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 2025  dicembre 03 Mercoledì calendario

Gas, l’altolà del governo all’Ue: «No a nuovi oneri e costi sul Gnl»

Sale il pressing sull’ennesimo paradosso Ue che può mettere a rischio i flussi di Gnl da Stati Uniti e Qatar tanto cruciali per gli approvvigionamenti dell’Italia, ma anche per il resto del Vecchio Continente. Mentre l’Europa prova a imboccare la strada dell’addio completo al gas russo, si prepara anche a inserire nuovi balzelli, o qualcosa di molto simile, proprio sul gas o il Gnl che con grande fatica ha recuperato in questi anni proprio per sostituire le importazioni da Mosca tra la crisi energetica e la guerra Russia-Ucraina. L’Italia ne sa più di altri in merito, considerata la dipendenza strutturale dalle importazioni e quanto ha investito per far affluire più Gnl dagli Stati Uniti e dal Qatar oltre che gas da Africa e Azerbaijan. Per ora il rischio è che arrivino solo – per modo di dire – oneri amministrativi e di controllo per chi importa metano in vario modo, burocrazia che può peserà sui flussi in arrivo e sui prezzi proprio ora che il gas è tornato ai livelli del 2022 (28 euro per megawattora). Ma questo può essere solo il primo passo di qualcosa di più pesante per il futuro: gli osservatori più attenti ricordano bene come esattamente in questo modo sia iniziata la storia dei permessi Ets (Emission trading system) pagati oggi da aziende Ue ad alto impatto che inquinano. Dall’iniziale richiesta di impegno alla contabilizzazione della C02, si è passati alla creazione dei permessi, cioé delle tasse per chi inquina, a partire dall’industria dell’acciaio e della ceramica, che proprio in queste ore tra l’altro ha bussato alla porta di Bruxelles per chiedere una modifica di quella che definiscono una “carbon tax”. E menomale che per trasporti e riscaldamento questo sistema soffocante per la competitività delle imprese è stato rinviato al 2028.
Dunque non è un caso se in queste ore il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha chiamato in ballo i nuovi rischi su gas e Gnl non russo proprio alla vigilia del triologo Consiglio, Parlamento e Commissione Ue che ieri ha discusso ieri sul Repower Eu per l’uscita dal gas e dai combustibili fossili russi.
«Dobbiamo raggiungere l’obiettivo di eliminazione del gas e Gnl russo in Europa. Al tempo stesso dobbiamo evitare che, per gas e Gnl non russo, si creino eccessivi oneri amministrativi e di controllo che potrebbero inficiare liquidità e funzionamento del mercato del Gnl con impatti sulla sicurezza energetica e sui prezzi dell’energia», ha detto a chiare lettere il ministro che ha ben presente quanto può pesare la burocrazia su certi costi. Ma non solo. Pichetto Fratin ha ben presente quanto il Qatar e gli Stati Uniti (che rappresentano più del 60% delle forniture di Gnl in Europa) stiano minacciando l’Ue contro la direttiva sulla sostenibilità delle imprese, un altro capitolo del Green Deal Ue. Si tratta della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Solo qualche settimana fa Doha e Washington hanno inviato una lettera congiunta all’Ue minacciando lo stop al Gnl se non cambierà la direttiva. E il pressing si è ulteriormente intensificato di fronte a una generica promessa di modifica da parte dell’Ue con slittamento al 2028. Tanto che ExxonMobil ha già annunciato che lascerà l’Ue per colpa delle regole verdi.
Si tratta di una direttiva approvata nel 2024 che obbliga le grandi imprese europee e straniere che operano nel mercato unico a individuare, prevenire e mitigare gli impatti negativi delle proprie attività e filiere su ambiente e diritti umani. Si applicherà in modo graduale alle aziende con oltre 1.000 dipendenti e 450 milioni di fatturato. E Washington e Doha sostengono che la direttiva comporterebbe vincoli e costi di compliance inaccettabili per le società energetiche che forniscono il mercato Ue: dovrebbero dimostrare la compatibilità climatica delle loro attività dall’estrazione al trasporto con gli obiettivi di decarbonizzazione. Ma i paletti per le grandi aziende attive nell’Ue (6.000 imprese europee e quasi 900 extra-Ue) sono anche per le condizioni lavorative nella catena di fornitura, pena sanzioni fino al 5% del fatturato globale. Qatar e Usa non ci stanno e minacciano di vendere il Gnl altrove. Di questo l’Europa ne dovrà tenere conto a dovere. Questa è la tesi anche dell’Italia che ormai conta sul Gnl per circa un terzo del gas utilizzato (rispetto al 10% del 2021). È la prima fonte per il Paese davanti all’Algeria. E delle 200 navi Gnl approdate in Italia quest’anno, il 41% vengono dagli Usa e il 24% dal Qatar.