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 2025  dicembre 04 Giovedì calendario

«Sono amareggiata, è stata una resa dei conti politica. Ma ho fiducia nell’Aula»

Onorevole Alessandra Moretti, dopo il voto in commissione sulla rimozione dell’immunità parlamentare come si sente?
«Amareggiata per come sono andare le cose, ma anche molto serena perché io so di non aver fatto nulla di male, che ho sempre agito in piena trasparenza svolgendo il mio lavoro con grande correttezza, determinazione e passione. Io non ho nulla da nascondere».
Perché pensa che la commissione Juri abbia votato sì alla rimozione che le è garantita come parlamentare europeo?
«Si è trattato di un voto politico».
Cosa glielo fa dire?
«Mi sembra abbastanza chiaro che sia stato così, visto che alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia lo hanno dichiarato apertamente alla stampa. Nei miei riguardi si è trattato di una resa dei conti tra gruppi parlamentari. I miei colleghi non sono entrati nel merito, nell’analisi dei fatti, come avrebbero dovuto fare in modo molto attento, ma hanno giudicato solo in base a questioni di natura politica. Così si svuota di contenuto l’istituto dell’immunità che, bisogna ricordarlo, non salvaguarda la persona, ma le funzioni, la libertà e l’indipendenza del parlamentare. Per la prima volta, tutta l’istituzione parlamentare europea è stata compromessa da questo voto».
Mi sembra sfiduciata.
«No, perché nello stesso tempo continuo ad avere fiducia sia nell’assemblea plenaria (che potrebbe anche ribaltare con il suo voto l’indicazione della Juri, ndr.) sia nella magistratura».
Dalle carte del Qatargate emergono solo contatti tra lei e alcuni dei principali indagati, oltre a quella che sembrerebbe essere una normale attività politica, se non fosse letta in modo negativo dalla magistratura di Bruxelles. Si aspettava un risultato diverso nella Juri?
«Davanti alla commissione ho spiegato che mi sono sempre occupata in tutta la mia carriera politica di diritti umani e civili. Quello sul quale hanno indagato era un periodo molto fitto di iniziative per salvare molte donne afghane. Era questo quello che facevo. Ciò che la Procura mi contesta rientra nelle mie prerogative parlamentari che sono quelle di svolgere le mie funzioni facendo dichiarazioni e missioni all’estero nella totale trasparenza».
Lei è sospettata di associazione criminale finalizzata alla corruzione.
«Non mi viene attribuito nessun passaggio di denaro. Non ho mai ricevuto benefici, regali e vantaggi da nessuno e tanto meno dal Marocco o dal Qatar».
Le contestano viaggi in questi due Paesi.
«Smentiti documenti alla mano. Mi è stato contestato di aver viaggiato più volte in Marocco, dove non ho mai messo piede in vita mia, come ho dimostrato producendo i miei passaporti dai quali emerge chiaramente. Mi è stato contestato che sarei andata ad assistere a una partita di calcio durante i Mondiali in Qatar, e anche questo ho smentito. Mi è stato contestato di aver fatto dichiarazioni in favore del Qatar, che poi sarebbe un mio diritto, ma ho prodotto in commissione un video dal quale emerge che non è vero. Contestazioni tutte smaccatamente false».
Dall’inizio del Qatargate, il Parlamento non ha dimostrato grande determinazione nel difendere le proprie prerogative.
«Credo che ci sia stato un atteggiamento remissivo rispetto alla magistratura, questo per il clamore mediatico che ha suscitato l’inchiesta. In quei giorni, la modalità con cui la magistratura ha proceduto, anche con gli arresti, ha dato il via a una caccia alle streghe. Se allora poteva essere dovuto alle immagini delle valigie piene di soldi in contanti, ora nei miei confronti non c’è nulla».
Teme che tolta l’immunità la possano anche arrestare?
«No, confido che in Belgio viga lo Stato di diritto».
Potrebbe essere chiamata per l’interrogatorio.
«Sarò felice di andare di fronte agli inquirenti a far valere le mie ragioni e dimostrare la mia totale estraneità a questa vicenda. Già a marzo avevo detto di essere disposta a farmi interrogare. Ho sempre avuto un rispetto enorme per la giustizia. Sono un avvocato, ho iniziato a studiare giurisprudenza ispirandomi alle figure di Falcone e Borsellino, ma ora mi sento vittima di un sistema che non è nemmeno più in grado di riconoscere l’importanza di difendere le istituzioni. È un momento, ripeto, di grande amarezza. Io rappresento 83 mila persone che mi hanno votata ed eletta, che credono in me. Ma nello stesso tempo è un momento di grande determinazione. Da questa vicenda che sto subendo in prima persona voglio che nasca una battaglia politica in difesa del Parlamento».
Ha ricevuto attestati di solidarietà? Da chi?
«Tante persone. Ho sentito la vicinanza del mio capo delegazione Zingaretti e del gruppo intero».
La sua esperienza si incrocia con quella che riguarda Federica Mogherini.
«Alla quale esprimo la mia solidarietà assieme alle altre persone coinvolte e ai loro familiari. Tutti devono essere considerati innocenti fino a prova contraria».