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 2025  dicembre 03 Mercoledì calendario

La Cina aumenta l’Iva sui contraccettivi, cambio di rotta per incentivare le nascite

C’era una volta, una che Cina avviava campagne politiche a sostegno dei contraccettivi. O, addirittura, ricorreva agli aborti forzati. Era l’epoca della politica del figlio unico, che per decenni ha limitato le nascite e creati profondi squilibri sociali. Oggi, Pechino va con sempre più decisione nella direzione opposta. I consumatori pagheranno un’aliquota del 13 per cento, sui dispositivi anticoncezionali, preservativi compresi. Tutti prodotti che erano esenti dall’IVA sin dal 1993.
Allo stesso tempo, la revisione introduce nuovi incentivi per i potenziali genitori, esentando i servizi di assistenza all’infanzia – dagli asili nido alle scuole materne – così come le strutture per l’assistenza agli anziani, i servizi per disabili e i servizi legati al matrimonio. Le modifiche entreranno in vigore a gennaio. Il governo ha anche annunciato linee guida per ridurre il numero di aborti che non sono considerati necessari a livello medico. Anche qui, in netto contrasto con i controlli del passato, quando venivano tavolta imposti aborti e sterilizzazioni.
L’obiettivo è contenere il calo demografico. La popolazione cinese ha iniziato a diminuire nel 2022, in netto anticipo sulle previsioni. Nel 2022 si erano perse 850 mila persone, primo storico calo dal 1961, tempi di carestia in seguito al “grande balzo in avanti” di Mao Zedong. L’anno scorso il calo si è persino intensificato, arrivando a toccare i 2,08 milioni. Seppur preventivata, l’inversione della curva demografica non era attesa così presto ed è stata probabilmente accelerata dalla pandemia di Covid-19. Nel 2024, le nascite sono state circa la metà di quelle del 2016, anno dell’abolizione della politica del figlio unico. Già oggi il 21% della popolazione cinese (circa 297 milioni di persone) ha più di 60 anni, ma nel 2040 la percentuale dovrebbe arrivare al 28%. Nel lungo termine, gli esperti delle Nazioni Unite sostengono che la popolazione cinese perderà 109 milioni unità entro il 2050, più del triplo rispetto alla stima del 2019.
Una tendenza che può avere un notevole impatto sull’economia e sul welfare. Tanto che, di recente, Pechino ha dovuto rompere un tabù che durava da diversi decenni e ha innalzato l’età pensionabile per la prima volta in epoca post maoista.
Secondo l’Istituto di ricerca cinese YuWa, c’è “urgente bisogno” a livello nazionale di introdurre al più presto politiche per ridurre il costo della maternità, come ad esempio migliori servizi di assistenza all’infanzia, parità di congedo di maternità e paternità, possibilità di lavorare in modo flessibile e concessione alle donne single degli stessi diritti riproduttivi delle donne sposate.
Non a caso, il nuovo piano quinquennale 2026-2030 prevede interventi decisi: bonus in denaro, esenzioni fiscali, estensione dei congedi di maternità. Xi Jinping ha chiesto espressamente di promuovere una “nuova cultura del matrimonio e della maternità”. Ma sarà tutt’altro che semplice invertire una tendenza forse irreversibile.
La Cina è uno dei Paesi più costosi al mondo in cui crescere figli. Il costo per allevare un figlio fino ai 18 anni in rapporto al PIL pro capite è di circa 6,3 volte, contro le 2,08 volte dell’Australia, le 2,5 volte della media dei 27 Paesi dell’Unione Europea, le 4,11 volte degli Stati Uniti e le 4,26 volte del Giappone. C’è anche un aspetto socio culturale: con l’allargamento della classe media, i cinesi studiano di più e si sposano più tardi, puntando sulla carriera invece che sulla famiglia.
Negli accesi dibattiti sui social media cinesi, molti definiscono la nuova imposta inefficace. C’è anche chi sottolinea i rischi per la salute, visto che in Cina sono negli ultimi anni in aumento i casi di AIDS e HIV. Altri si chiedono come possa permettersi di crescere un figlio chi non può permettersi nemmeno un preservativo. C’è anche chi ritiene che la nuova imposta possa rappresentare un anticipo di futuro, quando la Cina e altri paesi in crisi demografica potrebbero passare dagli incentivi alla natalità alle penalità per chi non fa figli.