corriere.it, 27 novembre 2025
Eruzione del Vesuvio del 79 d.C., si ritorna all’ipotesi 24 agosto: «Plinio il Giovane non sbagliò»
Alla fine sembra che Plinio il Giovane avesse ragione. Pompei fu sepolta dalla cenere e dai lapilli eruttati dal Vesuvio il 24 agosto del 79 dopo Cristo. A questa conclusione, con qualche non irrilevante distinguo, sono giunti gli archeologi e i ricercatori che hanno animato il convegno internazionale sulla datazione dell’eruzione del vulcano, organizzato dall’Archeoclub d’Italia e dal Parco archeologico di Pompei. Due giorni di confronto su una questione che sembrava ormai superata dopo il ritrovamento, nel 2018, all’interno del sito archeologico, di una iscrizione effettuata con il carboncino sulla parete di una domus. L’anonimo pompeiano aveva fissato sul muro la data del 17 ottobre. Più in particolare scrisse: «Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre egli si diede al cibo senza misura». Anche se l’anno non era specificato, si disse che, per sua natura, l’iscrizione non avrebbe resistito nel tempo, per cui si desunse che era stata effettuata proprio nel 79 dopo Cristo, quindi pochi giorni prima dell’evento catastrofico.
Tanto bastò per spostare la data dell’eruzione dal 24 agosto, indicata nella celebre lettera di Plinio allo storico Tacito, al 24 ottobre. Secondo questa tesi l’errore non sarebbe stato commesso dal magistrato e scrittore romano, che ha rievocato la morte dello zio Plinio il Vecchio durante il cataclisma, quanto da un copista medioevale che avrebbe riportato per errore una data sbagliata. La teoria dell’eruzione in autunno fu sostenuta dall’allora direttore del Parco archeologico Massimo Osanna e trovò condivisioni all’interno della comunità scientifica anche in considerazione di alcune prove archeologiche consistenti nel rinvenimento nel sito di frutti di stagione come le mele granate, di tracce di mosto all’interno delle anfore, di bracieri.
Nel convegno si è sostenuto da più parti la necessità di arrivare a una soluzione più meditata. Tra i più convinti sostenitori della data del 24 agosto, l’archeologa Helga Di Giuseppe. «L’eruzione – ha spiegato – era d’autunno per quei tempi, questo è certo, era il 24 agosto. «L’eruzione era d’autunno, questo è certo – ha spiegato – ed era il 24 agosto». Una data ritenuta autunnale per quei tempi. «Come ci ha raccontato Plinio il Giovane – prosegue - nella lettera a Tacito inviata poco meno di 30 anni dopo la catastrofe. È davvero difficile pensare che Plinio si sia sbagliato». Per la studiosa sarebbero da scartare gli indizi che porterebbero alla data del 24 ottobre. E cioè, «la moneta mal letta, l’iscrizione a carboncino che non indica l’eruzione in quanto priva di elementi datanti e durevole nel tempo (poteva essere stata scritta anni prima come un esperimento effettuato dal parco ha dimostrato). Le due circostanze di tempo sarebbero, insomma, compatibili. Duemila anni fa, la fine di agosto era considerata autunno a tutti gli effetti.
Del resto, il direttore del Parco Gabriel Zuchtrigel è stato molto chiaro a riguardo. «La data dell’eruzione di Pompei – ha ricordato all’inizio del convegno – non è secondaria ed è importante anche come un fatto di memoria, come oggi noi ricordiamo le date sia di tragedie, di stragi, sia di momenti gioiosi, di liberazione, di unità. Così dobbiamo anche considerare il mondo antico, dal quale abbiamo relativamente poche date, ma quelle che abbiamo le dobbiamo studiare e analizzare bene perché sono un fatto appunto di memoria collettiva. Innanzitutto, bisogna chiarirsi sulle premesse di un dibattito e credo che è un po’ come le regole del gioco. Prima di giocare e vedere chi la vince bisogna stabilire secondo quali regole noi stiamo giocando e le regole sicuramente dovrebbero essere che abbiamo una tradizione abbastanza univoca e chiara, coerente, che è quella degli autori antichi che parlano del 24 agosto ma anche dell’autunno che per i romani iniziava già intorno all’8-10 agosto. Quindi è un dato coerente, non c’è una contraddizione. Ora potrebbe sempre essere una data sbagliata però bisognerebbe avere degli argomenti molto forti per spostarla».
Questione risolta dunque? Per nulla, ancora apertissima.