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 2025  novembre 28 Venerdì calendario

Alessandro Altobelli fa 70 anni: «Il mio Mondiale dell’82, la firma con l’Inter e lo scudetto, Brescia. Non ero il più forte ma non mollavo mai»

Spillo Mundial. «Ho segnato tanti gol, ma mi chiedono sempre di quello». Per «quello», Alessandro Altobelli detto Spillo intende ovviamente l’indimenticabile 3-1 alla Germania Ovest nella finale del Mondiale 1982. La notte di Madrid, Pertini che dice «non ci prendono più», il sogno che si avvera, gli italiani che scendono per le strade a festeggiare. Oggi, venerdì 28 novembre, che l’ex attaccante di Inter, Juventus e Nazionale compie 70 anni, non si può che partire da lì, da quel gol iconico: «A rivederlo sembra facile, ma non è così: oltre alla tecnica ci ho messo la testa, la cosa più importante per un calciatore».
A distanza di 43 anni, quel Mondiale resta impresso nella mente degli italiani.
«Il Paese usciva dagli anni di piombo. Quando dalla Ciociaria arrivai a Brescia, nel 1974, pochi giorni prima era esplosa la bomba di Piazza Loggia. Ricordo l’atmosfera cupa, la paura, la tensione. Quell’11 luglio 1982 fu la festa di un popolo che attraverso il calcio si riprendeva la gioia di vivere, uscendo nelle piazze, per le strade. Credo che per questo la gente è ancora così legata a quella squadra».
A proposito: al prossimo Mondiale ci andiamo? Di certo, rispetto a voi oggi siamo meno forti…
«Io dico dì sì. Bisogna crederci, altrimenti è dura. Non siamo scarsi come a volte crediamo. Possiamo farcela, se facciamo l’Italia. Nei momenti difficili diamo il meglio, da sempre. Gattuso sta puntando sui giovani, spero che per marzo saremo pronti. Ma occorre ricordarsi una cosa».
Vale a dire?
«L’Italia viene prima di tutto. A volte ce lo dimentichiamo».
Nell’Inter e in azzurro cresce Pio Esposito. Abbiamo trovato il nuovo Spillo?
«Come me, Pio è un ragazzo del sud che è partito da Brescia per arrivare all’Inter e alla Nazionale. Conosco la famiglia, serissima come lui. Ha il gol nel sangue, farà strada. Ma lasciamolo crescere».
Chi vince lo scudetto?
«Per me una tra Napoli, Inter e Milan».
Perché il nostro calcio è peggiorato rispetto a quello degli anni 80?
«Una cosa che detesto è la costruzione dal basso, che serve solo a favorire gli avversari. Ai miei tempi il difensore faceva il difensore, l’attaccante faceva l’attaccante».
Di lei ci si ricorda le esultanze contenute dopo i gol: oggi è tutto uno show.
«Mi dicevo: perché fare scenate di fronte a un avversario che sta perdendo o magari retrocede? Perché innervosire gli spettatori dell’altra squadra? Un giocatore deve avere anche testa».
Il momento più bello della carriera? Il Mundial?
«No, sono tanti. L’arrivo al Latina, la firma con l’Inter davanti a Mazzola: da tifoso nerazzurro, un sogno che si avverava. E poi lo scudetto del 1979-80, il Mondiale dell’82. Non ero il più forte, ma non mollavo mai. E senza i compagni nulla sarebbe stato possibile. Oggi sono in contatto con tutti: ho una chat con l’Inter dello scudetto, una con i campioni del mondo, una con gli ex Brescia...».
L’allenatore che le ha dato di più?
«Oltre a Bearzot, dico Bersellini: mi ha formato anche come uomo».
Il compagno con cui ha legato maggiormente?
«Beccalossi, il mio Evaristo: abbiamo fatto tutto insieme, eravamo come fratelli. Lui sì un campione vero».
Come festeggia i 70?
«Tre giorni nella mia Sonnino, in provincia di Latina, dove tutto è cominciato. Da bambino giocavo fuori dalla scuola, c’era uno strapiombo: se sbagliavo a controllare la palla, era finita. È così che ho imparato la tecnica. Saranno tre giornate bellissime, ricche di eventi. Ringrazio chi si sta prodigando, tutta l’amministrazione comunale e la Pro Loco. Ci saranno tanti miei amici. Ne sono molto contento. La mia vittoria più grande di questi primi 70 anni è proprio questo affetto. Sono stato un buon giocatore, ma penso che la gente mi abbia voluto bene perché sono stato uno di loro, uno del popolo».