la Repubblica, 30 novembre 2025
“Ha dato del tu a un’iscritta”. Il circolo Canottieri Roma licenzia l’addetta alle pulizie
Licenziata. Senza troppe cerimonie. Al circolo Canottieri Roma basta un pronome storto per far scattare la trappola disciplinare: quel “tu” rivolto a una socia, in una sola occasione, quando avrebbe dovuto essere un rigidissimo “lei”. Questo è il primo capo d’accusa. Un dettaglio minuscolo, ma sufficiente – almeno per il presidente Paolo Vitale – ad aprire un fascicolo contro la donna che da quasi vent’anni pulisce spogliatoi, sistema il bordo piscina, prepara tutto nelle serate di festa.
Non è l’unico addebito, Vitale sostiene che abbia persino lanciato un asciugamano alla stessa socia incinta, sottratto un lettino al marito della socia e, infine, le imputa altri presunti comportamenti sopra le righe, già oggetto in passato di sanzioni minori. Un pacchetto di accuse che quest’estate si è tradotto nel licenziamento in tronco. Ma la lavoratrice non ha alcuna intenzione di restare a guardare. Ritiene ingiusto e umiliante il provvedimento, e ha deciso di restituire il colpo, ha impugnato l’atto e si è affidata all’avvocato Francesco Bronizini, esperto giuslavorista.
Così l’elegante circolo Canottieri Roma – fondato il 28 settembre 1919, affacciato sul Tevere, descritto sul sito come “tra i più importanti d’Italia” – si ritrova a fronteggiare in tribunale la sua donna delle pulizie. Uno dei club più blasonati dell’Urbe, dove politica, professionisti di rango, nobili e imprenditori si mescolano da decenni. Dai poco più dei cento soci del 1922 si è arrivati ai mille di oggi. Uno spazio imponente: 2.150 metri quadrati al coperto, 15.900 all’aperto. Un galleggiante, piscina, tre palestre, sei campi da tennis, due da paddle, uno di calcetto.
Ed è proprio a lungotevere Flaminio, che è successo tutto. Due versioni che si fronteggiano. Nel mezzo una socia manager e il marito, importante primario in un ospedale della capitale. La versione del circolo, messa nero su bianco in una dettagliata lettera di contestazione del 18 giugno e poi ribadita nel licenziamento del mese successivo, non lascia spiragli: la dipendente si sarebbe rivolta alla manager – in una sola occasione, con il famigerato “tu” – le avrebbe chiesto se fosse o meno socia del club e infine le avrebbe lanciato addosso un asciugamano mentre lei era distesa sul lettino con il pancione.
La lavoratrice, in una lettera scritta di suo pugno, ha cercato di difendersi. Sostiene di essersi sempre rivolta alla manager con garbo, dandole del “lei”, e di averle fatto gli auguri per la gravidanza poche ore prima. Nega inoltre di averle lanciato il telo, afferma invece di aver semplicemente chiesto a un’altra donna se fosse socia del club, così da poterle addebitare, in caso contrario, il costo del noleggio. Ma il vertice del Canottieri Roma, «all’esito di una attenta ed approfondita verifica», ha stabilito che le le sue giustificazioni non fossero sufficienti per scagionarla dall’accusa disciplinare. Le ha giudicate prive di fondamento e «inattendibili, contraddette dalle prove in possesso».
Insomma, la signora è stata accompagnata alla porta e ha deciso di cambiare passo. La battaglia si sposta davanti al giudice del lavoro. Prima udienza a gennaio. Circolo canottieri Roma contro la sua ex addetta delle pulizie.