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 2025  novembre 30 Domenica calendario

Bergamo, molestata sul bus, pedinata e trascinata in un portone: la salvano una passante e il fidanzato. L’arrestato già processato due ore prima

Via San Lazzaro, alle 16. Sulla base del racconto di questa ragazza, di 23 anni, viene da chiedersi che cosa sarebbe successo dietro al portone di quel condominio se non fossero intervenuti per tempo una passante e, subito dopo, il fidanzato. La giovane era in balia di Amran Md, 27 anni, suo connazionale bengalese a lei sconosciuto, ora in carcere. Due ore prima era stato processato per il furto di 12 bottiglie di alcolici, due giubbotti e tre zaini alla Lidl (il giudice aveva disposto l’obbligo di firma, il pm chiesto il carcere).
Processato stavolta per violenza privata e lesioni aggravate (è stato inoltre denunciato per minacce, percosse e molestie), nega, come per altro negava il furto. I poliziotti delle Volanti hanno ricostruito i fatti per quello che hanno visto, in quasi flagranza, e raccolto dai testimoni. Quando arrivano, la 23enne sta tremando e Md è stato bloccato dal fidanzato di lei. Quaranta minuti prima, su un autobus 5 della linea 5 da Lallio (dove lei lavora) a Bergamo, il connazionale aveva cercato di abbordarla: «Come ti chiami? Siediti vicino a me». Lei rifiuta, lui si arrabbia e la insulta: «Sei una puttana». 
La ragazza scende in via Zambonate, lui anche. Temendo che la seguisse, gli scatta delle foto che invia al fidanzato avvisandolo di aver paura. La cosa fa infuriare il connazionale, che prende dallo zaino una bottiglia di vetro e la minaccia di spaccarle la testa. Lei accelera, lui le sta dietro. Sempre con la bottiglia frantumata in mano, le urla nella loro lingua: «Ti uccido. Chiama chi vuoi» e aggiunge altre parolacce. Terrorizzata, lei telefona al fidanzato chiedendogli di raggiungerla a Porta Nuova.
Ma nel frattempo la ragazza vive dei momenti di terrore. Md la prende per un braccio e la trascina in un portone. La sbatte contro il muro, le sferra dei pugni in testa e le graffia il viso. Lo racconta lei e lo conferma il referto del pronto soccorso, dove le riscontreranno un trauma cranico seppure lieve (3 giorni di prognosi), graffi ed ecchimosi sul viso. Mentre la picchia, il connazionale la minaccia ancora: «Chiama chi ti pare, vediamo chi ti salva». 
La salva prima di tutti una passante, di 25 anni, che sente chiedere aiuto, si avvicina al portone e lo apre. Ai poliziotti confermerà di aver visto la ragazza sopraffatta dal suo aggressore, che le urla: «Fatti i cazzi tuoi». Lei invece chiama il numero unico di emergenza 112, nel frattempo già allertato dal fidanzato della 23enne che si è precipitato in centro e la localizza con il Gps. Anche lui arriva in via San Lazzaro mentre Md si sta allontanando e lo ferma. 
Li raggiunge una volante, che arresta il bengalese. Difeso d’ufficio dell’avvocata Eleonora Prandi (ha chiesto i domiciliari), l’imputato dice che è stata la ragazza ad aggredirlo. Ma a suo sfavore pesano precedenti e recenti episodi. A settembre era stato arrestato per rapina impropria a Desenzano del Garda, ad agosto per rapina e resistenza a Venezia. Dice di vivere con dei connazionali in città, ma è stato cancellato dalla lista dei residenti. Ha anche perso il permesso di soggiorno per lavoro. Visti la versione «non credibile», i fatti «gravi», la «brutale violenza» e che l’imputato è rimasto «refrattario» agli arresti, il giudice Alberto Longobardi ha disposto il carcere, come chiesto dal pm. Almeno fino al 14 gennaio, quando si concluderà il processo.