Corriere della Sera, 30 novembre 2025
Scalata a Mediobanca, il governo ora studia le mosse. Salvini attacca i magistrati: «Se Giorgetti dice che è tutto a posto, non ho dubbi sia così»
Il silenzio assoluto viene rotto verso sera. Con una nota del ministero dell’Economia, due righe di numero: «Il Mef ha agito sempre nel rispetto delle regole e della prassi». E dunque: «Dal ministro Giorgetti nessuna ingerenza né interferenza». Il tema è l’inchiesta della magistratura di Milano sulle, appunto, presunte «interferenze» nella scalata di Mps a Mediobanca con una «Fase 2», il controllo di Generali a completare il piano di ridisegno del sistema bancario nazionale.
Soltanto Matteo Salvini, intercettato al suo arrivo all’Assemblea nazionale di Noi moderati, se la cava con la ricorrente polemica con la magistratura: «Io so per certo – dice il vice premier – che grazie al governo e mi permetto di dire grazie alla Lega, la banca più antica del mondo non solo è stata salvata con sportelli e lavoratori, ma adesso è centrale ed è attraente, crea utili, ricchezza e assume persone». Insomma, Salvini si stupisce che «certa magistratura fosse distratta mentre qualcuno stava azzerando il Monte di Paschi di Siena e si sia risvegliata quando il Monte di Paschi di Siena, grazie alla Lega e al governo, è stata non solo salvata, ma rilanciata».
In coda, forse un filo di freddezza nei confronti di Giancarlo Giorgetti: «Se il ministero dell’Economia dice che è tutto a posto, visto che io faccio il ministro dei Trasporti, non ho dubbi che sia così». Un umore che echeggia anche nelle battute di qualche leghista che ironizza sulla «consueta autonomia del ministro all’Economia».
Resta il fatto che l’inchiesta di Milano rischia di trasformarsi in una mina sulla strada del governo. Non soltanto per il corredo di intercettazioni su quella presunta «interferenza» respinta dalla nota del Mef, ma anche per le divisioni che può aprire tra gli alleati.
Il fatto è che se in Lega si parla dell’«autonomia» di Giorgetti, in Forza Italia c’è chi ricorda come sui passaggi legati al risiko bancario Antonio Tajani fosse fieramente contrario e adesso potrebbe far pesare questa distanza. Come si ricorderà, insieme con tutti i ministri di Forza Italia, si oppose all’utilizzo del golden power governativo per fermare l’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Bpm. Una contrarietà non affidata a battute di giornata, ma fatta mettere a verbale in Consiglio dei ministri dall’intera delegazione azzurra. Il già presidente del Parlamento europeo sull’argomento è certamente stato profetico: sulla vicenda l’Unione europea ha appena aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia.
Palazzo Chigi non lascia sfuggire una sillaba. Mentre in FdI, c’è chi annota che sulle dinamiche di mercato il governo non interviene ma «dovrebbe essere cauta anche la procura». Ma la vicenda difficilmente non rimbalzerà sul governo. E le opposizioni non lasceranno cadere la palla, con la richiesta di chiarimenti in Aula già avanzata da Elly Schlein e Giuseppe Conte.