Il Messaggero, 28 novembre 2025
Ue, la spinta al contante: prelievi anche nei negozi
Cambiano le regole Ue sui servizi di pagamento. All’alba di ieri, i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione (l’organo che rappresenta i governi) hanno raggiunto un accordo politico su un nuovo regolamento che vuole meglio contrastare le frodi, aumentare la trasparenza sulle commissioni e rafforzare la tutela dei consumatori. Non solo. Come indica l’Eurocamera in una nota, ci sono nuove norme di favore anche per l’uso del contante, di fronte alla diffusa chiusura degli sportelli Bancomat: per garantire un migliore accesso al denaro, in particolare nelle aree rurali e remote, si prevede la possibilità per i negozi al dettaglio di offrire banconote di medio taglio, tra un minimo di 100 e un massimo di 150 euro, senza che il cliente sia obbligato a effettuare un acquisto. Per prevenire abusi, tali prelievi richiederanno di inserire il codice Pin.
La nuova normativa – che prima di entrare in vigore dovrà adesso essere validata un’ultima volta dai due co-legislatori, una volta che saranno definiti alcuni aspetti tecnici in sospeso – punta a istituire un quadro antifrode, ad esempio per i casi in cui i truffatori si spacciano per impiegato del prestatore di servizi di pagamento di un cliente per guadagnarsi la fiducia e indurlo a compiere operazioni illecite. Per i servizi di pagamento, scatterà l’obbligo di verifica che il nome del beneficiario e il codice Iban coincidano, come già avviene per i pagamenti istantanei in euro; in caso di discrepanze, andrà rifiutato l’ordine di pagamento e informato il pagatore. In caso di impersonificazione, i fornitori dovranno rimborsare l’utente della totalità dell’esborso se viene presentata apposita denuncia. I negoziatori del Parlamento, inoltre, hanno ottenuto la possibilità per gli operatori di carte e altri mezzi di pagamento di rivalersi sulle piattaforme online, dopo aver erogato un rimborso all’utente, se queste non hanno eliminato un contenuto fraudolento di cui erano a conoscenza. Una disposizione che ha fatto infuriare la Ccia di Bruxelles, sigla che rappresenta le aziende tech: «Un quadro normativo così complesso vanifica gli sforzi di semplificazione e rischia di entrare in conflitto con il divieto di monitoraggio generalizzato».
Le piattaforme online e i motori di ricerca potranno pubblicizzare servizi finanziari solo se l’azienda che li offre è regolarmente autorizzata nello Stato in questione. Quanto alla trasparenza, ci sarà l’obbligo uniforme in tutta l’Ue di informare e quantificare le commissioni a carico del cliente prima che la transazione venga effettuata, dai tassi di cambio in caso di conversione in valuta straniera agli extra per il ritiro allo sportello. E lo stesso vale per le tariffe applicate ai pagamenti con carta negli esercizi commerciali, così da offrire a consumatori e imprese un quadro più chiaro dei costi – spiega il Consiglio in una nota – e la possibilità di compiere scelte più consapevoli. Infine, gli esercenti dovranno assicurarsi che la loro denominazione commerciale corrisponda al nome che appare sugli estratti conto bancari dei clienti, così da aiutare i consumatori a riconoscere facilmente gli addebiti e a ridurre la confusione.