Corriere della Sera, 30 novembre 2025
L’audio Lovaglio-Caltagirone sull’sms del ministro a Blackrock: tutti i dubbi sul ruolo del Tesoro
Tre dichiarazioni ufficiali inveritiere del ministero del Tesoro, e altri due episodi di «supporto governativo» quali un sms del ministro Giancarlo Giorgetti e un intervento del deputato leghista Alberto Bagnai, nella ricostruzione della Procura di Milano hanno storicamente costellato la scalata di Mps Monte dei Paschi di Siena a Mediobanca, per la quale i pm sul versante giudiziario indagano l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e il presidente Francesco Milleri della holding Delfin della famiglia Del Vecchio, in concorso con l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, per le ipotesi di aggiotaggio e ostacolo alle Autorità di vigilanza Consob, Banca centrale europea e Ivass sul concerto non dichiarato al mercato.
A proposito della messa sul mercato il 13 novembre 2024 del 15% di azioni Mps di cui il governo era principale azionista, il 29 luglio 2025 il direttore generale del dicastero, Francesco Soro, ha negato a Consob qualunque «interlocuzione, contatto o scambio tra il ministero e gli investitori che poi hanno acquisito una partecipazione rilevante in Mps (Delfin, Caltagirone, Anima, Bpm) e/o con la banca» all’epoca di quella controversa procedura accelerata di cessione: talmente zeppa di «opacità e anomalie», per i pm, da sfuggire ora al reato di turbativa d’asta solo perché la particolare normativa che la disciplina non rende possibile qualificarla gara pubblica. Ma proprio Caltagirone alla Consob ha candidamente «dichiarato di essere stato interpellato nel’ottobre 2024 dal ministero» perché il ministero era «interessato a creare un nucleo di investitori italiani per Mps». Caltagirone ha aggiunto che, «successivamente, dal ministero gli era stata data sommaria indicazione degli altri soggetti che sarebbero stati invitati alla procedura», e che tra costoro «il Tesoro gli aveva fatto menzione proprio di Delfin, Bpm e Anima». Anche l’amministratore di Delfin, Romolo Bardin, alla Consob ha «confermato i contatti di Milleri» (numero uno di Delfin) «con Caltagirone ed altri esponenti istituzionali. Milleri aveva raccolto l’interesse del Ministero per la creazione di un nucleo di investitori italiani in Mps».
Ne parla lo stesso banchiere Mps Lovaglio dopo la cruciale assemblea Mps che il 17 aprile 2025 approva l’aumento di capitale finalizzato alla scalata di Mediobanca: il 29 aprile «Lovaglio incontra il presidente dell’Ivass (vigilante sulle assicurazioni, ndr) insieme al suo capo segreteria, il quale, nella nota in pari data per il governatore della Banca d’Italia e il presidente Ivass, riporta come Lovaglio abbia fatto notare che la presenza di “alcuni soci e il supporto governativo” hanno avuto in questo momento un “ruolo facilitatorio”».
Lo racconta proprio Lovaglio usando il plurale con Caltagirone, intercettati il 18 aprile 2025 mentre commentano il voto contrario del ceo del fondo americano Blackrock con il 2% di Mps: «Qualcuno ci ha fatto il bidone, perché Blackrock è un 2% (…) Io ho scritto al ceo e so che il ministro ha scritto un sms perché io gli ho detto “Oh, guarda che non ha votato!”, quindi gli ho detto a Sala (Marcello, direttore generale del ministero prima di Soro, ndr) hanno scritto un sms, nonostante questo... non è andata bene».
Per i pm la procedura di vendita delle azioni governative Mps, benché «organizzata il 13 novembre 2024 in modo da apparire come una gara competitiva e trasparente», fu «viceversa costruita in modo tale che risultassero acquirenti i soggetti che avevano condiviso e avrebbero beneficiato del progetto di controllo di Mediobanca». Il ministero affidò il ruolo di raccogliere gli ordini di acquisto delle azioni per determinarne il prezzo (poi in un baleno offerto identico da Caltagirone e Delfin con il medesimo sovrappiù sulla medesima quantità del 3,5% a testa) a un intermediario insolito quale Banca Akros: talmente piccolo (rispetto ai pool di banche advisors di analoghe operazioni) da dover farsi prestare una garanzia di 600 milioni dalla propria controllante Bpm, peraltro poi acquirente proprio del 5% delle azioni governative Mps, accanto al 3% di Anima in quel momento sotto Opa di Bpm.
Questa scelta, per la Procura, «non è spiegabile, se non nel senso di voler pilotare l’attività di dismissione». Il ministero di Giorgetti nella nota del 29 luglio 2025 alla Consob afferma che scelse Akros perché aveva offerto il più conveniente sconto sul prezzo di base, lo 0,05%. Ma i pm rimarcano che Akros all’inizio offrì lo 0,2%, proprio come i colossi Bank of America e Jefferies, solo che poi fu «l’unica a ricevere dal ministero la richiesta di un rilancio», cosa su cui il Mef glissa con la Consob.
Il 27 dicembre 2024, meno di un mese prima della scalata di Mps a Mediobanca, Caltagirone e Delfin poterono entrare nella cabina di regia di Mps inserendo in cda propri consiglieri al posto dei dimessisi 5 «indipendenti» che erano stati eletti nella lista del ministero. I consiglieri «indipendenti» sono quelli la cui autonomia di giudizio non deve essere influenzabile da rapporti economici, professionali o personali con chi controlla la società. E il direttore generale del ministero, Soro, il 29 luglio 2025 «attesta di non aver contattato i consiglieri uscenti, e tantomeno di averne sollecitato le dimissioni». Solo che, «secondo le dichiarazioni dei consiglieri alla Consob, per 3 dei 5 (Negri Clementi, Fabris De Fabris e Foti Belligambi) le dimissioni furono» invece «richieste o imposte dal ministero, o in un caso dal deputato della Lega Alberto Bagnai, che aveva detto di esprimersi per conto del ministero».