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 2025  novembre 28 Venerdì calendario

Trovare un lavoro? Più duro di Harvard

Nell’America della (quasi) piena occupazione (senza lavoro al 4,4%, molto meno del 6,1 italiano o del 7,7% francese), internet trabocca di storie di gente qualificata, con un ottimo curriculum e non anziana che, perso un impiego, non riesce a trovarne un altro dopo un anno di tentativi e centinaia di domande presentate. Secondo una ricerca di Greenhouse, società specializzata nella produzione di software per gestire le assunzioni, in media bisogna presentare 242 domande per ottenere un’offerta di lavoro. È più facile entrare ad Harvard, l’università più blasonata e selettiva d’America che trovare un’occupazione qualificata, scrive con amara ironia il sito Business Insider. In effetti se per ottenere un impiego bisogna proporsi 242 volte, significa che ogni domanda ha lo 0,4% di possibilità di essere accolta. Harvard accetta il 3,6% dei candidati che presentano l’application. Cosa succede? È sempre più chiaro che l’Intelligenza artificiale (AI) sta cominciando a mangiare lavoro intellettuale di medio livello su vasta scala. Il McKinsey Global Institute, da sempre convinto che la tecnologia porterà benessere per tutti, ora avverte che l’AI è in grado di sostituire il 40% dei posti di lavoro nei ruoli intellettuali intermedi (personale amministrativo, assistenti legali, programmatori, eccetera) e di svolgere il 55% delle ore di lavoro intellettuale e manuale. Ma l’AI ha anche un secondo, negativo impatto sui processi di assunzione, un fenomeno fin qui poco notato: i candidati, vedendo che le loro domande non vengono accolte e in preda al panico, decidono di moltiplicare la raffica di richieste facendole costruire e distribuire su larga scala proprio dall’Intelligenza artificiale. I più sofisticati usano un bot che produce autonomamente domande d’impiego. Danno per scontato che sull’altro fronte ci sarà un’AI dei datori di lavoro che spazza via gran parte delle domande e cercano di sopravvivere alla selezione. In realtà, però, chi assume si affida all’intelligenza delle macchine meno di quanto si possa immaginare, soprattutto per paura di denunce dai candidati per discriminazione. Il sistema inevitabilmente finisce per ingolfarsi (per gli impieghi più qualificati è ormai normale ricevere più di 500 domande) con la frustrazione che si diffonde su tutti e due i fronti del mercato del lavoro.