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 2025  dicembre 02 Martedì calendario

I segreti della casa di Salgari a Torino: chi ci vive oggi svela storie incredibili di Sandokan e dell’oca da guardia

Corso Casale 205, Torino, Casa Salgari. Delle tante case abitate dallo scrittore che cambiava spesso indirizzo, scegliendo sempre un quartiere più periferico ed economico, lui perennemente oberato dai debiti, la si potrebbe definire «la casa della vita», quella in cui rimase più a lungo. A Torino aveva cambiato almeno cinque indirizzi: via Morosini, via Superga, piazza San Martino 1 (come all’epoca si chiamava l’attuale piazza XVIII Dicembre,una casa borghese dove abitava anche De Amicis), via Guastalla in Vanchiglia, e infine corso Casale, prima al 298 e poi al 205, l’ultima casa, dove, come recita la targa sulla facciata, «visse in onorata povertà e doloroso calvario» il più grande scrittore di avventura che l’Italia abbia avuto, persino Che Guevara si era letto decine di suoi romanzi.
Una casa di barriera, oltre il dazio di piazza Borromini, a due passi dalla chiesa della Madonna del Pilone, dal Canale Michelotti – oggi sparito – dal Po, che all’epoca rivelava un’isola quasi misteriosa. Ed è da questa casa che in un mattino del 25 aprire 1911 Emilio Salgari uscì per non tornare più e andare a finire la vita in un boschetto di Val San Martino, dove tante volte era stato con i figli a immaginare giungle lontane viste solo sugli atlanti e sui libri di botanica.
Ma cosa rimane dello spirito di Salgari al 205 di corso Casale? Le tre stanzette dove Salgari viveva con viveva con la moglie Aida, quattro figli, diciotto gatti, una scimmia, un pappagallo, il cane oggi ospitano una Onlus e non rimane più nulla che ricordi lo scrittore: il tavolino traballante su cui scriveva è custodito nella Sala Slgariana del Musli, Museo della Scuola e del Libro dell’Infanzia alla Fondazione Tancredi di Barolo di via delle Orfane, con un’intera collezione dei suoi libri, che l’editore Viglongo ha rieditato.
Carlo Pestelli, cantautore e scrittore, figlio del musicologo Giorgio e nipote dello scrittore e critico cinematografico Leo abita qui, al 205 di corso Casale, ed è lui ad accompagnarci a riscoprire l’ultima casa di Emilio Salgari. Lui vive proprio nell’alloggio accanto «la camera di mia figlia confina proprio con quella di Casa Salgari». E lo spirito di Emilio Salgari qui si respira ancora, senzazioni, atmosfere. Quelle che ha raccontato Ernesto Ferrero, che abitava proprio nello stesso cortile, nel libro Disegnare il vento, scritto, come diceva, «per scoprire il Salgari che è in noi». 
Non solo Ernesto, che è stato per anni il custode della memoria di Salgari – nel cortile c’è ancora la 500 gialla con cui portava in giro gli autori di Einaudi – ma un po’ tutta la gente della casa è votata al ricordo di Salgari, e vengono fuori sempre nuovi aneddoti. Il gran portone di legno scuro è rimasto lo stesso, l’androne di acciottolato si apre di scampoli di verde, il grande ciliegio, l’albero dei cachi, piante dappertutto. Nella bacheca «non sappiamo neppure come sia arrivata» fra un’immagine di Padre Pio e una Madonna, la lettera che una ex inquilina, Katia Ansalone che oggi vive ad Edinburgo, ha scritto nel 2011, nell’anno delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità, per ricordare il centenario della morte del «Capitano».
«Lui ci teneva a quel titolo, anche se non aveva praticamente mai navigato- racconta Pestelli – come teneva molto ad essere stato nominato Cavaliere dalla Regina Margherita. Sulla porta di casa una targhetta di ottone, purtroppo perduta, recitava Cav.Cap.Salgari,
si vedono ancora i segni sul legno. Dal balconcino qui sul pianerottolo Aida (in realtà Ida Peruzzi, ma Salgari preferiva un nome più altisonante, lei era stata cantante e attrice) orchestrava spettacoli di teatro con la gente della casa, assegnava le parti, cuciva i costumi».
«In giro passeggiava l’oca Sempronia, l’animale preferito del serraglio salgariano, la considerava un’oca da guardia per la casa – spiega Pestelli. Casa Salgari è un luogo magico e ispirante ancora oggi, io l’ho raccontata su Radio Tre (la si può riascoltare su raiplaysound.it), ricordo una breve intervista all’ultimo figlio Omar proprio nella casa di corso Casale custodita nelle teche Rai (//www.teche.rai.it/personaggi/omar-salgari/). E l’emozione di un bel video del 1960, di Corrado Farina, su Salgari con un’ intervista a Omar che divenne scrittore ma non riuscì a sfuggire a una specie di maledizione che tra malattie, incidenti e suicidi ha annientato la famiglia Salgari. Omar racconta l’immaginario di suo padre nella casa di corso Casale 205, le sue passeggiate fino alla vicina Osteria dell’Amicizia, a bere il caffè o un po’ di vino, le nuotate nel Po, le giornate passate a scrivere, la pazzia di Aida, e poi la decisione di “spezzare la penna” e farla finita». Tutto in questa casa di barriera, che era diventata nei suoi libri l’immaginaria Monpracem: l’isola che non c’è. Ora il mito di Sandokan torna in tv e il merito, forse, lo si deve anche a questa casa.