Libero, 28 novembre 2025
I dipinti di Churchill e Hitler
Winston Churchill batte Adolf Hitler: non solo nella Seconda Guerra Mondiale, ma anche nell’arte. Il prezzo record di un milione e mezzo di dollari che a un’asta canadese è stato battuto per un paesaggio marocchino dipinto dal primo ministro britannico nei suoi ultimi anni polverizza infatti ogni incasso mai realizzato per le opere d’arte del Führer – e non è neanche il suo massimo. Nel 2009, quando la casa d’aste Mullock dello Shropshire vendette 15 quadri di Hitler arrivò appena a un totale di 120.000 dollari, e un’altra asta di Ludlow, sempre della stessa Contea britannica, si fermò a 100.000 euro. Il record per una singola tela del leader del nazismo fu raggiunto nel 2012 in Slovacchia, ma si arrivò appena a 42.300 dollari. Insomma, il miglior Churchill vale 35 volte più del miglior Hitler.
Una differenza è che Hitler i suoi oltre 3000 disegni e dipinti li realizzò prima di darsi alla politica. Da qui sprezzanti definizioni di «imbianchino fallito» che gli diede anche Gabriele D’Annunzio. «Su l’acciaio dell’elmo/ ti gocciola il pennello d’imbianchino,/ dai di bianco all’umano et al divino» sono ad esempio i versi di una “Pasquinata” che compose contro colui che altrove definì «Attila della Pennellessa» o «Attila imbianchino». E anche Trilussa non ci andò leggero quando Hitler venne a Roma, ironizzando anche sui fondali che aveva fatto mettere Mussolini: «Roma di travertino/ rifatta di cartone/ aspetti l’imbianchino/ tuo prossimo padrone». In effetti dipinse molte vedute di Linz, Vienna e Monaco nonché alcune scene della prima guerra mondiale, ma anche molti monumenti architettonici che egli amava raffigurare con assoluta rigidità e precisione, con tecniche diverse come carboncino, acquerelli e colori ad olio, su carta, tela e legno. Dopo la sconfitta del Terzo Reich gran parte delle sue opere furono requisite dai militari Usa come bottino di guerra, e sono ancora in possesso del governo di Washington.
Churchill, invece, si era dato alla pittura in particolare in un periodo di stallo della sua vita politica, prima di tornare sulla scena appunto con il secondo conflitto mondiale. Il dipinto in questione si trovava in un gruppo di 27 quadri della collezione d’arte della Compagnia della Baia di Hudson, che la casa d’aste canadese Heffel ha posto in vendita il 19 novembre, ottenendo per tutti incassi di gran lunga superiori alle stime pre-asta. Tra i lotti più importanti, appunto, un dipinto impressionista di Winston Churchill raffigurante una strada di Marrakech è diventato il centro dell’attenzione, raggiungendo 1,5 milioni di dollari, una cifra che ha triplicato il valore minimo stimato. Secondo Heffel, l’opera ha attirato «una vasta attenzione da parte dei media e dei collezionisti» sia per il suo significato artistico che per la sua provenienza.
Dopo essere stato politicamente emarginato e non essere riuscito a ottenere una posizione nel governo di Stanley Baldwin, Churchill si era recato in Marocco nel 1935 per dedicarsi alla pittura. Affascinato dal luogo, descrisse la città come “La Parigi del Sahara” e, come dimostra l’opera, a Marrakech rimase affascinato dal gioco di luci e ombre nel paesaggio. Sarebbe tornato nella città nel 1943 con Franklin Roosevelt dopo la Conferenza di Casablanca, in quell’occasione avrebbe regalato al presidente degli Stati Uniti un dipinto raffigurante la moschea principale della città, incorniciata dalle montagne innevate dell’Atlante. Anche quel quadro ha fatto cronaca: arrivato in possesso di Angelina Jolie, venne venduto nel 2021 per più di 8 milioni di dollari, cifra che rappresenta tuttora il record per le opere dello statista britannico.