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 2025  novembre 27 Giovedì calendario

Open Arms, dalla Cassazione assist a Salvini

Non ci sono prove. La Procura generale della Cassazione nel caso di Open Arms non ci sta a farsi tirare in ballo dalla Procura di Palermo, che con una cosiddetta revisio per saltum prevista dall’articolo 569 del Codice di procedura penale che in sostanza bypassa l’Appello, ha chiesto al Palazzaccio di condannare l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Le anticipazioni delle 46 pagine della memoria che verrà discussa il prossimo 11 dicembre suonano come un epitaffio sulle speranze della Procura siciliana e della sinistra.
Nel 2019 – siamo ancora nel primo governo gialloverde di Giuseppe Conte – il leader leghista negò per giorni lo sbarco a Palermo della nave della Ong spagnola con a bordo 147 migranti soccorsi in mare. Il 20 dicembre dell’anno scorso il tribunale assolse Salvini con un’interpretazione giuridica delle norme sui «porti sicuri» che nel luglio scorso la Procura guidata da Maurizio de Lucia ha deciso di contestare.
Secondo i giudici di primo grado l’errore è stato di Open Arms, che anziché farli sbarcare a Malta o in Spagna si è messa a «bighellonare» (espressione citata nelle carte) in giro per il Mediterraneo solo col pretesto di mettere in imbarazzo le politiche anti migratorie del Conte I, che infatti appena ha governato col Pd se l’è rimangiate. «L’Italia non era obbligata a concedere il Place of safety o Pos (porto sicuro, ndr) né ad accogliere la nave Open Arms né di coordinare «nessuno dei tre eventi Safe and rescue dell’1, 2 e 9 agosto 2019» avvenuti in zone Sar non italiane, visto che la nave dell’Ong spagnola poteva andare altrove.
I magistrati della Cassazione sembrerebbero confermare lo stesso orientamento: «Il ricorso non dimostra la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati», parole che anticipano un possibile rigetto tecnico del ricorso. Secondo il Pg di Cassazione «l’impugnazione si è soffermata esclusivamente sulla condotta privativa della libertà personale (l’azione), senza affrontare i profili ricostruttivi dell’elemento della “colpevolezza”», con un «deficit dimostrativo della sussistenza degli elementi costitutivi dei reati ascritti all’imputato». Dunque, se è plausibile pensare che Salvini avrebbe dovuto far sbarcare tutti i migranti perché potenzialmente titolari del diritto d’asilo, manca la dimostrazione «della sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato contestato al ministro». «Prendo atto con soddisfazione che la Procura generale ha sostenuto che non sussistono i reati», gongola Salvini in serata.
Qualcuno maligna che l’obiettivo dei pm di Palermo sia ottenere comunque dalla Cassazione un pronunciamento sul «diritto di sbarco» a prescindere dalla volontà politica del governo di turno, come già successo per la nave Diciotti lo scorso 6 marzo, quando le Sezioni Unite della Cassazione hanno condannato lo Stato (al Viminale c’era sempre Salvini) a risarcire i 177 migranti trattenuti a bordo della nave dal 16 al 25 agosto del 2018 a largo di Catania senza mai mettere piede a terra in Italia.