Corriere della Sera, 2 dicembre 2025
Claudio e quelle mail tra i suoi prof: «Mi ha espresso pensieri suicidi»
La frase arriva da una mail interna: «Ho appena avuto una conversazione con Claudio, che mi ha parlato della sua riunione e della sua successiva conversazione con i genitori. È preoccupato di essere espulso da scuola e ha espresso pensieri suicidi».
È il marzo 2021 quando un insegnante di italiano della EF Academy di Thornwood, alle porte di New York, mette nero su bianco la fragilità di un ragazzo che, un anno dopo, sarebbe stato trovato senza vita nella sua stanza del college. Claudio Mandia, 17enne di Battipaglia (Salerno), studente brillante, secondo la ricostruzione della famiglia fu sottoposto a quattro giorni di isolamento disciplinare, con l’accusa di aver copiato un compito di matematica. Una misura che avrebbe aggravato uno stato emotivo già provato, fino a portarlo al suicidio.
L’autorità giudiziaria della contea di Westchester aveva deciso di non procedere penalmente contro la scuola. Ma il procedimento civile è ancora vivo. A intentarlo, all’inizio di novembre, sono stati i genitori del ragazzo, Mauro Mandia ed Elisabetta Benesatto, imprenditore il primo, docente universitaria e ceo dell’azienda di famiglia la seconda. Per loro, la EF Academy sapeva. Era al corrente dei segnali di sofferenza (espressi in almeno tre casi), ma non intervenne.
Nella mail del 2021, l’insegnante cita un passaggio che oggi suona come un grido d’allarme: «Se è una brutta notizia non vado a casa, non sul sedile del passeggero comunque». Alla richiesta di chiarimento, Claudio risponde: «Ho lame di rasoio nella mia stanza». Pur definendo la minaccia «non credibile», il docente avverte l’infermiera scolastica e informa il comitato disciplinare, ricordando quanto sia necessario prendere sul serio qualsiasi rischio. Nei mesi successivi, altri dettagli alimentano i dubbi. Alcuni assistenti notano lividi sul collo del ragazzo; lui parla di una caduta in doccia. Poi c’è l’episodio di una cassetta degli attrezzi consegnata allo studente senza che i supervisori ne sapessero nulla. Tutti elementi oggi nei fascicoli del procedimento civile.
La scuola, contattata da Chi l’ha visto?, respinge ogni accusa: definisce «falsa qualsiasi affermazione» sui riferimenti all’autolesionismo e ribadisce che Claudio «non era in isolamento», ma «assistito mentre attendeva la famiglia». Eppure, i genitori scoprono la tragedia solo una volta giunti negli Usa.
Tra i documenti raccolti dalla famiglia spunta anche un messaggio della tutor che seguiva Claudio. Alla domanda di un collega – «Claudio ha minacciato di tagliarsi?» – lei risponde: «LoL, mi sono persa tutto questo». Lol è l’acronimo di laughing out loud, letteralmente «ridere a crepapelle». Una frase che, secondo gli avvocati dei Mandia, esprimerebbe leggerezza in un contesto che meritava un’attenzione ben diversa. La docente parlerà poi di un errore di digitazione.
Claudio era un ragazzo pieno di passioni: goloso delle lasagne preparate dallo zio Walter, tifoso dell’Inter, appassionato di sci. Dopo un anno alla EF Academy ne era rimasto così entusiasta da chiedere il nulla osta per diplomarsi in America. Sognava un futuro da manager, forse negli Usa. Aveva una famiglia presente, tre sorelle, nonni che lo aspettavano ogni volta che tornava.
È a loro, agli altri familiari, che oggi i genitori dedicano la loro battaglia: «Vogliamo che ciò che è successo a Claudio non accada più». Un impegno che, a tre anni di distanza, continua a chiedere responsabilità, memoria e, soprattutto, verità.