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 2025  novembre 28 Venerdì calendario

Conte: “In primavera il programma del Movimento. La destra rischia sul referendum sulla giustizia”

L’avvocato ha voglia di parlare, ma anche l’agenda piena. “Non riesco a fermarmi” sorride Giuseppe Conte.
Elly Schlein ha posto come condizione per partecipare ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, di confrontarsi sul palco con Giorgia Meloni. E ora la premier dice di essere pronta a confrontarsi sia con lei sia con Schlein ad Atreju perché, scrive, “non spetta a me decidere chi sia il leader dell’opposizione”. Lei è disposto a un dibattito a tre?
Non mi sono mai sottratto al confronto, e certamente non lo farò adesso. Già lo scorso anno in occasione di Atreju avrei voluto confrontarmi con Meloni, ma non fu possibile: bene che si faccia quest’anno.
Ponendo come condizione per partecipare alla festa il confronto con la premier, Schlein non ha commesso un errore tattico?
Non spetta a me dirlo, io ora sto ai fatti. Finalmente Meloni sceglie di confrontarsi anche con il sottoscritto, dopo che in questi anni mi ha accusato di ogni nefandezza.
Quello che andrà peggio nel dibattito tra lei e Schlein perderà peso nella corsa alla candidatura per Palazzo Chigi. Sarà anche un derby, non crede?
Ma no, c’è tempo per decidere queste cose. Prima dobbiamo occuparci di programmi e temi.
Pensa che Meloni la ritenga più insidioso di Schlein?
Andrebbe chiesto a lei (sorride, ndr).
Secondo la segretaria dem, da FdI sollecitano un tavolo sulla legge elettorale perché “hanno paura di perdere”. Condivide?
Sì. Credo che soprattutto il risultato in Campania sia stato uno scossone per Meloni, visto il distacco abissale tra Roberto Fico e il candidato di FdI, l’esponente di governo Edmondo Cirielli. Ma non si può cambiare una legge elettorale solo per sagomarla sulle esigenze della maggioranza.
Lei è sempre per una legge proporzionale sul modello tedesco? E se la chiamassero a un tavolo per discuterne, andrebbe?
Sì, il M5S è tradizionalmente per il proporzionale con un’adeguata soglia di sbarramento, e non mi sembra che sia questa l’ipotesi che circola nel loro campo. Ma se dovesse arrivare un’iniziativa formale su questo, non ci sottrarremo al confronto in Parlamento.
Le primarie di coalizione vanno fatte solo se sulla scheda elettorale verrà inserito il nome del candidato premier, o sono comunque necessarie?
Penso che il dibattito nel campo progressista non possa e non debba avvitarsi da qui ai prossimi mesi sul fatto di tenere o meno le primarie. Concorderemo al momento giusto i criteri per scegliere il candidato. Ora ciò che interessa i cittadini sono le proposte economiche per migliorare la condizione di famiglie e imprese, o per dare risposte sul grave problema della sicurezza.
Lei ha lanciato un cantiere per il programma, sul modello della costituente del Movimento dell’anno scorso. Che tempistiche immagina, e come vuole strutturarlo?
Sarà un processo che si svolgerà in più mesi, nella prossima primavera. Consulteremo i nostri iscritti, ma rispetto alla costituente Nova daremo ancora più spazio alle istanze che ci arriveranno da cittadini e associazioni. La gente non vuole solo votare, ma partecipare a un processo, costruirlo.
Lei ha rinviato il tavolo della coalizione a dopo l’estate. Ma gli altri partiti progressisti, a partire da Avs, non ne sono entusiasti.
È sbagliato parlare di un rinvio da parte mia. Sono stato il primo a dire che è il momento di concentrarsi sull’elaborazione di un programma, ma è legittimo che ogni forza politica lo faccia seguendo il proprio metodo e percorso. Questo ci consentirà di arrivare al tavolo di coalizione con proposte forti, che rispondono ai bisogni del Paese.
Lei è molto fiducioso sulla possibilità di vincere il referendum sulla giustizia, ma parte del Pd voterà Sì.
Confido che i cittadini sapranno vedere il vero obiettivo che si nasconde dietro la riforma Nordio: non snellire i tempi della giustizia, non potenziare le risorse umane che lavorano nei tribunali, ma rendere i politici intoccabili e metterli al riparo dalle inchieste. Non possiamo affidare la riforma della giustizia a un ministro che ha confezionato una norma che fa scappare i presunti criminali avvertendoli prima dell’arresto. Come M5S faremo convintamente la nostra campagna per il No, anzi abbiamo già iniziato.
Il comitato unico dei partiti si farà?
Stiamo valutando, ma è certo che il M5S si batterà contro questa riforma e in prima linea ci saranno i nostri parlamentari simbolo della lotta per la legalità: Scarpinato, Cafiero de Raho e Antoci.
Se perdesse il referendum, Meloni dovrebbe dimettersi?
Tenterà di non personalizzare il referendum come fece Renzi, a dimostrazione che sa che la vittoria dei Sì non è affatto scontata. Ma la sconfitta nel referendum sarebbe molto pesante visto che è l’unica vera riforma che presentano dopo tre anni di governo. Sarebbe il segno che gli italiani non credono più alle favole sul miglioramento della giustizia e a tutte le altre bugie che ci raccontano. La maggioranza può farsi molto male su questo voto.