Il Messaggero, 30 novembre 2025
I fondali marini nuova frontiera dell’innovazione
Oggi sono più di 570 i cavi che attraversano i fondali marini. Attraverso di loro passa il 99% dei dati informatici intercontinentali. Sono l’infrastruttura invisibile dell’economia digitale e all’interno di questa infrastruttura l’Italia sta diventando uno snodo strategico, soprattutto per quanto riguarda il traffico di dati tra Europa, Africa e Medio Oriente. Al tema dell’underwater, ormai riconosciuto come un dominio chiave per garantire la sicurezza delle informazioni e l’approvvigionamento energetico, il Registro Italiano Navale, ente privato senza fini di lucro e socio fondatore del Gruppo Rina, ha dedicato questa settimana a Roma un incontro intitolato “Lo sviluppo delle attività e delle installazioni subacquee”, organizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti.
Così il presidente del Registro Italiano Navale, Paolo d’Amico: «Le profondità marine stanno diventando un ambiente competitivo dove si gioca una parte fondamentale dell’innovazione». Attualmente oltre 1,48 milioni di chilometri di cavi sottomarini sono in servizio nei fondali di tutto il mondo. In Italia è appena entrato in funzione il cavo sottomarino di ultima generazione Unitirreno. Il cavo si estende per oltre mille chilometri, collegando la Sicilia alla Liguria, con due punti di snodo a Roma-Fiumicino e Olbia, e rappresenta il primo sistema Open Cable nel bacino mediterraneo.
«Investire nelle tecnologie subacquee – ha dichiarato d’Amico nel corso del convegno che si è tenuto a Roma – significa stimolare nuove competenze, favorire la crescita di filiere industriali e assicurare al Paese un ruolo di rilievo nel panorama internazionale nei prossimi decenni». L’underwater è un settore in forte espansione, che richiede tecnologie sempre più avanzate e competenze specialistiche, e che comprende un ampio ventaglio di applicazioni: dalla posa e gestione dei cavi sottomarini fino all’estrazione mineraria marina.
Sul fondale marino si trovano alcuni dei minerali strategici più ricercati, come nichel, rame, cobalto, manganese, zinco, argento e oro. Tutti minerali “critici”, indispensabili sia per la transizione digitale sia per quella energetica. «L’underwater è una delle nuove frontiere strategiche del nostro tempo, un dominio in cui tecnologia, sicurezza e conoscenza dell’ambiente marino assumono un ruolo decisivo», ha sottolineato Ugo Salerno, presidente esecutivo di Rina.
I moderni cavi sottomarini, a differenza di quelli in rame posati per la prima volta intorno al 1860, sono in fibra ottica, racchiusa in vari strati isolanti e protettivi in acciaio. Il risultato è un cilindro delle dimensioni di una manichetta da giardino, capace però di trasportare centinaia di terabit al secondo. Secondo Salerno la sicurezza di un Paese è sempre più dipendente dalle sue connessioni sottomarine: «Quasi la totalità delle informazioni scorre sotto il mare e questo impone ai Paesi e alle aziende del settore di sviluppare sistemi adeguati a monitorare e proteggere i cavi per prevenire possibili attacchi». Nonostante siano progettati per resistere a correnti intense, movimenti tettonici, basse temperature e forti pressioni, i cavi non sono invulnerabili. I guasti sono relativamente frequenti: secondo l’International Cable Protection Committee, si verificano circa 200 incidenti all’anno. «Presidiare ciò che accade sotto la superficie – conclude Salerno – significa proteggere infrastrutture critiche, garantire l’affidabilità delle reti globali e sviluppare nuove opportunità industriali e scientifiche capaci di rafforzare la competitività del Paese in un contesto internazionale in continua evoluzione». In futuro le dorsali oceaniche diventeranno ancora più strategiche, sia sul piano digitale sia su quello energetico. E la protezione e il monitoraggio richiederanno soluzioni avanzate, in grado di rilevare in tempo reale anomalie lungo tratti remoti e particolarmente profondi.