare un’insperata vittoria alle elezioni di mid-term in Argentina.
L’ingresso a gamba tesa di Trump ha dato una spinta alla formazione di estrema destra guidata da Asfura, che fino al giorno prima era dato in netto svantaggio rispetto all’avversario. Ma nello stesso post, venerdì, Trump ha annunciato la grazia all’ex presidente honduregno Juan Orlando Hernández, anch’egli del Partito nazionale, condannato da un tribunale di New York a 45 anni di carcere per aver aiutato i Cartelli messicani della droga a inondare gli Stati Uniti di cocaina. Paradossi di Trump (o «narco-ipocrisia», come titola il messicano Milenio): la grazia è stata concessa proprio mentre gli Usa minacciano attacchi di terra in Venezuela, in nome della lotta al narcotraffico, e probabilmente ha avuto un effetto boomerang sugli elettori in Honduras, che conoscono bene la violenza delle gang e dei cartelli della droga.
Se sarà confermata la vittoria di Nasralla, Trump potrà continuare a soffiare sul fuoco, denunciando brogli contro il suo favorito, oppure accogliere a corte un nuovo alleato latino-americano. In quello che considera il «cortile di casa dell’America», come ai vecchi tempi, può già contare su molti capi di Stato di destra, tra cui l’argentino Milei, il salvadoregno Bukele, l’ecuadoriano Naboa, il boliviano Paz. D’altronde, ieri Nasralla si è affrettato a dire che i rapporti con Trump saranno «molto buoni» e la moglie, aspirante first lady ed ex reginetta di bellezza, in campagna ha perfino indossato un cappellino con la scritta «Make America Great Again». Sforzi vani. Ma con Donald non si può mai sapere.