corriere.it, 3 dicembre 2025
Cripto, il misterioso crollo della «miniera» del figlio di Trump: le azioni perdono il 50% in Borsa in 26 minuti
La «miniera» di Eric Trump è crollata. Lunedì American Bitcoin, società di mining (estrazione) delle criptovalute fondata da uno dei figli del presidente degli Stati Uniti, ha perso oltre il 50% a Wall Street nel giro di 26 minuti. Perché? Mistero. Eric Trump ha dato la colpa alla scadenza degli accordi di lock-up, ossia dei patti che impegnano gli azionisti rilevanti di un’azienda a non cedere titoli per un certo periodo di tempo. «Intendo conservare tutte le mie azioni di American Bitcoin, sono determinato al 100% a guidare l’industria (delle criptovalute)», si è affrettato a chiarire Eric Trump per allontanare i timori degli investitori che la fine del lock-up portasse a un’ondata di vendite da parte dei grandi soci del gruppo.
Tanto non è bastato però a risollevare il titolo di American Bitcoin che in Borsa ha chiuso in calo del 39%, portando al 76% il tracollo dal picco di settembre. Niente di nuovo per un mercato, quello delle criptovalute, che ha abituato i suoi investitori alle montagne russe: dal picco di ottobre, per esempio, il Bitcoin ha perso un quarto del suo valore. Le oscillazioni – nota però l’agenzia Bloomberg – sono però diventate ancor più brusche e repentine da quando Donald Trump è entrato nel campo delle criptovalute, come presidente e, soprattutto, come uomo d’affari.
Se eletto presidente, Trump aveva promesso di rendere gli Stati Uniti il centro globale delle cripto, industria che ne ha abbondantemente foraggiato la campagna elettorale. Una volta arrivato alla Casa Bianca, il magnate repubblicano ha approvato una serie di misure volte a sostenere e legittimare il ruolo delle valute digitali, istituendo per esempio una riserva strategica di criptovalute, nominando un «crypto czar» per le politiche in materia e facendo cadere diverse indagini sul settore. Queste e altre misure hanno spinto le criptovalute e le aziende collegate a guadagni spettacolari, anche per la famiglia Trump che ha varato una lunga serie di iniziative nel settore.
Poi, però, l’umore sul mercato è improvvisamente cambiato. A partire da ottobre, gli investitori sono diventati più cauti sul settore e, forse anche per prendere profitto dai 12 mesi di rialzi delle cripto, hanno iniziato a vendere Bitcoin & co a piene mani. Le aziende legate alla famiglia Trump ne hanno particolarmente risentito. Dall’apice di settembre, calcola Bloomberg, il token World Liberty Financial (Wlfi) ha perso il 30% e Alt5 Sigma, società che è nata allo scopo di accumulare Wlfi, è crollata dell’80%.
Ancora peggio è andata a chi ha deciso di comprare (e di conservare) le meme-coin emesse da Donald Trump e dalla moglie Melania poco prima dell’arrivo alla Casa Bianca. Rispetto ai massimi le cripto $Trump e $Melania sono arrivate a perdere rispettivamente il 90 e il 99%, bruciando miliardi di valore a tutto danno degli investitori che hanno provato a speculare sulle valute presidenziali.
Il cripto-inverno ha ristretto anche i guadagni dei Trump che hanno visto evaporare gran parte del valore delle loro partecipazioni nei vari progetti legati alle cripto. Prima del tracollo, però, la famiglia presidenziale è riuscita a portare a casa somme rilevanti: secondo i calcoli di Reuters, nel solo primo semestre del 2025 i Trump hanno incassato oltre 800 milioni di dollari dalla vendita dei token Wlfi, $Trump e $Melania. E dire che ancora nel 2021 Donald diceva del Bitcoin: «Mi sembra una truffa».