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 2025  dicembre 02 Martedì calendario

La beffa degli aiuti ai caregiver: 1 euro l’ora e solo all’1% degli addetti

Un euro e 11 centesimi l’ora: manco i clandestini sfruttati dagli schiavisti per raccogliere pomodori o cicoria sono pagati così poco. Eppure è questo l’aiuto che il governo pensa di dare ai «caregiver» che tappano i buchi statali assistendo disabili non autosufficienti per oltre 13 ore al giorno. Assistenza minima 91 ore settimanali. Paga: 400 euro al mese. Immaginiamo l’obiezione: dei furbetti potrebbero spacciarsi per assistenti di congiunti dei quali non si occupano affatto e magari abitano altrove. Giusto: quelli lì vanno puniti senza pietà. Loro però: non tutti coloro che dedicano la vita agli altri.
Le stime dicono che l’aiuto ai non autosufficienti (4.027.488 per l’ultimo Osservatorio Long Term Care del CERGAS-SDA Bocconi, solo per il 7,6% ospiti nelle Rsa) vale come minimo il 2,5% del Pil: 55 miliardi. È giusto che lo Stato approfitti di tanta generosità dando poi la precedenza (elettorale) a chi minaccia di pesare di più?
«Siamo a una svolta: dopo 15 anni di tentativi stiamo per portare in Parlamento una proposta complessiva e sostenibile di riconoscimento dei caregiver», ha detto ad Avvenire la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli. Evviva. I paletti, però, hanno gelato ogni illusione: i soldi andranno solo al «caregiver familiare convivente prevalente che assiste una persona con disabilità grave per almeno 91 ore settimanali» con un «contributo trimestrale fino a 1.200 euro» solo se ha «un reddito da lavoro non superiore a 3.000 euro annui» e un «Isee familiare sotto i 15.000 euro». In pratica: ai limiti della povertà disperata.
E mica ora: ben che vada dal 2027. Per il 2026 infatti sono previsti solo 1,15 milioni all’Inps per allestire la piattaforma a uso dei futuri «beneficiati» che nel ’27, dice la manovra, dovrebbero spartirsi appunto 207 milioni.
Fatti i conti, se il familiare indigente che porta il peso d’un disabile grave può avere in quattro trimestri 4.800 euro l’anno, quelli che lo potranno ottenere saranno 43.125. Massimo 52 mila se il finanziamento sarà portato a 250 milioni. Una quota risibile dei 7 milioni che si occupano degli oltre quattro milioni di non autosufficienti
che spesso non sono in grado neppure di soffiarsi il naso da soli. Come Giovanni Cupidi, il fondatore del blog «siamo handicappati non cretini» che sfoga tutta la sua delusione: «La legge, come è stata presentata, è un mezzo aborto».

Col rischio che si ripeta quanto successo col Patto per la Terza Età annunciato due anni fa da Giorgia Meloni che, testuale, «consentirà di aumentare di oltre il 200% l’assegno di accompagnamento degli anziani più fragili e bisognosi, diamo finalmente risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, ai non autosufficienti e alle loro famiglie».
Un impegno seguito, tra le proteste di 60 Organizzazioni non governative, da zero euro in Gazzetta Ufficiale per il 2024, 250 milioni per il 2025 e 250 per il 2026. E filtrato da un setaccio a maglie così fitte (più di 80 anni, bisogno assistenziale gravissimo tanto da avere l’indennità di accompagnamento, un Isee inferiore a 6.000 euro) che il quotidianosanita.it rivelava un mese fa: «Il tasso d’adesione è notevolmente inferiore rispetto alle stime iniziali effettuate. Risultano pervenute meno di 5.000 domande con un tasso di accoglimento del 41%. Quindi circa 2.000 persone». Duemila su 1,568 milioni di anziani così disabili da avere diritto all’indennità d’accompagnamento.
Come andrà stavolta con le richieste dei «caregiver»? «Non sappiamo come la piattaforma sarà organizzata», scrive ancora sul quotidiano dei vescovi Alessandra Servidori della Rete interministeriale povertà, «ma un eventuale click day per l’iscrizione dovrebbe vedere a fronte di almeno un milione e mezzo di aventi diritto l’attivazione di uno strumento per soli 52.000 posti disponibili. Sarebbe una lotteria digitale». Di più, le risorse «non sono aggiuntive ma la copertura deriva da tagli simultanei ad altri capitoli del welfare, in particolare una riduzione di 347 milioni al Fondo Sostegno Povertà e di 129 milioni all’Assegno di Inclusione per lo stesso anno (2027). Ancora. La differenza tra i 207 in manovra e i 250 annunciati nell’intervista ad Avvenire, rischiano di provenire dal sempre confuso Fondo per la non autosufficienza».
«Manca completamente ciò di cui i caregiver hanno più bisogno: i servizi di sollievo», sospira Loredana Ligabue dell’ong Carer, «non chiediamo sostituzioni integrali ma la possibilità di riposare, andare da un medico, uscire una sera. Senza sollievo, il sistema si spezza. Se i caregiver si fermano, si ferma l’intero welfare informale che regge una parte enorme delle cure in Italia». «Le promesse sono state tradite», accusa Isabella Mori, di Cittadinanza Attiva, «come si può dire che questo disegno di legge è il prodotto del lavoro del “tavolo” se gli stessi verbali delle varie riunioni più volte richiesti dalla nostra organizzazione non sono mai stati messi a disposizione?». Sul tema, nel pieno della discussione, ha voluto intervenire anche Sergio Mattarella: «Occorre un grande sforzo nazionale per evitare che il peso dell’assistenza agli anziani ricada solo sulle famiglie, con costi elevati, talvolta insostenibili, come nel caso di malattie invalidanti come quelle neuro-degenerative. Il Parlamento ha approvato, due anni or sono, la legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane. È essenziale che le linee in essa contenute trovino concreta attuazione ad opera delle istituzioni centrali e locali». Rileggiamo? «Concreta».