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 2025  novembre 28 Venerdì calendario

Mattia Furlani: "La mia famiglia è una squadra da Star Wars In gara con Duplantis, un onore. Ora vince lui"

Stare testa a testa con Duplantis è come guardare il mondo dall’alto, cambia la prospettiva. Mattia Furlani è candidato al premio di miglior atleta dell’anno con Mr record, sa che vincere adesso è praticamente impossibile, ma il confronto diretto sposta il livello.
Come è tornare ad allenarsi da campione del mondo di salto in lungo?
«Fantastico, vedo tutto in ottica diversa. Ho la curiosità di capire dove posso arrivare e sono motivatissimo. Oggi sono quello da battere e per lasciare un’impronta bisogna restare lì».
Come si fa?
«L’obiettivo è stabilizzare la tecnica e costruire il fisico».
Palestra?
«Lavoro sui dettagli trascurati, tipo il core addominale».
Six-pack alla Ronaldo? Essere leggero ed elastico l’ha porta a volare, non ha paura di alterare il sistema?
«Non esagero, io e mamma, che mi allena, vediamo lo sviluppo negli anni. Guardiamo lontanissimo».
Quando si rivede ha le stesse sensazioni di quando salta?
«Vedo la progressione che porta al volo e mi sdoppio: da un lato non sono io e libero le emozioni da spettatore. Dall’altro ho l’esperienza di quel che ho fatto».
Quello che guarda cambierebbe qualcosa della finale di Tokyo?
«Dopo la misura buona non mi sono sfogato come avrei voluto. Volevo stare concentrato, però 8, 39 metri è il mio personale e meritava».
Tre desideri per il 2026.
«Un nuovo personale: ritengo di valere una misura diversa, cerco il record italiano che è di Howe a 8, 47, ma inseguo altri numeri totalmente. Abbiamo detto desideri, no? Poi, iniziare a giocare con Nicolò, mio nipote appena nato. Sarebbe bello farlo camminare subito. Terzo, per la mia passione dei motori, vorrei guidare, che so, una F2 in pista».
Primo regalo da zio?
«Un sonaglio che gira».
La famiglia per lei è la squadra. Come cambia con il nuovo arrivato?
«È incredibile… è un nuovo Furlani e fa strano: l’inizio di una nuova generazione, stavolta vedo l’intero processo e pure mia sorella come mamma: l’emozione mi travolge».
Sua madre, Kathy Seck, ha già preparato la tabella per Nicolò? Lei a tre anni era già avviato alla vita da campione.
«Lo educheremo allo sport, verrà al campo e da grandicello deciderà che fare, ma noi siamo tanti e di parte».
A che età lo piazzate a bordo pista, a respirare atletica?
«Erika vuole riprendere il salto in alto: Nico, a breve starà lì con lei, nel passeggino».
Un film in cui inserire l’intera famiglia nel cast.
«“Gli incredibili”, viene facile e vista la fissazione collettiva anche “Star Wars”. Dentro casa una religione».
Chi fa Luke Skywalker?
«È il prescelto… direi io».
E lo jedi Yoda?
«Nicolò, perché oggi è alto uguale».
Facciamo ordine sulla velocità. Quanto è interessato ai 100 metri?
«Solo per la preparazione al lungo, non mi voglio distrarre perché le due discipline chiedono ormai approcci troppo diversi. Magari ci sarà un’uscita sui 100 metri, da lì a prendere parte a una staffetta è totalmente un altro discorso».
L’abbinamento salto in lungo e sprint ha fatto la storia con Carl Lewis e Jesse Owens. Oggi è possibile?
«È un’altra epoca. Quei super atleti hanno avuto problemi di usura, ormai si punta più a prevenire che a stupire. Ci sono stagioni troppo dense, spingere su entrambe le discipline è un grosso rischio».
I record nei salti maschili sono fermi da tanto. Quello di Powell nel lungo (8,95) è lì dal 1991. Diventano eterni come quelli della velocità femminile?
«Non li vedo così. Sono stellari e per questo longevi: però li si può superare. Sarebbe pazzesco».
Fenomeni si nasce o si diventa?
«Se ci nasci puoi diventarlo. Chi salterà nove metri ci è nato, eppure senza dedizione e precisione non ci arriva».
Candidato a migliore atleta dell’anno con Duplantis. Che effetto fa?
«Follia. Ritengo Duplantis il miglior sportivo di sempre, ho per lui una stima incredibile, ho visto tutti i suoi video fin da piccolo: ha influenzato la mia visione. Essere già a un uno contro uno è solo un onore. Fossi un giudice gli consegnerei il premio a priori da qui a quando smette. Come il Pallone d’oro con Messi: se glielo dai non ti sbagli».
Vi siete sentiti?
«Dopo il premio di miglior europeo, mi ha scritto “sarai il prossimo”, e l’ho chiamato per il suo compleanno: non è solo un gran campione è un gran signore».
Lei è tifoso della Roma, segue il calcio, ha 20 anni e nell’ultimo Mondiale con l’Italia ne aveva 9. Il pallone ha ancora appeal?
«Un po’ sì (e un po’ no). Oggi si fa fatica, ma Totti e Buffon sono storia recente. Nello sport è facile dimenticare... Sicuramente si deve trovare una strada per formare campioni con strutture che mancano e cultura sportiva che latita».
Highlights o partita intera?
«Highlights. Se c’è la Roma partita».
Le piace la Kings League?
«La guardo tantissimo. Il format è fuori dal calcio, ma straeducativo per lo sport e la simpatia di chi lo racconta è la chiave. Streamer come Blur o Marzone, con cui sono cresciuto, hanno messo su il traino giusto».
Se ci sono i playoff Mondiali e una finale di Sinner insieme che cosa sceglie?
«L’ultimo giro ho visto Sinner, ma l’Italia doveva vincere 9-0.... Poca attrattiva».
Doualla, sprinter 16enne che fa tempi straordinari, fatica a mangiare i legumi. Era anche un suo problema. Consigli?
«Servono. Butti giù e basta, prima digerisce che ogni dettaglio conta e meglio è».
L’Uomo Ragno come riferimento da quando era ragazzino, è cambiato il modo di specchiarsi nel super eroe?
«Sì. Oggi mi sento atleta della gente, mi gasa divertirmi insieme al pubblico e lui ha sempre interagito con la folla, è parte della sua forza. Trasmettere mi piace quanto vincere».