Corriere della Sera, 4 dicembre 2025
Educazione sessuale, ok alla Camera. Scontro per le parole su Schlein
«Fandonie: il segretario del Pd, già nota per i suoi balletti nei carri dei gay pride, mente sapendo di mentire». Le parole del leghista Rossano Sasso contro Elly Schlein accendono lo scontro alla Camera. Nel giorno del primo sì al ddl Valditara sull’educazione sessuale alle medie e solo con il consenso informato dei genitori, ecco l’ennesima coda polemica fra i dem e la maggioranza. Prima del voto la segreteria del Pd aveva partecipato, con una cinquantina di deputati, a un flash mob davanti al portone di Montecitorio per denunciare che «così la cultura dello stupro entra a scuola: è stato compiuto un passo indietro clamoroso perché l’educazione sessuo-affettiva è un diritto». Le dichiarazioni di Schlein hanno portato alla risposta di Sasso in Aula e la replica delle deputate del Pd. Pronte a bollare in coro come «volgari, offensive, irridenti e omofobe» le frasi pronunciate dall’esponente del Carroccio. Il quale, in questo ping pong, in serata ha postato sui social un video in cui si vede la segretaria del Pd ballare a un pride.
Grazie a Sasso, Schlein ha ritrovato la totale solidarietà di tutto il suo partito dopo una giornata iniziata con la fronda della minoranza interna davanti alla possibilità di un imminente cambio dello statuto in vista dell’assemblea nazionale convocata per il 14 dicembre.
«Sono a disposizione». «Saremo il perno della coalizione». «Sono pronta». La segretaria in queste ore studia la formula più efficace. Deve essere incisiva, senza urtare la sensibilità di Giuseppe Conte e del M5S. Sarà questo il pezzo forte della relazione che Schlein leggerà all’assemblea in programma fra dieci giorni all’Auditorium Antonianum. In contemporanea cioè con la chiusura di Giorgia Meloni ad Atreju. Cinque chilometri dividono Castel Sant’Angelo dall’assise dem in viale Manzoni: sarà un confronto a distanza fra le due leader in vista delle politiche (in mancanza del faccia a faccia alla festa di FdI). Lo statuto del Pd – che non dà per scontato l’automatismo che vede la segretaria unica candidata premier in caso di primarie – non sarà modificato. Un’evenienza bocciata ieri mattina con forza dalla minoranza riformista: «Modificare lo statuto in fretta e furia sarebbe un colpo di mano e una prova di debolezza: la segretaria non si fida del suo partito». Per l’opposizione interna sarebbe stata la seconda correzione «ad Ellym», quindi ad personam, dopo quella di Enrico Letta per farla correre al congresso da non tesserata. Alla fine il presidente del partito Stefano Bonaccini si è guardato bene dall’inserire il punto all’ordine del giorno. Nessuna modifica dello statuto e non ci sarà nemmeno un documento per dire che Schlein è la candidata del Pd per Palazzo Chigi, come proposto da Michela Di Biase a Montepulciano nei giorni del varo del nuovo Correntone. Ci sarà l’assemblea, questo sì, per iniziare a guardare alle politiche e per organizzare il campo, come reclamato e ottenuto da Peppe Provenzano e Roberto Speranza. Di sicuro sullo sfondo danza ancora l’ipotesi di un congresso, in modalità resa dei conti, prima del voto. Tutto ruoterà intorno alla relazione della segretaria che sarà votata anche dall’area di Bonaccini: un altro piccolo passo verso l’ingresso in maggioranza? C’è chi dice di sì. Da capire la posizione dei riformisti di Lorenzo Guerini & Co. Anche se non sarà certo l’unanimità a una relazione a placare le acque dem.