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 2025  novembre 27 Giovedì calendario

Salvini lo sa che i terremoti minacceranno il suo Ponte?

Non bastava che Salvini (che pure vanta lodevoli atteggiamenti pacifisti) cercasse di far passare l’agognato ponte sullo Stretto (nel tentativo di raggranellare finanziamenti) come opera di interesse militare. Ora Tajani auspica contributi europei perché la grande opera garantirebbe una evacuazione rapida in caso di invasione da Sud. Da parte di chi non si sa, come il Fatto ha già scritto. E, soprattutto, in genere chi fugge attraverso i ponti li distrugge per non farsi raggiungere da chi insegue, e qui l’operazione non sarebbe agevole… Ma le puerili sortite del governo svelano impreparazione totale, mentre i problemi seri, o addirittura tragici, sono ignorati. Qualcuno darà mai una spiegazione seria su come si intende fronteggiare, fra i mille problemi, quello più angosciante, e cioè il problema sismico? Un evento eclatante è quello ben noto come “Terremoto della Calabria meridionale e di Messina”: nel 1908, accompagnato da un tremendo maremoto, distrusse Reggio e la stessa Messina, devastò le coste, causò 100 mila morti. Non si tratta di un “caso-limite” che difficilmente si ripresenterà: l’Istituto nazionale di fisica e vulcanologia, tenendo conto solo dei sismi da magnitudo 3,5 in su, calcola che dal I secolo a.C. a oggi vi siano stati in Calabria 250 terremoti, alcuni anche peggiori di quello del 1908, come quello del 1783, di magnitudo 7,1. Sul versante siciliano talvolta, come è successo anche nel dicembre 2018 (magnitudo 4,8), all’azione del sisma si aggiunge quella dell’Etna. E i giornali locali danno spesso notizia di nuove scosse, anche non trascurabili, mentre la stampa nazionale invece le trascura. Nel 2021 uno studio dell’Università di Catania, in collaborazione con quella di Kiel in Germania e con l’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e di vulcanologia, ha delineato una sorta di “ecografia” dei fondali dello Stretto, individuando una faglia a circa 80 metri di profondità: attraversa longitudinalmente il centro del Canale per poi immergersi sotto la fragile costa calabrese, infilandosi poco a sud dell’area di Cannitelo e Villa San Giovanni, proprio quella dove dovrebbe sorgere l’enorme pilone sud-orientale del ponte. È un tratto della costa calabra in cui il terreno “si muove” (i numeri sembreranno esigui, ma in geologia non lo sono): a nord sollevamento, a sud abbassamento di 1,5 millimetri all’anno. Intanto, sul versante siciliano, l’Etna “scivola” verso il mare di 5 centimetri l’anno.
Già in quel 2021 si ipotizzò che fosse stata proprio quella faglia a causare il sisma del 1908: nel 2024 gli esami sono stati ripresi con l’impiego di un satellite del consorzio Copernicus, e l’occhio del satellite ha confermato. Si poteva pensare perciò che il prof. Giovanni Barreca dell’ateneo catanese, che ha coordinato le ricerche, sconsigliasse a gran voce l’operazione Ponte. Nel 2024 scriveva invece, quasi timoroso di disturbare: “…ciò potrebbe rivestire notevole importanza in relazione alla progettazione di future infrastrutture nell’area…”. Coraggio, prof, sia più esplicito. Su questo tipo di problemi Salvini glissa. La sua comunicazione si limita a frasi generiche (“gli scienziati stanno lavorando”), all’indicazione di improbabili date di inizio dei lavori, all’esibizione del famigerato modellino, accompagnata da trionfalistiche misure: campata unica di km 3,30, lunghezza totale km. 3,66. Con un compiaciuto annuncio: nessun ponte al mondo vanta queste dimensioni. Forse bisognerebbe chiedersi perché, piuttosto che vantarsi del nostro record. Monito di un vecchio archeologo: quando gli Antichi elaboravano miti c’era spesso un qualche fondamento nella realtà. La presenza sui due lati dello Stretto dei terrificanti mostri Scilla e Cariddi è una “invenzione” poetica che nasce da un grosso rischio reale presente da sempre.