corriere.it, 27 novembre 2025
Il dramma del professore italiano in Giappone: «Mia moglie è scappata con i miei tre figli e nessuno mi aiuta»
«Da quasi un mese non ho più notizie dei miei figli, dopo che mia moglie se li è portati via». Dal Giappone arriva in Italia il grido di allarme di Michele Dall’Arno. Quarantaduenne, nato a Forlì, da tempo vive a Toyohashi, dove lavora all’Università. «Sono professore di Fisica teorica». All’inizio dell’autunno la moglie, di 7 anni più giovane, ha chiesto la separazione e poco dopo se n’è andata di casa con i bambini. «Due maschi di 3 e 5 anni, una bimba di 7 anni, l’unica che ho avuto modo di sentire al telefono per qualche minuto. Ma nessuno mi risponde e nessuno sa dove siano. Ho chiesto aiuto a un legale in Italia e a uno in Giappone. Ho molta paura, qui tanti genitori spariscono nel nulla con i figli abbandonando l’altro. È una pratica illegale ma tollerata. Ci sono 150 mila casi all’anno». Nel 2020, riportano le cronache, il Parlamento Europeo votò a Bruxelles una risoluzione in cui si era impegnata a fornire supporto a tanti genitori europei a cui i figli erano stati portati via dai coniugi giapponesi.
Michele Dall’Arno proviamo a raccontare questa storia dall’inizio. Quando ha conosciuto sua moglie?
«Nel 2012. Lei lavorava in un forno e io andavo a comprarci il pane. Ci fidanzammo, poi nel 2016 ci sposammo: abbiamo avuto tre figli: oggi hanno 3 e 5 anni i bimbi e 7 anni la loro sorella maggiore».
Quindi la separazione è arrivata dopo quasi dieci anni..
«Come in tutti i matrimoni, mi viene da dire c’era stato qualche problemino. Con il senno di poi direi che sono insorti facilitati dalle rispettive differenze culturali: io sono abituato a parlare, a esternare, lei decisamente meno. Ultimamente eravamo stati anche da una councelor, una figura simile ad uno psicologo che ci aiutava a colmare le lacune del nostro dialogo mancato».
Com’era andata?
«Quest’anno in estate siamo stati addirittura in vacanza in Italia. Mia moglie è stata con noi all’inizio, poi è tornata in Giappone, io sono rimasto in Italia con due dei miei figli per concludere il soggiorno».
Quindi tutto è precipitato di recente…
«Avevo detto a mia moglie che per via di alcune difficoltà finanziarie evidenti avremmo dovuto cambiare stile di vita. Da qui si è originata una reazione a catena: dapprima il dialogo tra di noi si è esaurito. Poi lei ha chiesto la separazione, infine è andata via con i nostri figli».
Quando è successo?
«Il 30 ottobre, neppure un mese fa misi a letto i miei i figli, come di consuetudine. Il giorno dopo al ritorno dal lavoro non ho trovato nessuno. Non c’erano loro, non c’era mia moglie, erano spariti i loro vestiti. Lei aveva fatto le valige ed era partita con loro, non c’era neppure la sua auto. Adesso ho paura».
Che cosa teme più oggi di ogni altra cosa?
«Di non rivederli più. I bambini sono le vittime di questi comportamenti, sono quelli che pagano lo scotto maggiore: cambiano scuola, stile di vita. Ad esempio, uno dei miei figli aveva bisogno di visite mediche continue per un piccolo problema di salute che però non va trascurato. So che non viene più sottoposto a questi controlli, nell’ospedale in cui regolarmente lo portavamo per le visite. Ma non è tutto».
Ovvero?
«Io sono un professore universitario di Fisica teorica, ho studiato in Italia, a Pavia, poi mi sono trasferito a Barcellona, sempre per studio e lavoro. Poi a Singapore, infine in Giappone. Diciamo che sono orgoglioso dei miei trascorsi internazionali, conosco molti Paesi, molte lingue e mi sarebbe piaciuto trasferire queste conoscenze trasversali ai miei figli. Mia moglie era per così dire più chiusa, era di tutt’altro avviso».
In 25 giorni non ha più avuto notizie di loro?
«Quasi 10 giorni fa, il 16 novembre, mia moglie mi ha scritto una mail allarmante. Mi aveva informato che aveva avuto un incidente d’auto e che mia figlia era rimasta coinvolta. Le ho subito chiesto di sentirla al telefono, di sentire mia figlia. È stata organizzata una telefonata».
E come è andata?
«Ho sentito mia figlia al telefono, stava bene. Ma ci si è detti ben poco. Mia figlia alle mie domande ha risposto spiegandomi che la madre aveva detto loro che io avrei voluto portarli via da lei e che se mi avessero rivisto io avrei fatto in modo che loro non vedessero più la mamma. Mia figlia mi ha raccontato che si trovava dai genitori della mia ex moglie a 120 chilometri da casa mia...».
Dall’Italia qualcuno si è attivato?
«Sì, l’avvocato Marco Ghini di Castel San Pietro, poi i miei genitori. Hanno tutti provato a contattare mia moglie e i genitori di lei, ma sembrano spariti nel nulla, non rispondono. Purtroppo, sembra un copione già visto».
Un esempio?
«Quello di Vincent Fichot è un caso simile. Era il 2018, sua moglie rapì i figli. Fece lo sciopero della fame, dopo che era spuntato fuori un video che immortalava la moglie che faceva salire il figlio nel baule della sua auto. Da 7 anni non vede più i suoi figli ed in Francia è stato anche emesso un mandato di cattura internazionale per la donna».
Quindi quello che ha fatto sua moglie sarebbe illegale...
«Illegale ma tollerato. Di solito in Giappone funziona così. Il genitore che per primo scappa con i figli ottiene poi l’affido esclusivo. È per questo che succede. Ci sono 150 mila casi documentati, purtroppo è brutto scoprire che questo è un Paese barbaro sotto certi punti di vista».
In Giappone si è affidato ad un legale?
«Sì, certo. Ho anche chiesto aiuto al consolato, ma mia moglie rifiuta qualsiasi contatto. Sto insistendo in Italia, ho parlato con altri giornalisti, aperto un canale Youtube in cui condivido aggiornamenti».
Insomma, ha molta sfiducia nel suo Paese «adottivo». Continuerà a chiedere di lavorare in Giappone?
«Sul lavoro nessuno empatizza con la mia condizione, tanto per fare un esempio eloquente della distanza culturale tra il Giappone e la mia cultura di provenienza. Ho rifiutato varie offerte di lavoro in Europa per stare con mia moglie e i nostri figli. Lotterò per riaverli, per il futuro, però, non posso negare di considerare per la prima volta la prospettiva di un ritorno a casa».