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 2025  dicembre 03 Mercoledì calendario

Mangiare tanto senza controllo. Il binge eating è un’emergenza

Non è una semplice lotta contro i chili di troppo. Molto spesso è una guerra che si combatte tra dolore, vergogna e solitudine. In questi casi, l’obesità è una “spia” precoce di un disturbo ben più profondo, che porta a consumare compulsivamente cibo.
Questa è la realtà di oltre 600 mila italiani che convivono con il disturbo da alimentazione incontrollata, più noto come “binge eating”. Una condizione in fortissima crescita che, come rivelato dagli esperti riuniti di recente al congresso nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Interdisciplinare Disturbi Alimentari e del Peso (Siridap) che si è tenuto a Varese, ha ormai superato in frequenza anoressia e bulimia, ponendosi come l’emergenza silenziosa tra i disturbi del comportamento alimentare.
La storia di Sara (nome di fantasia), 27 anni, approdata al centro d’eccellenza Villa Miralago dopo anni di frustrazioni e crisi compulsive, è emblematica: «Mi dicevano che dovevo solo mangiare meno, ma io non riuscivo neanche a respirare nel mio corpo». Il cibo, in questi casi, diventa un anestetico per un profondo disagio emotivo, non un semplice cedimento della volontà. Come Sara ci sono molte altre vittime del binge eating.
Il dato è allarmante: il disturbo riguarda più del 20% dei tre milioni di pazienti con diagnosi di disturbi del comportamento alimentare e, a differenza della bulimia, non prevede comportamenti compensatori, come il vomito o l’uso di lassativi. Questo lo rende un diretto precursore dell’obesità, con gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale.
«L’obesità non è solo una questione di calorie, ma spesso una manifestazione clinica del binge eating, una patologia che unisce fattori psicologici, biologici e ambientale – spiega Alessandro Raggi, psicoterapeuta e vicepresidente della Fondazione Ananke – Il sintomo chiave è l’abbuffata ricorrente accompagnata dalla devastante sensazione di perdita di controllo».
Laura Dalla Ragione, psichiatra e direttrice della rete DCA USL Umbria 1, sottolinea che, «a differenza dell’obesità “omeostatica”, cioè di natura metabolica o abitudinaria, il binge eating ha radici psichiche e relazionali e comporta gravi conseguenze fisiche come malattie cardiovascolari, ipertensione, depressione e alcune forme di tumore». E aggiunge: «Occorre riconoscerla e curarla con un approccio integrato».
Di fronte all’aumento costante dei casi, in particolare delle diagnosi associate a obesità di origine psicogena, gli esperti della Fondazione Ananke propongono un cambio di paradigma. «È urgente superare l’idea che l’obesità sia solo una questione di educazione alimentare», puntualizza Eugenia Dozio, responsabile dell’area Nutrizione di Villa Miralago. «Nei casi a base psicologica, l’intervento deve essere terapeutico e multidisciplinare, non prescrittivo».
La diagnosi tempestiva è cruciale: una terapia efficace non solo aiuta il paziente a riprendere il controllo sulla vita, ma previene le gravi patologie correlate all’eccesso di peso. È quanto è successo a Sara: «Quando ho capito che non era una questione di volontà, ma di dolore emotivo, è cambiato tutto».
L’aumento delle richieste di cura ha riacceso il dibattito sulla necessità di riconoscere il binge eating come patologia cronica nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), accanto all’obesità già definita malattia cronica dalla recente Legge Pella. «Visibilità significa aumentare le diagnosi precoci», conclude Alessandro Raggi, «E diagnosi precoci si traducono in terapie più efficaci e minori complicazioni».