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 2025  dicembre 03 Mercoledì calendario

La disoccupazione in discesa al 6%. In un anno 224 mila posti in più

Sempre più occupati. Ma anche sempre più vecchi. E chi non lavora né cerca un’occupazione continua a rimanere inattivo. Però il tasso di disoccupazione scende al 6% con 24 milioni e 208 mila occupati in Italia nel mese di ottobre 2025, 224 mila in più rispetto a un anno fa e 75 mila in più rispetto allo scorso settembre. Ma l’occupazione giovanile resta al palo: il tasso di disoccupazione nella fascia 15-24 anni sfiora il 20% (19,8%), tra i più alti d’Europa, e nella fascia 25-34 anni quello di occupazione (68,2%) risulta in calo rispetto a settembre 2025 (-0.5%) e ottobre 2024 (-0,7%).
Gli ultimi dati Istat sugli occupati in Italia per la premier Giorgia Meloni «confermano la fiducia delle imprese». Secondo la ministra del Lavoro Marina Calderone certificano il trend positivo: «Il 62,7% di occupazione è un dato che conferma la validità della strategia adottata dal governo in questi ultimi tre anni». Ma, aggiunge, «il nostro lavoro va avanti, per migliorare questi dati e accompagnare sempre più persone verso il lavoro».
L’Istat evidenzia l’aumento dei dipendenti permanenti (+288 mila) e degli autonomi (+123 mila) e il calo dei dipendenti a termine (-188 mila). Ma se l’occupazione sale in tutte le classi d’età, è nella fascia 25-34 anni a segnare invece un calo, sia rispetto a settembre 2025 (meno 30 mila unità), sia a livello annuale (meno 51 mila). E però in quella fascia crescono gli inattivi, coloro che non cercano lavoro: +47 mila in un mese; +75 mila in un anno. Rispetto all’ottobre 2025, il tasso di occupazione nella fascia d’età sopra i 50 anni cresce dell’1,9%, il rialzo più alto. Resta stabile invece quello di inattività. Per il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, i dati Istat «ci dicono che l’occupazione continua a salire registrando un andamento significativo sul lavoro di qualità e stabile», ma riconosce che è necessario «insistere di più sull’occupazione giovanile e sul ricambio generazionale di cui le imprese hanno bisogno per essere sempre più competitive». Per la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, i dati «confermano quanto ormai da tempo denunciamo: continuiamo a rincorrere e interpretare numeri senza guardare alle certezze che le analisi demografiche ci forniscono». La Uil sottolinea gli «squilibri generazionali, di genere e qualitativi che mettono in discussione la reale solidità del mercato», dice la segretaria confederale Ivana Veronese riferendosi ai giovani che smettono di cercare lavoro e agli over 50 «trattenuti» nel mercato del lavoro. Sollecita quindi interventi strutturali, sia per l’occupazione giovanile, ma anche per quella femminile. Per la Cisl «la vera questione del mercato del lavoro italiano non è più tanto la quantità, quanto la qualità dell’occupazione», dice il segretario confederale Mattia Pirulli, che torna a rilanciare un patto sociale per sostenere la crescita di produttività, lavoro e salari. Per questo il 13 dicembre, la Cisl scenderà in piazza a Roma.
Da Bruxelles, la ministra Calderone è tornata poi a parlare di salario minimo, escludendolo ancora una volta per l’Italia, nonostante i salari più bassi d’Europa e il 9% di lavoratori poveri: «Non c’è bisogno perché funziona bene il sistema della contrattazione collettiva che copre il 96% dei contratti di lavoro e questo è in linea con la direttiva Ue: il nostro obiettivo è sostenere la contrattazione e il rinnovo dei contratti, noi non abbandoniamo nessuno».