Corriere della Sera, 30 novembre 2025
Il sondaggio di Pagnoncelli: Fratelli d’Italia primo partito al 28%, sale il Pd. La Lega controsorpassa Forza Italia
L’ultimo mese è stato, come sempre, denso di avvenimenti sia nella politica internazionale che nella politica interna. A livello internazionale ha tenuto banco il tema ucraino: se infatti il conflitto mediorientale sembra (a fatica) congelato, si è aperto un primo (complicatissimo) spiraglio di trattativa per la guerra russo-ucraina. Per la politica interna vanno ricordate naturalmente le elezioni regionali appena concluse che vedono complessivamente una continuità di governo, senza scossoni sostanziali. Ancora, va menzionato il caso Garofani, il consigliere del presidente Mattarella di cui sono state rese pubbliche alcune dichiarazioni rispetto alla capacità del centrosinistra di vincere le elezioni. Quindi la vicenda Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci, che ha portato a coinvolgere l’Autorità garante della privacy. Infine, è cominciata la campagna per il referendum sulla separazione delle carriere, che dominerà l’agenda politica dei prossimi mesi.
Come accade da tempo, tutti questi avvenimenti hanno scarso effetto sugli orientamenti degli elettori. Per quel che riguarda le intenzioni di voto, nel centrodestra è stabile il consenso per Fratelli d’Italia, al 28% come lo scorso mese, Forza Italia perde pochi decimali ed è stimata all’8,6%, mentre la Lega guadagna quasi un punto (oggi è all’8,9%), forse beneficiando del successo strappato in Veneto grazie soprattutto alla candidatura di Luca Zaia. Tra le opposizioni cresce il Pd di 0,7% e si colloca al 21,6%, anch’esso probabilmente beneficiando dei buoni risultati delle ultime Regionali, in particolare in Puglia e Campania. Assolutamente stabile il Movimento 5 Stelle (13,5% esattamente come ottobre), così come Avs al 6,3%, mentre le formazioni minori hanno variazioni minime.
Tuttavia, le recenti Regionali hanno evidenziato come le opposizioni unite siano competitive rispetto alle forze di governo, tanto che si sta cominciando ad ipotizzare di cambiare la legge elettorale. In effetti le stime dell’Istituto Cattaneo dicono che nei collegi uninominali, dove il centrodestra aveva stravinto alle ultime Politiche, le opposizioni migliorerebbero nettamente le proprie posizioni, pur rimanendo sotto di una trentina di seggi. Questa vicinanza è testimoniata anche dai risultati dei nostri sondaggi: il cosiddetto Campo largo infatti tallonerebbe il centrodestra e se si aggiunge anche Azione – pur riluttante – arriverebbe a superarlo di circa due punti. Questa è forse l’unica novità delle recenti consultazioni, appunto la competitività dell’opposizione unita. Ma va verificata la compattezza effettiva dell’elettorato: mentre per il centrodestra è abituale votare per la propria coalizione anche se ci sono forze con cui non si concorda del tutto (cioè «turandosi il naso», come diceva Montanelli), per il centrosinistra è più difficile.
Per l’esecutivo i dati segnalano una lieve contrazione: l’indice di apprezzamento del governo (la percentuale di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi i non sa) scende di due punti, dal 42 al 40; lo stesso avviene per la presidente del Consiglio, che passa dal 44 al 42. Non si tratta di grandi cambiamenti, tuttavia questi piccoli cali potrebbero essere messi in relazione da un lato alla polemica, già richiamata, con il Quirinale (anche se per interposta persona) e dall’altro anche alla manovra finanziaria che sembra sostanzialmente orientata alla tenuta dei conti, senza benefici particolari per nessuna componente sociale.
Anche per i leader i cambiamenti negli indici di apprezzamento sono sostanzialmente insignificanti, fatto salvo per Schlein che ha un piccolo incremento di due punti, passando dal 23 al 25, anche questo correlabile, come la piccola crescita del Pd, ai risultati delle recenti consultazioni regionali. Insomma, cambiamenti davvero ridotti e contenuti. La partita dei prossimi mesi si concentrerà sulla campagna referendaria e sulla legge elettorale. Entrambi temi forti e capaci di mobilitare le curve, come dicevamo il mese scorso. Ma sappiamo (e gli ultimi dati di affluenza alle urne lo hanno reso particolarmente evidente) che alzare i toni non fa alzare la partecipazione. Tema che invece dovrebbe ormai entrare di prepotenza tra gli obiettivi politici.