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 2025  novembre 30 Domenica calendario

Dati che spiegano le infinite liste d’attesa

Nel parapiglia generale che anima la discussione sulle liste di attesa bisognerebbe partire dai dati, prima di dare risposte semplici a problemi complessi. In Italia il numero di prestazioni ambulatoriali prescritte nel 2023 rispetto al 2019, anno pre-pandemico utilizzato come benchmark, è aumentato del 44% (da 693.632.109 a 999.894.364, dati Agenas). Il numero delle prestazioni erogate e svolte nello stesso arco temporale, al netto delle analisi di laboratorio, è però diminuito dell’8%. In pratica la domanda di salute è cresciuta a dismisura ma siamo in grado di soddisfare meno richieste. Eppure il numero di medici assunti nel Servizio sanitario nazionale è salito dell’1% (127.504 nel 2019, 128.750 nel 2023) e i ricoveri ospedalieri sono calati del 3%. Allora cosa sta accadendo? Un altro numero: la richiesta di prime visite specialistiche è aumentata del 31%, sempre nello stesso arco temporale, mentre quelle effettuate sono diminuite del 10%. Anche qui: chiediamo molte più prestazioni di 6 anni fa ma ne facciamo meno di allora. Stupisce allora che oltre il 50% delle prime valutazioni specialistiche siano espletate al di fuori del servizio pubblico? Sì, certo colpisce molto che gran parte dei cittadini debba rivolgersi al privato in tutte le sue forme per avere assistenza oppure rinunciarci del tutto, ma questi numeri rispondono, almeno in parte, al perché tutto ciò si verifica. Senza entrare in dettagli analitici che potrebbero risultare noiosi per i lettori, un altro dato balza all’occhio: com’è possibile che la richiesta di prestazioni vari tantissimo da area ad area del Paese e perfino nella stessa regione? Senza dare la croce addosso a nessuno, pare evidente quello che i numeri ci dicono: esiste un problema di appropriatezza prescrittiva, non è possibile che tutta l’Italia sia invecchiata di colpo e che tutti si siano ammalati! Ed esiste anche un tema di efficacia nella risposta ai bisogni di salute, che evidentemente è insoddisfacente o è percepita come tale. L’altro aspetto è che, se criticità normative esistono e vanno affrontate (la legge di riforma del Servizio sanitario ha oltre 50 anni), non bisogna dimenticare che il sistema va governato e che lasciato a se stesso auto implode.