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 2025  dicembre 02 Martedì calendario

Ponte sullo Stretto, il governo si piega: delibera Cipess da rifare

Nessuna forzatura con la Corte dei conti. Quindi, tempi più lunghi di quelli auspicati dal ministro Matteo Salvini per la posa della prima pietra del ponte sullo Stretto. Il governo è intenzionato a riscrivere la delibera Cipess, accantonando quella bocciata dai magistrati contabili: una strada, l’ultima, per evitare di ricominciare tutto da capo rifacendo la gara, come comunque hanno chiesto i magistrati contabili nella relazione a supporto della bocciatura della delibera che stanziava 13,5 miliardi di euro per l’opera. «Rifare il bando significa non fare più il Ponte», ha ammesso lo stesso Salvini. Da qui il tentativo di evitare lo stop definitivo all’iter messo in piedi dal governo, che ha voluto ripescare una vecchia gara del 2003 vinta dal consorzio Eurolink per realizzare il collegamento tra Sicilia e Calabria.
Ieri a Palazzo Chigi si è tenuta una riunione tecnica, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e dei dirigenti del Dipartimento per la programmazione e dei ministeri dell’Economia, degli Affari europei, delle Infrastrutture e dell’Ambiente. All’incontro anche l’ad della Stretto di Messina, Pietro Ciucci. Sul tavolo la decisione su quale strada intraprendere per rispondere ai rilievi della Corte dei conti, che non ha bollinato la delibera Cipess per una serie di motivazioni: tra queste, la carenza di documentazione a sostegno della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera (inserita anche come strategia nell’ottica della difesa Nato), il rispetto delle direttive europee su ambiente e appalti, e i mancati pareri del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell’Autorità dei trasporti.
La soluzione emersa dal tavolo a Chigi è quella di non chiedere la registrazione con riserva da parte della Corte dei conti della delibera bocciata. Ma di ripresentarne un’altra, accogliendo alcuni rilievi dei magistrati. E accompagnandola con una serie di nuove relazioni e atti a sostegno del progetto. Un lavoro che richiederà mesi, con conseguente allungamento dei tempi: impensabile la posa della prima pietra a gennaio o entro l’estate, come auspicato da Salvini. Ma questa, come hanno fatto notare ieri i tecnici, è l’unica opzione perseguibile per evitare lo stop definitivo all’appalto e doverne bandire un altro, a quel punto aperto alla concorrenza internazionale. Il rischio è che operatori giapponesi, cinesi e americani possano entrare nell’affare, per di più su un’opera strategica per il Paese.
La speranza è che una seconda delibera Cipess, più corposa, possa passare al vaglio della Corte dei conti, fornendo garanzie all’esecutivo su eventuali danni erariali e civili. Resta un ultimo scoglio: la Corte dei conti ha di fatto detto che occorre fare una nuova gara perché «l’operazione economica entro cui si collocano i rapporti negoziali differisce, in maniera significativa, da quella originaria». Questo perché nel 2003 si prevedeva che il costo dell’opera fosse a carico del privato. Adesso invece, cambiando i criteri della gara, a coprire la spesa sarà lo Stato. Secondo i tecnici di Chigi e del Mit, però, per evitare l’apertura di una procedura di infrazione dell’Europa per lesione della concorrenza basterà rispettare il tetto del 50 per cento dell’aumento complessivo dei costi rispetto al 2003. Anche perché questa è l’unica possibilità che ha il governo per evitare di rifare il bando.