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 2025  novembre 30 Domenica calendario

Usa, Natale amaro per i dazi. Maxi rincari per alberi e decorazioni

A Manhattan sono apparsi i primi venditori di abeti naturali di Natale da portare a casa, a con prezzi che vanno da 50 a 250 dollari, a seconda delle dimensioni. E per le ghirlande servono almeno quindici dollari. Il problema, però, quest’anno, per molti americani sarà decorare gli alberi o trovarne uno più “ecologico”, cioè finto, da mettere poi in soffitta. A causa dei dazi imposti dal presidente Donald Trump alle importazioni da più di cento Paesi, anche il Natale ne risentirà.
A pesare sarà soprattutto il rapporto commerciale con la Cina. Secondo The Hill, i consumatori potrebbero trovare meno scelta e prezzi più alti rispetto a un anno fa. Gli alberi di Natale artificiali, per esempio, saranno tra gli articoli festivi più colpiti dai dazi. L’87 per cento delle decorazioni natalizie proviene dalla Cina. Nel solo 2023 le importazioni di articoli natalizi valevano tre miliardi di dollari.
La guerra commerciale lanciata da Trump colpirà, quest’anno, prodotti per quasi tre miliardi e mezzo di dollari. Chris Butler, ceo della National Tree Company, azienda americana che produce alberi per le feste e illuminazioni, ha ammesso di aver dovuto aumentare di circa il dieci per cento il prezzo dei prodotti e che quelli di importazioni sono calati del 25 per cento. Alberi che costavano 299 dollari, possono arrivare anche a 359 dollari. Secondo alcuni media, le decorazioni costeranno fino al 20 per cento in più rispetto al 2024, e le luci anche il 63 per cento.

“Abbiamo cercato di assorbire parte dei costi – ha spiegato Butler – e abbiamo chiesto ai nostri partner di produzione di assorbirne una parte, ma alla fine abbiamo dovuto trasferire parte dei costi sui consumatori”.
Il ceo ha anche detto che vorrebbe vedere il governo degli Stati Uniti concedere un’esenzione per le decorazioni e che ha raccolto dati e pareri tecnici per spiegare ai membri repubblicani del Congresso perché gli alberi artificiali vengono prodotti in Cina.
“Abbiamo avuto conversazioni molto costruttive – ha aggiunto – con molti membri della commissione Finanze del Senato. È lì che potrebbero verificarsi sviluppi in futuro. La richiesta è soprattutto educativa: spiegare perché questi prodotti non possono essere realizzati negli Stati Uniti e quali potrebbero essere alcune soluzioni possibili”. Ma ormai il tempo a disposizione per un ripensamento sembra quasi scaduto.