Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  novembre 30 Domenica calendario

Airbus richiamati d’urgenza, cosa succede adesso? I disagi e i sospetti sul «bit flip» che ha alterato i dati di volo

«Le radiazioni delle tempeste solari sono più pericolose per i computer dei velivoli di quanto finora noto?». È una delle domande che si stanno facendo in queste ore piloti, responsabili delle compagnie ed esperti delle autorità di sicurezza aerea. Perché quanto accaduto al volo JetBlue, a fine ottobre, solleva più di qualche interrogativo. E fa discutere comandanti e primi ufficiali che da venerdì infiammano le chat WhatsApp.
Anche se gli investigatori francesi coinvolti nelle indagini – perché Airbus ha sede a Tolosa – hanno classificato quella vicenda come «incidente» (il livello più basso tra le tre categorie di emergenze di sicurezza), più di qualche pilota spiega al Corriere che quello del volo JetBlue «potrebbe non essere stato il primo caso». Per questo si cerca nei database specializzati ogni tipo di segnalazione che possa somigliare. 
Entro pochi giorni tutto si dovrebbe risolvere, assicurano gli esperti. Non sono esclusi ritardi e cancellazioni, in particolare tra i vettori che devono tenere fermi i jet per più tempo perché è necessario rimuovere fisicamente l’hardware e installarne uno nuovo. Ma una delle prime conseguenze, quando gli aerei saranno stati aggiornati, sarà quella di aumentare il numero di scenari nei test sui prossimi software. «Anche perché – racconta più di un pilota – la versione 104 dell’Elac, poi accantonata, era stata introdotta proprio per risolvere alcune questioni della versione 103, quella che è stato chiesto di ripristinare». Questioni, va detto, «meno serie di quelle emerse con la 104». 
Ma cos’è successo tecnicamente? «Il flusso di particelle di origine solare sembra aver colpito la parte esterna dell’atmosfera e, a cascata, altre particelle si sono abbattute sull’elettronica dell’aereo. Questo avrebbe generato il cosiddetto “bit flip”», dice al Corriere Alessandro Paccagnella, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova. Il «bit flip», spiega il professore, «è un fenomeno in cui il valore di un singolo bit in memoria o in un circuito digitale cambia in modo involontario: da 0 a 1 o da 1 a 0. E tra le cause ci sono le radiazioni solari o cosmiche che colpiscono i semiconduttori. I dati, insomma, vengono corrotti». 
Non è un fenomeno nuovo, secondo Paccagnella. «Se ne hanno prove dagli anni Settanta. Solo che non toccava gli aerei perché ai tempi non avevano così tanta modernità». E questo è un tema: i velivoli oggi sono un concentrato di tecnologia sofisticata, ma per fortuna pieni di sistemi di ridondanza: se ne salta uno, ne subentra un altro uguale. «Con la tecnologia fly-by-wire oggi al pilota basta muovere un joystick laterale che poi, attraverso impulsi elettronici, gestisce le parti cruciali di un velivolo», spiegano i piloti degli Airbus. «Ma l’elettronica è sempre più suscettibile alle particelle solari e cosmiche: i microprocessori sono diventati ancora più piccoli», ragiona il professor Paccagnella. 
«Immaginiamo le particelle solari come delle punture di spillo che colpiscono costantemente i transistor – prosegue —. Finché questi erano grandi la puntura non faceva male. Ora, con i microprocessori così piccoli, la stessa puntura – che non è cambiata – riesce a fare danni». Dobbiamo prepararci a maggiori problemi di questo tipo? L’evento del 30 ottobre potrebbe anche essere un caso unico. La risposta la daranno gli esperti di sicurezza aerea che hanno già iniziato a studiare l’evento per capire se c’è il rischio che si ripeta.